Germania ’06/Brasile in lacrime!
Il ‘grande’ (?) Brasile, pentacampeão do Mundo, va a casa tra le pernacchie, punito e irriso da uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, Zinedine Zidane in arte, è proprio il caso di dirlo, ‘Zizou’. Confesso un sottile piacere per questo epilogo, e non solo perché per una volta ci avevo preso in pieno col pronostico, cosa quanto mai rara, visto che di norma non ci azzecco mai. Mi è venuta l’orchite per tutto l’inverno a sentir magnificare il ‘grande’ (?) Brasile che, sulla carta, aveva già stravinto il Mondiale. Ma senza cuore non si gioca, senza umiltà non si vince, senza anima si va a casa! Il Brasile ha talenti inarrivabili fin dai tempi di Leônidas, peccato che ogni volta sia un problema metterli insieme perché i ‘divini’ trascorrono le loro partite trastullandosi e rimirandosi per quanto sono bravi, riempiendosi puntualmente di boria e svuotandosi di risultati. La storia del Brasile è da sempre quella dei singoli e mai di una squadra. E bastano gli intoppi tipici di qualunque club, tipo l’allenatore che non ha il coraggio di mettere in panca i senatori, vedi Parreira con Roberto Carlos e Cafu, o il talento principe che non gira, vedi Ronaldihno, e si torna a casa, altro che samba, altro che fútbol bailado! A sentir Adriano, il Brasile dà allegria, mica come l’Inter, ma neppure ai funerali si è mai vista una faccia triste come la sua dopo l’eliminazione! In realtà il Brasile, inteso come massima potenza calcistica del mondo, è un falso storico fin da quando si è ritirato Pelè, cioè dal 1970! L’unica grande Seleção che ricordo dopo Pelè risale a Spagna ’82, battuta al Sarrià dagli azzurri con tripletta di Paolo Rossi, che per tutti divenne ‘Pablito’! Quello era in effetti un grandissimo Brasile, con un centrocampo leggendario: Falcão, Cerezo, Socrates e Zico. Peccato che per rovinare tutto bastarono un portiere svarionato come Valdir Perez e un centravanti da oratorio di nome Serginho! Per loro sventura e per nostra fortuna! Quel Brasile però l’ho sempre ammirato: se rigiocassimo quella partita dieci volte, la perderemmo sempre! Ma il Brasile di oggi, come quello che ci superò senza meriti ai rigori a Usa ’94 e quello che quattro anni fa spopolò in Corea e Giappone solo per per mancanza di degni avversari, resta modesto. E il Brasile, quando gioca con una superiorità che è solo mentale e mai reale, perde o addirittura straperde, come a Francia ’98, sempre contro i bleus! Purtroppo, ogni Mondiale fallito in Brasile è una tragedia nazionale con oceani di lacrime e suicidi di massa, ma basterebbe un po’ più di umiltà e di rispetto per l’avversario per ristabilire le gerarchie. Di Brasile-Francia 0-1 restano due istantanee: il ‘pensionato’ Zidane che fa il ‘sombrero’ con pallonetto a Ronaldo e Henry va in gol in autostrada sul secondo palo mentre Roberto Carlos sta a centrocampo a pettinare le bambole. Onestamente non è facile da italiano applaudire i francesi fin da quando ci si rovesciava vicendevolmente i Tir di champagne loro e spumante nostro alla frontiera, ma per una volta mi unisco al coro ‘Allez les bleus!’ Questa Francia, squadra rottamata anzitempo, se tutto va come penso, la troveremo in finale. Chapeau!
Lascia una risposta
Devi essere connesso per pubblicare un commento.