1UCL: Inter-Barcellona 0-0
Solo un tarlucco poteva pensare che l’Inter fosse già in grado a metà settembre di mettere sotto il Barcellona che, è bene ribadirlo, è la squadra più forte del mondo. Per questo lo 0-0 finale è un risultato discreto, anche se il gap tra le due formazioni in alcuni frangenti della partita a prima vista è sembrato più ampio di quanto mi aspettassi. L’Inter ha dimostrato un’ottima tenuta difensiva e non a caso i migliori in campo sono stati Lucio e Samuel, ma non Julio Cesar, tutto sommato nemmeno troppo impegnato da un Barcellona che si è specchiato troppo in sé stesso e che, a giudicare da questo primo test europeo, non ha forse guadagnato in attacco quel che sperava dallo scambio Eto’o-Ibra. Entrambi non sono sembrati a loro agio contro le proprie ex squadre, ma Eto’o non si è mosso male, anche se è difficile far male quando si è cercati così poco, mentre Ibra ha sciupato un paio di ottime opportunità, per la felicità dei suoi detrattori, almeno in tema d’Europa. Se devo basarmi su questa partita, credo che la squadra ideale per il modo di giocare di Ibra sia ancora l’Inter e non il Barcellona. Ibra ama ricevere la palla addosso e inventare da anarchico, cannibalizzando per puro egoismo chi gli gira attorno. Eto’o invece è tutto un muoversi e tagliare senza palla. Credo che anche Pep Guardiola si sia reso conto che non sarà facile convincere Ibra a correre per Messi e figuriamoci quest’ultimo, molto più erede di Maradona di altri, a farlo per Ibra. Rivedendo poi la partita mi sono reso conto che, a parte qualche momento, l’Inter non ha patito quell’agghiacciante blocco psicologico collettivo che l’aveva attanagliata lo scorso marzo a San Siro col Manchester. Qualcosina l’ha fatta, ma sempre troppo poco in rapporto alle enormi aspettative in Europa di tutto l’ambiente. E finché la Champions verrà vissuta come un’ossessione vincerla sarà dura. Questa comunque non è ancora la Champions League, che per me comincerà in primavera con l’eliminazione diretta. Per ora siamo al prologo dell’Europa, con l’ovvio imperativo di qualificarsi. Non credo che in primavera l’Inter diventerà per incanto più forte del Barcellona, ma conto di rivedere questo confronto a eliminazione diretta più tardi possibile e lì magari la musica sarà diversa: nel calcio, soprattutto in Champions, non sempre vince la più forte. Sono comunque d’accordo con chi dice che l’Inter avrebbe dovuto osare di più, mentre invece spesso rinculava con una certa soggezione, ma poi mi chiedo cosa sarebbe successo se si fosse perso. Evidentemente lo stesso Mourinho ha ricordato la partita, tutta conteninento e contropiede, che l’anno scorso portò il Chelsea ad un passo dall’eliminazione del Barcellona, ma il solito tarlucco fatica a comprendere in questa fase il rendimento altalenante di una squadra nuova per cinque undicesimi: è naturale e chi ha giocato un po’ a calcio seriamente ve lo confemerà. Prendete le partite giocate finora, dalla Supercoppa a Pechino al Barcellona, con la punta positiva del derby e negativa dell’esordio col Bari. Certi alti e bassi sono fisiologici e serviranno almeno tre mesi per diventare non dico imbattibili ma almeno affidabili. Tralascio, per ribrezzo e per non dire di peggio, qualsiasi risposta a chi parla di calcio conoscendo ormai solo tre aggettivi per identificare ogni partita che non vada per il verso giusto: i termini ‘vergognoso’, ‘scandaloso’ e ‘fallimentare’ sono sempre di moda. Capisco che il calcio parlato sia per alcuni, più che una passione sincera, una valvola di sfogo o, peggio, una forma di riscatto da un’esistenza incolore, ma la lingua italiana possiede un’infinità di aggettivi assai più calzanti in certe situazioni. Di vergognoso, scandaloso e fallimentare una squadra come l’Inter non ha più nulla da almeno quattro anni. Ogni grande club europeo ha il dovere di provare a vincere tutto, ma da qui ai soliti toni da apocalisse ce ne corre. Se ogni volta che non si vince si chiede la testa dell’allenatore o addirittura lo scioglimento del proprio sodalizio calcistico, di club superstiti ne resterebbero pochi, tra cui l’Inter, almeno stando agli ultimi anni. Concludo sull’accoglienza a Ibra, visto che per settimane non si è parlato d’altro. Ognuno credo si sia comportato come riteneva giusto. Tutto bene, al di là di qualche fischio e di uno striscione un po’ volgarotto, come lo era stato lui in Inter-Lazio. Capitolo chiuso, grazie Ibra e arrivederci alla prossima occasione.
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