33C: Ascoli-Inter 1-2
Come già accaduto troppe volte in passato in casa Inter, la partita può anche essere la cosa meno importante. E quella di Ascoli, con la rimonta nerazzurra nella ripresa, diventa quasi insignificante davanti a quello che è accaduto in piena notte all’aeroporto di Milano-Malpensa, con la squadra nerazzurra aggredita da 50, c’è chi dice 100, facciamo 70 ombre sbucate nella notte. Il numero non è importante, perché so bene come vanno queste cose: parte uno, partono dieci, partono cento, senza pensare. Mai però che uno parta per fare un gesto positivo e gli altri lo seguano, ma questo lo dico al di là del calcio, perché in effetti l’Inter è una polveriera ed è difficile pensare sempre positivo. Io, per esempio, penso sempre positivo ma a volte mento a me stesso, perché l’Inter, questa Inter, mi ha davvero deluso. Anzi, se penso a Villarreal, la rimonta di Ascoli mi fa incazzare ancora di più. Arrabbiarsi, mettere qualche striscione, va benissimo, meglio se ironico secondo i miei gusti, tipo quello che invocava Oronzo Canà. A questo proposito pubblico qui sotto una finta prima pagina di Tuttosport inviatami da qualche tifoso capace ancora di sorridere. C’è però un confine che va mai superato e le mani, come ha brillantemente osservato Ancelotti, vanno tenute in tasca. Sempre. Anche per questioni molto più importanti del calcio. Chi alza le mani, il più delle volte in superiorità numerica, è un vile. Ho citato Ancelotti e cito Costacurta perché ho apprezzato la sua proposta, piccola ma di classe, di cominciare Milan-Chievo con dieci minuti di ritardo per solidarietà ai colleghi nerazzurri. Non a caso, a quasi 40 anni, Billy, mio coetaneo, gioca ancora in serie A, con un’intelligenza decisamente superiore alla media dei calciatori. Tornando a noi, mi sembra di rivivere il clima di fine ’94: io c’ero, quando Ernesto Pellegrini non poteva più uscire di casa per timore di volenze alla sua persona. Volevano cedesse l’Inter a Moratti. Allora il futuro sembrava radioso. Sembrava. Oggi l’Inter senza Moratti non ha futuro e infatti ogni potenziale compratore fugge a gambe levate non appena legge le prime voci del bilancio. Senza questa propietà l’Inter oggi resta senza nemmeno l’illusione di poter vincere prima o poi, o peggio, come il Parma, in amministrazione controllata. Oggi è così, domani non so. A sentire in giro, tira brutta aria per il derby di venerdì santo, che, in caso di nuovi e deprecabili incidenti, diventerà la pietra tombale sull’immagine dell’Inter. Il campo nerazzurro, che già vanta due vergognose squalifiche in Europa, è già diffidato pure in Italia. Mi rifuto di credere che c’è chi davvero non ne tiene conto. Al di là delle prese in giro dei tifosi avversari che manco mi sfiorano, anch’io sono stanco di non vincere quasi nulla e ben più esposto di chi di solito mi legge. Cammino per strada e devo vedermela ogni giorno con centinaia di colleghi di tifo, ognuno con una soluzione diversa: via Moratti, via Mancini, via gli argentini, via i brasiliani, via tutti, prendiamo i giovani però senza aspettarli troppo, prendiamo i ‘vecchi’ per vincere subito, ma i ‘vecchi’ giusti mica i nostri, insomma di tutto, di più. L’Inter pare stia retrocedendo, non che sia terza con due punti in più dell’anno del 5 maggio e +12 rispetto all’anno scorso, ma lo capisco: con tutte le delusioni accumulate, il passato fa valanga col presente e qui o si vince lo scudetto o la Champions o è tutto merda. Come non bastasse, prendo atto che l’Inter sta retrocedendo nel cuore di molti, ma non vedo soluzioni immediate. Vivremmo senza Inter? Si. Sicuramente si, ma per molti non sarebbe la stessa cosa. E allora? E allora, forza Inter, altro non c’è!
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