And8iUCL: Porto-Inter 1-1
Sono deluso e non venitemi a parlare di risultato positivo. Conosco a memoria la storia che le gare di Coppa si giocano su 180 minuti e che un pareggio in trasferta è sempre positivo, ma io in questo caso dissento. Perché rivedendo attentamente la partita, la sensazione che provo è di cocente delusione, non di fiducioso rammarico. Il Porto, campione d’Europa e del mondo uscente, ma proprio uscente, è forse la squadra meno irresistibile di questa edizione della Champions League. Alla vigilia era considerata inferiore a Real Madrid e a Manchester United, gli altri clienti delle rivali italiane: dopo averla vista, aggiungo che il Porto è squadra di gran lunga inferiore a Real e Manchester. L’Inter, che molti dicono essere squadra perfetta per la Champions League, doveva farne un boccone già all’andata. E invece, dopo un discreto primo tempo, come al solito senza il colpo del KO, ecco una ripresa esageratamente attendista, pagata come al solito a caro prezzo. E non mi dilungo nemmeno sulla scarsa vena di Adriano o sull’errore decisivo di Toldo, preso di mira dall’amico Rob nella vignetta odierna. L’Inter, se vuole davvero diventare grande, queste partite deve chiuderle comunque, vista l’ormai cronica incapacità di gestirle. E basta con la ‘sfiga’, ormai abusato leit-motiv dei deboli. Io non vado dai maghi, non gioco al Lotto, non leggo gli oroscopi e non credo alla ‘sfiga': al medioevo preferisco l’illuminismo! Se capitano certe cose, c’è sempre un motivo logico. Se si regala buona parte della partita all’avversario, è pacifico che questo, qualunque sia la sua caratura, prima o poi ti freghi. Metto questo ennesimo pareggio nella galleria stagionale di quelli più fastidiosi, tipo in campionato la trasferta a Siena o le casalinghe con Parma, Lazio e Chievo. Inutile dire che c’è ancora la gara di ritorno a San Siro e che l’Inter ha tutte le possibilità di eliminare il Porto: ci mancherebbe altro! Il problema è che nel calcio ogni partita è diversa dall’altra e il Porto sa bene di non aver più nulla da perdere: quel che poteva fare l’ha fatto! Se l’Inter non vince da sedici anni, la ‘sfiga’ non c’entra, o comunque ha un peso irrisorio rispetto ad altri fattori così tipicamente ‘terreni’. Ridicolo anche il lamento per il diverso trattamento da parte della stampa nei confronti dell’Inter, che è assolutamente naturale: Milan e Juve vincono un anno si e l’altro quasi, ed è normale che i giudizi qui siano più benevoli. E non vale nemmeno l’alibi della stampa: se per l’Inter le cose sono più difficili, lo si deve alla cattiva condotta sportiva nel recente passato, non certo ai media. Intanto, iI Milan ha vinto a Manchester contro una delle squadre più forti d’Europa e la ‘papera’ di Carrol nulla toglie ad una gara giocata senza Shevchenko, ma con personalità. La Juve ha perso di misura, ma al Santiago Bernabeu contro il Real Madrid, ci può stare. Più che pareggiare contro il modesto Porto, squadra che nella prima fase di Champions League ha segnato la miseria di quattro gol in sei partite: nessuna qualificata ha segnato così poco. Due sole vittorie di misura per i i campioni d’Europa uscenti, molto uscenti: la prima a Mosca, con un gol in contropiede contro il CSKA e la seconda in extremis al Dragao contro il Chelsea già qualificato. Eppure l’Inter è in serie utile da 40 partite, comprendendo anche le ultime due dello scorso campionato, ma ha diviso i suoi risultati esattamente a metà: 20 vittorie e 20 pareggi. C’è sempre chi ci rassicura però: l’Inter è una squadra adatta alla Champions League!
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