31C: Parma-Inter 1-0
A Parma ecco il tonfo che non ti aspetti. Nella città e nello stadio in cui l’Inter ha vinto pochissimo nella sua storia si è consumata l’annunciata morte dell’attacco nerazzurro, vero tallone d’Achille nel cuore della stagione. Il calcio alla fine è molto più semplice di quanto si possa pensare: l’Inter è terza e terza rischia di chiudere non per colpa del suo allenatore o per chissà quali astrusi motivi, ma per la ragione più semplice del mondo: l’attacco, inteso come le due punte che vanno in campo al di là di quali siano, resta il peggiore delle tre grandi e complessivamente segna pure meno del centrocampo. Quindi, dove vai se l’attacco non ce l’hai? Vai fin dove puoi, cioè fino al terzo posto. Oggi la situazione è questa, poche storie. Su Adriano, si fa per dire, ho finito l’inchiostro: resta sempre in campo il più a lungo possibile, ma non segna, tant’è che nelle ultime 14 gare il ragazzotto triste l’ha messa dentro solo tre volte, sai che allegria! In effetti sto cercando di trovare una ragione, una sola, per cui Adriano quand’è così ed è così da mesi, non debba finire in panca come tutti gli altri. Chi dovrebbe aiutarlo in qualche modo a coprirne i digiuni, cioè Oba Martins, vive l’annata più involutiva della sua breve carriera e quindi buonanotte ai suonatori, nel senso che poi si finisce suonati. Recoba è quello che è e Cruz quest’anno ha fatto fin troppo. Così, ai 34 gol totali dei quattro attaccanti interisti, Milan e Juve oppongono attacchi veri: Gilardino, Inzaghi e Shevchenko hanno realizzato 45 gol in tre, mentre Trezeguet, Ibrahimovic e il miglior Del Piero del secolo ne fatturano 36 complessivi! L’Inter invece è costretta a vivacchiare sui gol di Figo, a volte di Stankovic, a volte di Cambiasso, ma quasi mai su quelli dei suoi attaccanti. La differenza sta tutta qui e si misura in punti di distacco, 13 dalla Juve e 5 dal Milan. Metti Inzaghi o Trezeguet con la maglia dell’Inter e forse si ricomincia a discutere. Oggi pare tutto difficile, dal secondo posto alla Champions League, dove il Villarreal resta un avversario quanto mai modesto. Ma se si perde a Parma, c’è poco da pensare all’Arsenal o alla Juve. Questa sesta sconfitta in campionato resta la peggiore sotto molti punti di vista e poco importa se gli ottimisti dicono che Adriano sta per svegliarsi perché la primavera ormai è arrivata: anche fosse, dov’è l’utilità di un attaccante che comincia a segnare con una certa continuità quando i giochi sono fatti? E poi scuote pure la testa quando esce, io la scuoto da troppo tempo, anche se non dimentico che l’Inter deve soprattutto ad Adriano la vittoria del derby, ma onestamente può bastare? E Wome? Quella palla in area pareva un coniglio: ma calciala via, benedetto ragazzo! Proprio adesso che cominciavi a non dispiacermi…
Ciao Gian Luca,
vorrei dare il mio pensiero sull’unicità di Recoba, che forse più di molti altri incarna la vera essenza dell’Inter moderna, un giocatore, come una squadra, tanto tecnicamente dotato quanto caratterialmente fragile.
Moratti se n’è innamorato calcisticamente come il padre lo fu di Corso… ma la differenza nel rapporto amore/risultati pende decisamente a favore di Mariolino.
Non è da un calcio di rigore sbagliato che si giudica un giocatore (e Recoba ne ha almeno uno pesantissimo sulla coscienza) ma “dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia” e sopratutto dall’essere “grande” in partite decisive.
Purtroppo Recoba non è mai riuscito ad essere “grande” in partite decisive come potenzialmente avrebbe potuto essere. E qui sta la differenza tra un campione e un buon giocatore. Ricordiamo solo un Inter – Roma nello sciagurato anno della sconfitta del 5 maggio (e alla fine in campo con la Lazio c’era anche lui…)
Se praticamente tutti gli allenatori che lo hanno avuto, abbiano finito per rinunciarci, temo non possa essere un caso. Penso che l’esperienza del Venezia di Novellino resti particolare, perché in quella squadra che lottava per la salvezza non c’era concorrenza per un posto da titolare e soprattutto non c’erano le pressioni di una piazza come Milano, Roma o Napoli.
Recoba rese moltissimo in quella squadra, ma non va dimenticato che fu per un numero cmq limitato di partite (non un’intera annata) e ciò può essere la riprova di un giocatore discontinuo e più adatto a quel tipo di ambiente che alle tensioni dello scudetto.
Non va dimenticato infine che il Chino ha giocato in alcune stagioni anche 10 – 12 – 15 partite di fila dal primo minuto nell’Inter, ma il bilancio è stato sempre deludente.
In fondo Recoba è un giocatore che mette in difficoltà gli allenatori, non perché non si riesca a percepirne il valore o l’esatta collocazione nell’undici titolare, ma perché non si riesce a percepire il momento… in cui schierarlo per ottenerne il meglio.
Questo perché Recoba è, a mio avviso, uno straordinario “specialist” (le traettorie che sa dare al pallone sono qualcosa di straodinario) che usato nelle giuste dosi può essere devastante!
Ma per riuscire in questo capolavoro gestionale serve un allenatore, uno stregone o solo un po’ di pazienza?
Già di quella pazienza che nessuno (Recoba per primo) ha finora avuto all’Inter…
Ciao Gian Luca, volevo condividere con te le seguenti considerazioni: quest’anno l’Inter è passata in svantaggio 10 volte: per 7 volte ha perso (Palermo, Juve, Porto, Roma, Fiorentina, Juve, Parma); per 2 volte è riuscita a pareggiare (Sampdoria, Roma); una volta sola è riuscita a ribaltare il risultato (Porto). Contrariamente una volta passati in vantaggio siamo sempre riusciti a portare a termine la gara con una vittoria. Cosa ne pensi di questo comportamento visto che con lo stesso allenatore e quasi l’80% della stessa squadra l’anno scorso siamo riusciti a ribaltare più di un risultato inizialmente sfavorevole. Non credi che subentri la solita “paura di vincere”? Per quanto riguarda invece l’attacco non credi che stiamo pagando la cessione di Vieri o il non averlo sostituito con un giocatore di pari valore? In fondo ci mancano i suoi 10 gol e data le sue capacità realizzative con le squadre minori, forse con i suoi gol saremmo riusciti a vincere a Siena, Livorno e a Parma. Grazie per la disponibilità, Armando