L’unicità del Chino
Per certi versi Chino Recoba è un giocatore unico al mondo. Non esiste infatti in alcun angolo del globo terracqueo un calciatore del quale non si conosca il reale valore, malgrado una carriera quasi decennale spesa in una stessa squadra. Rifletteteci un attimo: c’è qualcuno che onestamente possa giudicare senza tema di smentita Recoba? A parte Moratti che ci crede a prescindere, come si diceva ai tempi di Totò o per default come si dice oggi, nessuno può dire con certezza quanto valga il Chino perché nell’Inter lui dieci partite di fila non le ha mai giocate. Dei tanti allenatori arruolati da Moratti, non ce n’è stato uno che abbia davvero puntato forte su Recoba. A volte per scarsa fiducia, a volte per gli infortuni, spesso per colpa grave dello stesso Chino, da sempre più incline a essere posseduto dagli eventi che a possederli. Se segna due gol come con la Lazio, ha spiegato bene Mancini, il ragazzo ormai 30enne non lo tiene più nessuno e pecca di presunzione, se invece stecca la partita della vita cade in depressione per settimane. A fine stagione l’accordo con il papà-patron è chiaro come il sole: i due si parleranno per decidere se sia meglio che Recoba vada via o resti, anche fino alla pensione. Ma varrebbe la pena, prima o poi, di togliersi una volta per tutte lo sfizio di ‘capire’ Recoba fino in fondo, accordandogli una fiducia che non sia a scadenza. Sedesse in panchina, Moratti lo farebbe giocare sempre, ma non può farlo Mancini, di gran lunga l’allenatore con cui Recoba ha avuto il rapporto migliore, a parte Novellino suo mentore nei mesi in Laguna a fine secolo scorso, quando il Chino realizzò 11 reti in 19 gare. E in effetti, dal punto di vista del rapporto presenze-gol segnati, i numeri di Recoba non sono poi tanto malvagi: 52 reti in 161gare di campionato, al ritmo di quasi un gol ogni tre partite, ma quante giocate per intero? Insomma Recoba resta ancora più un’ideologia che un calciatore e nelle ideologie, ma a volte anche nei calciatori bisognerebbe crederci almeno un po’.
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