Dedicato agli anni ’70
Sei cresciuto a cavallo degli anni ’70-’80? Allora preparati ad un viaggio nei meandri della tua memoria: se ricordi tutte o quasi, le prossime immagini significa che hanno ragione i ventenni e che sei proprio vecchio!!!
LA PUBBLICITA’
I CARTONI
I TELEFILM
E poi, pensandoci bene noi bambini degli anni ’70, come abbiamo fatto a sopravvivere?
– Da bambini andavamo in auto che non avevano cinture di sicurezza né airbag…
– Viaggiare nella parte posteriore di un furgone aperto era una passeggiata speciale e ancora ne serbiamo il ricordo.
– Le nostre culle erano dipinte con colori vivacissimi, con pitture a base di piombo.
– Non avevamo chiusure di sicurezza per i bambini nelle confezioni dei medicinali, nei bagni, alle porte.
– Quando andavamo in bicicletta non portavamo il casco.
– Bevevamo l’acqua dal tubo del giardino, invece che dalla bottiglia dell’acqua minerale.
– Trascorrevamo ore ed ore costruendoci carretti a rotelle ed i fortunati che avevano strade in discesa si lanciavano e, a metà corsa, ricordavano di non avere freni. Dopo vari scontri contro i cespugli, imparammo a risolvere il problema. Si, noi ci scontravamo con cespugli, non con auto!
– Uscivamo a giocare con l’unico obbligo di rientrare prima del tramonto.
– La scuola durava fino a mezzoggiorno, arrivavamo a casa per pranzo. Non avevamo cellulari… cosicché nessuno poteva rintracciarci. Impensabile.
– Ci tagliavamo, ci rompevamo un osso, perdevamo un dente, ma non c’era alcuna denuncia per questi incidenti. La colpa non era di nessuno se non di noi stessi.
– Mangiavamo biscotti, pane e burro, bevevamo bibite zuccherate e non avevamo mai problemi di soprappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare.
– Condividevamo una bibita in quattro, bevendo dalla stessa bottiglia e nessuno moriva per questo.
– Non avevamo Playstation, Xbox, Videogames, televisione via cavo con 99 canali, videoregistratori, dolby surround, cellulari personali, computers, chat su Internet, ma avevamo AMICI!
– Uscivamo, montavamo in bicicletta o camminavamo fino a casa dell’amico, suonavamo il campanello o semplicemente entravamo senza bussare e lui era li e uscivamo a giocare.
– Si! Lì fuori!, Nel mondo crudele! Senza un guardiano! Come abbiamo fatto?. Facevamo giochi con bastoni e palline da tennis, si formavano delle squadre per giocare una partita; non tutti venivano scelti per giocare e gli scartati non subivano alcuna delusione che si trasformava in trauma.
– Alcuni studenti non erano brillanti come altri e quando perdevano un anno lo ripetevano. Nessuno andava dallo psicologo, dallo psicopedagogo nessuno soffriva di dislessia né di problemi di attenzione né di iperattività; semplicemente ripeteva ed aveva una seconda opportunità.
– Avevamo libertà, fallimenti, successi, responsabilità…ed imparavamo a gestirli. La grande domanda è: Come abbiamo fatto a sopravvivere? e, soprattutto, ad essere le grandi persone che siamo ora. Appartieni a questa generazione? Se la risposta è si, pensaci bene…… In fondo siamo stati molto felici!!!
E per concludere: Dedicato a tutti i nostalgici innamorati di un calcio che non c’è più.
Noi che…non facevamo i compiti per andare a giocare a pallone sotto casa.
– Noi che…agli appuntamenti c’eravamo sempre quasi tutti, anche senza telefonini.
– Noi che…se avevamo ai piedi le Adidas Tampico ci sentivamo più forti di Rivera.
– Noi che…invece avevamo ai piedi le Tepa Sport.
– Noi che…il pallone di cuoio sapevamo come era fatto perché lo vedevamo in Tv esclusivamente ad esagoni bianchi e neri.
– Noi che…o il Super Tele, l’Elite o addirittura il Tango Dirceu, se andava di lusso.
– Noi che… non potevamo sederci sul pallone altrimenti diventava ovale.
– Noi che…”Siete dispari posso giocare?” “Eh non lo so, il pallone non è mio!”.
– Noi che…chi c’aveva il pallone giocava sempre anche se era una schiappa.
– Noi che…quando si facevano le squadre, se venivamo scelti per primi ci sentivamo davvero i più bravi.
– Noi che…l’ultimo che veniva scelto era sicuramente destinato ad andare in porta.
– Noi che…anche senza la traversa non avevamo bisogno della moviola per capire se era goal: “goal o rigore” metteva sempre tutti d’accordo.
– Noi che…costretti alla regola di “portieri volanti” o “chi si trova para”. Noi che “segnare da oltre centrocampo vale?” – Vale…vale tutto!
– Noi che…chi arriva prima a dieci ha vinto.
– Noi che…c’era sempre qualcuno che diceva: “chi segna l’ultimo vince” incurante del punteggio che magari era in quel momento 19-1.
– Noi che…quando aprivamo le bustine ci si rimaneva male se si trovava il triplone di Piloni (Juventus).
– Noi che…celo, celo, celo, manca…quante ne vuoi per questa?
– Noi che…la Stock di Trieste è lieta di presentarvi ‘Tutto il calcio minuto per minuto’.
– Noi che…Ciotti :…”scusa Ameri,scusa Ameri….clamoroso al Cibali” , ch’era più famoso di Catania.
– Noi che…”cielo da cartolina ma giornata fredda come un contenitore televisivo oppure “tutta la squadra dell’ Internazionale retrocede a protezione dei 16 metri”, sempre Sandro Ciotti.
– Noi che…vivevamo in attesa di 90° minuto e ci sentivamo protetti dalle figure paterne di Paolo Valenti, Luigi Necco da Napoli, Giorgio Bubba da Genova, Marcello Giannini da Firenze, Gianni Vasino da Milano, Cesare Castellotti da Torino, Tonino Carino da Ascoli e Franco Strippoli da Bari.
– Noi che…la domenica alle 19,30 vedevamo sulla RAI un tempo di una partita di serie A e c’erano sempre la Roma o la Juve.
– Noi che…riconoscevamo i calciatori anche se sulla maglietta non c’era scritto il nome.
– Noi che…l’1 era il portiere, il 2 e il 3 i terzini destro e sinistro, il 4 il mediano di spinta, il 5 lo stopper, il 6 il libero, il 7 l’ala destra, l’8 una mezzala, il 9 il centravanti, l’11 l’altra punta possibilmente mancina, il 10 la mezzala con la fascia di capitano perchè era inevitabilmente il più bravo.
– Noi che…quante squadre di Subbuteo ch’hai te?
– Noi che…andavamo dall’amica del cuore di quella che ci piaceva e le chiedevamo: “Chiedi a Patrizia se si vuole mettere con me?” Il giorno dopo tornava e la risposta era sempre la stessa: “Patrizia ha detto che ci deve pensare…”.
– Noi che…Patrizia ci sta ancora pensando!
Bellissimo. Mi sono imbattuto su questo sito per caso. Mi ha toccato il cuore, attraverso i ricordi.
Condivido i sentimenti e le opinioni espresse qui. Eh, si! Quando non si capiscono più i giovani, vuol dire che sei invecchiato. In senso buono: conservi la memoria di un tempo migliore, o che noi consideriamo tale, con le nostre buone ragioni.
Certo, era lo stesso, anzi, l’inverso con i nostri genitori.
E anche i nostri nonni, nonostante la guerra, rimpiangevano la loro, di giovinezza. Sob