RitFCI: Inter-Roma 2-1
A metà ripresa, con l’Inter sul 2-0 per le reti di Crespo e Cruz, qualcuno avrà pure continuato a crederci, anche quando Recoba si è trovato un inatteso regalo da Doni con la porta sguarnita, ma io son di quelli che finché non vedono non credono. Così quando Perrotta ha realizzato il gol della sicurezza romanista, non me la sono presa più di tanto. L’Inter ha in ogni caso giocato una partita gagliarda, salvando l’onore ferito nella gara di andata chiudendo in vantaggio per 3-2 il computo dei cinque confronti stagionali con la Roma. La Coppa Italia lascia Milano nerazzurra dove dimorava da due stagioni consecutive per trasferirsi a Roma giallorossa, che nelle due partite l’ha effettivamente meritata. Quasi banale ribadire che il Trofeo sia stato perso nella gara di andata, con quel dissennato primo quarto d’ora costato tre gol e quindi è anche inutile prendersela con l’arbitro Morganti, in giornata poco felice. Certamente la sua designazione da parte di Gussoni non è stata geniale, ricordando che Morganti nella sua ultima direzione dell’Inter a Livorno, aveva espulso Mancini e Maicon, beccandosi pure un paio di insulti di Moratti dalla tribuna d’onore, riproposti per giorni in diretta televisiva. E’ evidente che l’arbitro di Ascoli Piceno sia stato condizionato da tutto ciò, ma quando si perde la prima finale con scarto tennistico la condotta dell’arbitro della seconda finale resta forzatamente in secondo piano. Anzi, Mancini poteva evitare la nuova espulsione e, personalmente, vorrei che la rissa di Valencia, dove l’Inter è stata certamente provocata, avesse segnato una volta per tutte l’addio alle recriminazioni isteriche, ai grappoli di giocatori nerazzurri con gli occhi fuori dalle orbite a circondare gli arbitri e alle espulsioni delle panchine. L’Inter quest’anno è tornata al rango che le compete e per essere grandissima deve completare il salto di qualità dal punto di vista della mentalità e della serenità d’animo. Calciopoli, piaccia o no a coinvolti e inquisiti, ha sicuramente legittimato anni di sospetti e proteste nerazzurre, ma ora è venuto il momento di dimenticare qualsiasi vittimismo e di ricominciare a fare quello per cui l’Inter è entrata nella storia del calcio: vincere, in Italia, in Europa e nel mondo. Tutto il resto non conta più.
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