Delneri è ancora alla Sampdoria-12
Οι διάλογοι ovvero Racconti da tifosi da Bar –martedì, 14 settembre 2010
Torna la Champions e il Walter è entusiasta: “De Cempioooons!” – apre cantando a squarciagola il refrain dell’inno ufficiale della massima competizione continentale, di cui la sua Effecinternazionale è detentrice, cosa mai capitata, almeno a memoria sua e allora è incontenibile: “De Tripleteeeee! – prosegue. “Stai calmino Walter – irrompe l’ortolano milanista Gaetano – ché tanto quest’anno non la vinci: ci avete messo 50 anni, alla prossima saremo tutti morti!”
L’Artemio la Champions la chiama ancora Coppacampioni, come quando nel 1964, giovane tranviere, si precipitò al Prater di Vienna per vedersi l’Inter battere in finale il grande Real Madrid: “Che squadra, ragazzi” – ricorda commosso, sparandosi tre Campari uno via l’altro senza neppure prender fiato – “Sarti, Burgnich, Facchetti, Tagnin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso, allenatore Herrera. Non era una formazione, ma una filastrocca, un modo di vivere!” – conclude. Al Prater c’era pure l’anziano pensionato Ambrogio, che all’epoca aveva addirittura abbandonato in sala-parto la moglie Lidia, ora scomparsa, mentre stava dando alla luce il figlio Helenio, scomparso pure lui, ma in senso metaforico, dopo essersi ritrovato quel nome. E’ sempre così: tranne il Walter, gli anziani interisti del Bar Sport, per evidenti ragioni anagrafiche, ricordano sempre la prima Inter Euromondiale più dell’ultima di Mourinho.
I milanisti attendono con ansia il momento della riscossa e intanto si leccano le ferite. Il postino Donato è inverso come nei giorni peggiori: “Umiltà, ci vuole umiltà al Milan – predica, mentre il videopoker gli ha appena ingoiato l’ultimo euro e lui reagisce con rabbia rifilandogli un pugno, gestaccio che suscita l’immediata e scocciata reazione del barman Pinuccio: “Lo dico già adesso – sentenzia – Occhio a quella squadra francese, che c’ha un nome difficile (l’Auxerre, ndr) proprio perché è una squadra difficile, più forte del Tuenti (il Twente ndr) dell’Inter”.
Il tassista Gianni vorrebbe che a giocare fosse subito il Milan: “Dovrebbero cambiare il regolamento delle Coppe e far giocare chi ha perso in campionato prima di chi ha vinto – s’inventa – perché così la sofferenza dura meno e il Walter non ci rompe le balle per tre giorni!”
Totalmente isolati dal contesto Champions ci sono gli juventini che attaccano in massa Delneri per aver detto che la Juve non è da scudetto. Deluso lo studente fuori-corso Boris Abatangelo: “Io non lo voglio un allenatore che alla seconda giornata mi dice che la mia squadra non è da scudetto – piagnucola – piuttosto raccontami un frottola almeno fino a marzo, come fanno tutti” . Il parrucchiere Tonino ci va pesante: “La verità è che lui sta ancora alla Sampdoria e parla come c’avesse davanti i tifosi cerchiati (blucerchiati, ndr) – confida – Ma Agnelli dorme? Lo deve cacciare subito e mettere Del Piero allenatore”. Il più furente resta però il carrozziere Ignazio Cacchione che, dopo essersi impossessato della Gazzetta sul frigo-gelati, la stringe con le dita unte di grasso neanche fosse il collo di Delneri: “Ho passato l’estate al mio paese giù in Calabria (Girifalco, in provincia di Catanzaro, ndr) a raccontare a tutti della nuova Juventus e adesso arriva questo a dirmi che sono scarsi?” – urla peggio di un portuale – “Questo Delnero (Del Neri, ndr) viene dal Friuli dove bevono grappa tutto il giorno, ci portassero via la bottiglia” – aggiunge, come se lui non toccasse alcol da almeno cinque minuti.
Il pensionato Ambrogio però ha la formula magica per tranquillizzare tutti, come sempre. Adeguatamente carburato da un doppio Vov corretto grappa e gin, se ne esce con una delle sentenze che segnano le giornate del Bar Sport: “L’allenatore, tranne Herrera, in una squadra di calcio non conta nemmeno il venti per cento! Ma cosa volete saperne voi?!” (12-continua, purtroppo…)
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