6C: Inter-Udinese 3-1
Con il ritorno del campionato riecco l’editoriale. Dalla trasferta di Roma ad oggi non ho trovato nulla che meritasse una riflessione approfondita. La nazionale mi entusiasma solo nelle fasi finali dei Mondiali e degli Europei, è una mia colpa. Oggi però c’è materiale: l’Inter ha vinto e ha preso pure meno di due gol, la vera notizia della giornata! Già, al terzo tentativo è arrivata finalmente la prima vittoria casalinga contro un avversario, l’Udinese, che nelle ultime due stagioni aveva espugnato San Siro. Adriano, arrivato solo ieri mattina dal Brasile, ha posato la borsa a casa, ha fatto merenda ed è corso a sgambare ad Appiano Gentile. Poi è filato in ritiro, a nanna. Oggi in campo è stato devastante, al punto che al 12′ del primo tempo, cioè nel momento solenne del secondo gol, ho avuto per la prima volta una certezza sul confronto, soprattutto giornalistico, tra lui e Ronaldo. Spiego: io ho sempre pensato tutto il bene possibile di Adriano. L’ho sempre considerato un acquisto geniale, un grandissimo attaccante, un fuoriclasse insomma, ma ero sempre un po’ in imbarazzo nel confrontarlo con il Ronaldo che ricordavo io. Ebbene oggi ho ufficialmente avuto un sussulto: quando gli ho visto fare sessanta metri di corsa, sdraiare prima Felipe e poi trattare come birilli Bertotto e Janlulovski e avere ancora la forza per segnare, ho ceduto. Sinceramente non credevo, fino ad oggi, che Adriano potesse diventare così forte in così poco tempo! E non per la punizione, seppur bellissima, del primo gol, e nemmeno per le 11 reti in 10 gare di Inter, ma perchè Adriano riesce a fare le cose che ha fatto anche quando il letto in cui ha dormito più a lungo negli ultimi due giorni è stato il sedile, comodo, ma pur sempre sedile, di un aereo! L’amico Rob nella sua vignetta lo vede come Hulk! E mi fermo qui su Adriano, perché non è umano e quello che non è umano mi agita sempre un po’. Ovviamente sono molto contento anche perché gli umanissimi compagni di squadra di Adriano questa volta non hanno rovinato tutto, nel senso che si è portato a casa un risultato positivo, pur con i soliti dieci minuti di sbando difensivo. Quelli in cui Beccalossi e io, che seguiamo l’Inter insieme da più di dieci anni, ci guardiamo fissi negli occhi e poi guardiamo in campo. Poi lui mi guarda, io lo guardo, e non sappiamo che cazzo dirci. Allora di solito lui tira un’incomprensibile imprecazione in bresciano stretto, io rido nervoso, lui ride nervoso, e dopo un attimo, appena guardiamo di nuovo in campo, non ride più nessuno! Stavolta è andata bene. Talmente bene che è tornato a segnare pure Vieri. So bene che un gol non cambia nulla nella scarsa considerazione di quei tifosi che lo hanno già da tempo condannato al fischio perenne, all’oblio e alla cessione nel cuore, che è assai più grave di quella ad altro club, forse imminente. Ma stavolta tutto il pubblico è stato generosissimo nei suoi confronti. E Mancini ha dimostrato che Vieri e Adriano possono giocare e anche segnare insieme. A me basta che in questa sua ultima stagione di Inter, Bobo possa ritrovare la tranquillità per dare il suo contributo, grande o piccolo che sia.
Capitolo Toldo: mi spiace aver scoperto, forse tra i primi, che sarebbe andato in panchina. Intendiamoci: non sono un irriducibile fan di Toldo e stimo Fontana. E poi una panchina non è certo la fine del mondo. Ma fossi stato Mancini non l’avrei fatto: ho paura che Francesco patisca a livello psicologico. C’è gente che, finita in panchina una volta, torna in campo con la voglia di spaccare il mondo ma, sotto questo punto di vista, nessuno conosce bene Toldo, perché da quando è giunto ad un certo livello la panchina non l’ha mai più vista. Può darsi che abbia ragione il Mancio nel sostenere che chi si sente troppo sicuro del posto, e Toldo lo è sempre stato, alla fine rischia di adagiarsi in un’aurea impunità psicologica. Può darsi. Mi resta però il dubbio che la storia di Toldo sia cominciata prima sugli spalti che sul campo, perché molte storie e storiacce di casa Inter sono nate prima sugli spalti che sul campo: uno spettatore comincia ad aver un dubbio su un giocatore, l’altro lo fischia, l’altro ancora gli tira una madonna ogni volta che lo vede. Da lì la sensazione negativa si propaga di settore in settore, scende lungo le scalinate e alla fine arriva in campo. Il giocatore-bersaglio perde via via serenità e diventa davvero inadeguato. Non lo ammetterà mai, ma un po’ è successo pure a Vieri, che si credeva più forte di qualsiasi fischio e che due anni fa li chiedeva tutti per sè, finché è stato accontentato oltre ogni limite di decibel. Ma, badate bene, questa è solo una piccola parte della mia teoria, detta delle ‘reazioni a catena di casa Inter’. Non fraintendete, non voglio certo dire che le colpe dello storico scarso rendimento di tanti giocatori siano dei tifosi dell’Inter che, come categoria, hanno un solo grande difetto: quello di cambiare idea su tutti e tutto troppo spesso, colpa piccolissima, rispetto a meriti enormi, ancora più inumani di Adriano, come la fede incrollabile e una straordinaria capacità di regalare emozioni! Alzi la mano, chi, per un attimo, anche per un millesimo di secondo, non ha sentito un brivido, mentre Vieri correva roteando la maglia dopo il gol?
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