32C: Juventus-Inter 1-1
Quasi sempre le partite molto sentite, come Juventus-Inter, di là del valore di classifica, non mantengono le promesse. Questo derby d’Italia ha confermato la regola, rivelandosi partita più fisica che spettacolare. Il pareggio era il risultato che mi aspettavo in una gara che doveva fare la Juventus e che invece ha fatto l’Inter, rischiando di mettere una pietra tombale su un campionato che invece resta solo ipotecato. Le scene di giubilo dell’ambiente bianconero per il pareggio raggiunto a tempo scaduto in inferiorità numerica, simili a quelle dell’arrivo degli Alleati nelle città italiane nella primavera del ’45, danno ancora una volta la misura della forza, anzi dello strapotere nerazzurro. Riconosco in ogni caso all’avversario l’onore delle armi: la Juventus, prima vera antagonista dell’Inter, merita il secondo posto finale. Se poi devo dirla tutta, e questo riguarda anche l’Inter, avrei gradito un pizzico di spettacolo in più tra le due migliori squadre italiane. Il recentissimo 4-4 a Stamford Bridge tra Chelsea e Liverpool in Champions League sarà pure stato, come dicono alcuni soloni, la mortificazione delle difese, ma io mi sono divertito un sacco. E il calcio dovrebbe essere prima di tutto divertimento, roba che in Italia ci siamo ormai abituati a prendere col contagocce. Detto tra noi questo 1-1 ha regalato pochino: al di là dei gol di Balotelli e di Grygera nella ripresa, non mi resta poi moltissimo nel taccuino. Protagonista assoluto Mario Balotelli, che, sommerso dai soliti cori razzisti, ha sfiorato il gol già nel primo tempo con salvataggio sulla linea di Tiago, poi giustamente espulso da Farina che ha diretto bene. I falli di frustrazione in rapida successione su Muntari e Balotelli del portoghese della Juve la dicono lunga sullo stato d’animo dell’intero ambiente bianconero in quel momento. Bene ha fatto Mourinho a togliere proprio Muntari e Balotelli, quest’ultimo sempre un po’ sopra le righe con i suoi atteggiamenti provocatori. Julio Cruz negli ultimi minuti ha impegnato Buffon, bravo anche su Stankovic. Infine qualche ottima chiusura di Julio Cesar. Un po’ anonimi Ibra nell’Inter e Del Piero nella Juventus, ma forse il divario di 10 punti in classifica ha influito inconsciamente soprattutto su di loro. 10 punti che poi sono 11 visto che il pareggio all’Olimpico, in caso di improbabile arrivo a pari punti, assegnerebbe comunque all’Inter lo scudetto per la miglior differenza reti negli scontri diretti. Tutti si meravigliano per i cori ignoranti a Balotelli. Io no. Da anni ripeto, avendone visitati una sessantina nei cinque continenti, che considero il nostro tra i cinque Paesi più ignoranti del mondo. E mi dovrei stupire? Da Aosta e Lampedusa cambiano i dialetti, non certo la cultura.
Ciao Gian Luca, e più che di Juventus -Inter proprio nel quarto di finale tra le inglesi Chelsea e Liverpool volevo parlare. Lì si è visto un grosso spettaccolo e sono emersi ancor più i limiti del calcio italiano e non solo rispetto a quello degli inglesi sia in termini tecnici che di mentalita’ di gioco
Per te che sei un estimatore del calcio inglese , mi sapresti spiegare perché:
1- riescono a giocare con agonismo e intensità inpensabili rispetto agli altri, sopratutto in questo periodo, dove di solito le squadre sono abbastanza bollite. E’ forse una questione di allenamenti?
2- i giocatori non sono mai infortunati o quasi. Come mai?
Insomma viva l’Inghilterra come cantava Claudio Baglioni già negli anni ’70. Io sull’argomento sono un po’ di parte, lo ammetto. Sono un estimatore non solo del calcio inglese, ma dell’intero sistema inglese. Sono un grande appassionato della società e della storia inglese che trovo per passione personale seconda solo a quella americana, intesa come statunitense. E’ da quand’ero bambino che divoro libri sul mondo anglosassone in genere, quindi non sono attendibile. Per risponderti ho una mia personalissima teoria, quasi biologica: quello che conta davvero in ogni essere umano è la testa, intesa come mente. E gli inglesi, come gli americani del resto, nel loro rapporto con lo sport sono, come dire, liberi di testa. Al di là del professionismo esasperato, la loro educazione li porta a vivere lo sport prima di tutto come un divertimento, contagiando anche chi inglese non è ma vive lì. E quando ci si diverte la fatica si sente meno, si recupera prima dagli infortuni e si rende meglio. In Inghilterra, a parte il fenomeno holigaans che ha precise radici sociali prima che calcistiche, il rapporto dell’intero ambiente col calcio è diverso dal nostro: lì è una competizione appassionata e sostanzialmente leale, non una guerra di religione, in cui si cerca nella squadra di calcio un riscatto sociale dalle proprie miserie: là nemmeno sanno chi arbitra una partita e la partita finisce al 90°. Niente complotti, dietrologie, incapacità di riconoscere i meriti dell’avversario. I calciatori non hanno le pressioni nostrane e quindi ecco l’intensità, l’agonismo, lo spettacolo. Se poi pensi che la figura del medico sociale nei club inglesi non esiste, nel senso che si affida a specialisti esterni. Là non esistono quotidiani sportivi, nè trasmissioni di calcio parlato. Urla in Tv e ore di moviola? Non sanno cosa siano. Qualche volta ho visto il programma condotto da Gary Lineker sulla BBC ed è un altro mondo. E’ proprio il pubblico a chiedere cose diverse e ad avere una diversa mentalità: là si può uscire tra gli applausi degli avversari anche se si è vinto con un pizzico di fortuna o per una svista arbitrale. Mi fermo qui, sennò parto col mio solito pistolotto sulle cento occasioni in cui all’estero ho parlato inglese con chi era con me vergognandomi di essere italiano. In questi casi finisco sempre per scrivere che la civiltà di un popolo si misura dal modo in cui sta in coda. Andate al Post Office a Londra e poi alle Poste a Milano, anche se negli ultimi anni stiamo migliorando. Un altro mondo, per l’educazione della gente prima che per le partite di calcio. Incredibile perché mentre i nostri antenati costruivano acquedotti loro scaldavano la carne sul culo dei cavalli. Sic transit gloria mundi!
GLR