4UCL: Dinamo Kiev-Inter 1-2
A Kiev in tre minuti all’Inter è riuscito ciò che aveva vanamente tentato in 6 ore di partite in Europa: una vittoria in Champions, evento che, considerando anche l’edizione scorsa, mancava da più di un anno. A volte il calcio sa essere lo sport più bello del mondo. In un attimo la certezza diventa dubbio o viceversa, in un battito di ciglia la delusione si fa gioia o viceversa. Diversamente dalla vita, nel calcio esiste l’impossibile. E l’impossibile non era vincere a Kiev, ma farlo nei tempi e nei modi in cui è accaduto. In quella notte un secolo fa nasceva Angelo Moratti, il papà della grande Inter e del suo attuale presidente. Che ci sia stato qualcosa di metafisico? Tutto può essere, perché per dirla con Roy Batty, il replicante Blade Runner reso celebre da Rutger Hauer “ho visto cose che voi umani non potete immaginarvi, navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannoiser e tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia: è tempo di morire!”. Qui invece è tempo di tornare a vivere e a vincere, anche in Europa, perché sono un inguaribile ottimista e mi aspetto che questo successo vada oltre il risultato, che ha visto l’Inter cominciare la partita da ultima in classifica e chiuderla in vetta. E fa quasi ridere che adesso l’Inter sia l’unica tra le italiane ad essere prima da sola in un girone di Champions. Proprio, l’Inter, il brutto anatroccolo d’Europa. Misteri del calcio. Ho sempre pensato che i guai dell’Inter in Champions League avessero una spiegazione psicologica e ho sempre sostenuto che per esorcizzare i fantasmi servisse un risultato imprevisto e importante: e chissà che la scintilla nel gelo di Kiev non riaccenda un fuoco! Lo diranno le prossime partite. Al Lobanovky, dopo un buon inizio, l’Inter si è ritrovata come al solito, ossia sotto e già prima della metà del tempo per un sinistro di Shevchenko, alzato dalla deviazione di Cambiasso sopra le mani protese di Julio Cesar. Eppure la formazione scelta da Mourinho all’inizio era sensata, con gli stessi calciatori, pur con qualche acciacco, che in campionato dettano sempre la legge del più forte. Misteri del calcio. E all’intervallo, oltre allo svantaggio, ecco pure il pericolo dell’inferiorità numerica, con Lucio e Samuel ammoniti dall’arbitro francese Layek. Ma Mourinho nella ripresa si è superato: si fotta la tattica, fanculo la logica! Dentro Thiago Motta e Balotelli al posto di Chivu e Cambiasso e poi, a dieci minuti dalla fine fuori Samuel e dentro Muntari pure come laterale sinistro di difesa. E dopo che l’Inter era riuscita nell’impresa di divorarsi tra pali ed errori l’incredibile, con l’immenso Lucio unico bauardo davanti a Julio Cesar, ecco l’ultima parola d’ordine, quella della disperazione: ‘tutti i vivi all’assalto’ e Milito ha pareggiato la partita con la peggiore delle sue conclusioni. Poi la zampata vincente dell’eroico Sneijder dopo un tiraccio di Muntari e il tap-in a botta sicura di Milito, manco ci fosse un vetro sulla porta di Bogush. Tripudio, con Mourinho pazzo di gioia, come l’Inter e la sua gente. Amala, pazza Inter, amala!
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