Inter Nos 13
Pubblicato su San Siro Calcio, martedì 20 aprile 2010 per Inter-Barcellona
IL CAMPIONATO – Il suo l’Inter l’aveva fatto venerdì sera superando 2-0 la Juventus a San Siro e guadagnando provvisoriamente la testa della classifica. Domenica anche la Roma ha fatto il suo vincendo in rimonta 2-1 il derby capitolino e riconquistando la vetta. Il rammarico della Lazio per il rigore sbagliato a inizio ripresa da Floccari, che avrebbe potuto chiudere il discorso dopo il vantaggio di Rocchi, è anche e soprattutto degli interisti. Capita quando non si è più padroni del proprio destino, situazione alla quale non si è più abituati, visto che ultimamente a questo punto della stagione l’ambiente nerazzurro era intento a calcolare in quale giornata avrebbe festeggiato il titolo in base al vantaggio, più o meno largo, sugli inseguitori. La Roma ha ribaltato il derby quando Ranieri si è arreso all’evidenza di non poter più tenere in campo l’ombra di Totti solo per accontentare i tifosi. Nella ripresa, senza la bandiera giallorosa e col jolly del rigore sbagliato dalla Lazio, qualitativamente inferiore alla Roma, il derby ha cambiato padrone con la doppietta di Vucinic. Faccio comunque i complimenti alla Lazio per aver dato tutto quello che era nelle sue possibilità e continuo a sperare in un rallentamento della Roma, perché è evidente che se riesce a vincere anche le ultime quattro partite avrà meritato il titolo. L’Inter può solo vincere, senza sapere fino all’ultimo se basterà. Ora è la Roma a dettare il ritmo e credo che il controsorpasso possa ancora avvenire nelle prossime due giornate. Settimana prossima la Roma ospita la Sampdoria e non credo sia una partita facile, anche sei il rendimento in trasferta dei blucerchiati resta di gran lunga inferiore a quello casalingo, confermato nell’imbattibilità interna con la vittoria sul Milan. Poi la Roma andrà a Parma, in casa del mourinhiano Bojinov. Se i giallorossi non incappano almeno in un pareggio in queste due gare, la svolta nelle ultime due diventa molto difficile, ma mai dire mai!, All’Inter non resta che l’inseguimento palmo a palmo e più delicata di quanto si possa pensare è la gara con l’Atalanta prima ancora che per il buon stato di salute dei neroblu, perché capita in mezzo alle due semifinali di Champions con il Barcellona. Se c’è chi crede allo scudetto anche quando sta dieci punti dietro, crederci per l’Inter, in ritardo di un punto, anzi due considerando lo svantaggio negli scontri diretti, è un dovere. Non pretendo ci credano tutti i tifosi, soprattutto quelli che moralmente erano una palla al piede pure quando si era davanti. Pretendo ci creda la squadra! Mancano 360 minuti all’assegnazione dello scudetto, ma a volte ne basta uno per cambiare la storia. Tanto vale battersi fino all’ultimo e crederci: in questi casi pensare positivo è l’unico atteggiamento che conosco. Chissà che Burdisso, che da quando è a Roma non sbaglia più una virgola, non torni quello un po’ ‘svarionato’ dell’Inter anche solo per un istante. Ho fatto una battuta, sia ben chiaro: mi andrebbe benissimo anche un errore di qualcun altro, a patto che non giochi nell’Inter.
L’ORA DEL BARCELLONA – L’Inter deve certamente preoccuparsi del Barcellona ma è vero anche il contrario. Non a caso, nel derby di sabato scorso contro l’Espanyol, i catalani non hanno brillato, chiudendo 0-0 e rischiando più del dovuto, forse perché inconsciamente distratti dalla partita più attesa della stagione. La forza del Barça è sotto gli occhi di tutti: è Campione d’Europa e del mondo uscente, ma è anche la squadra più forte d’Europa e del Mondo. Una piccola curiosità dà speranza all’Inter: da quando esiste la Champions League, nessun club è mai riuscito nell’impresa di vincerla due volte di seguito. Poi, se si guarda al retour-match con l’Arsenal nei quarti di finale, c’è poco da stare allegri: al Camp Nou gli inglesi sono stati annientati con un perentorio 4-0, firmato dal solo Leo Messi, ma per fortuna le partite perse ancor prima di giocarle non esistono. E l’inter in Europa ha finalmente ritrovato qualità che le mancavano da tempo immemorabile: personalità e continuità, visto che è l’unica formazione ad aver vinto 5 gare di fila in Champions! Su questo Mourinho ha ragione: la mentalità del club è finalmente cambiata, al di là di quello che succederà nelle due gare con i catalani. A inizio stagione, Moratti aveva chiesto allo Special One di arrivare in fondo in Europa, ossia tra le prime quattro, restituendo all’Inter il prestigio europeo smarrito. Missione compiuta! Ora con il Barcellona servono due partite ben diverse da quelle giocate con troppe paure tra settembre e novembre nel girone di qualificazione. Allora fu 0-0 a San Siro e 0-2 al Camp Nou. Questa volta con l’Inter deve scendere in campo anche il coraggio, quello che ha permesso di battere due volte il Chelsea, a San Siro e poi a Stamford Bridge. E anche si dovesse replicare lo 0-0 nell’andata a San Siro, almeno al Camp Nou bisognerà provare a giocare senza timore reverenziale, cercando di contrapporre la propria fisicità alla superiorità tecnica del Barcellona: in una partita secca non si può mai dire, anche davanti ai più forti del mondo. Il Barça ha perso Iniesta per infortunio, ma i campioni a Guardiola non mancano, a cominciare da Leo Messi,il numero 1 per finire all’ex Ibrahimovic. Meglio non pensarci troppo, meglio giocarsela!
IL PERSONAGGIO – Il più forte calciatore d’Europa e del mondo gioca, guarda caso, nella squadra più forte d’Europa e del mondo. Leo Messi e il Barcellona sono un binomio inscindibile che sta riscrivendo l’Albo d’Oro delle competizioni più prestigiose. L’anno scorso con i catalani Leo ha centrato il triplete, vincendo Liga, Copa del Rey e Champions League. Poi, a livello personale, lui ha pure vinto il FIFA World Player e il Pallone d’oro, con 473 voti e con un distacco record da Cristiano Ronaldo, secondo classificato con 233 voti. La stagione sua e del Barcellona è stata indimenticabile con un totale di sei trofei, perché a Liga, Copa del Rey e Champions League, si sono aggiunti pure Supercoppa Spagnola, Supercoppa Europea e Mondiale per club. Semplicemente, tutto! Con la Nazionale Argentina, Leo Messi, ha già vinto un Campionato del mondo Under 20 e una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pechino due anni fa. Ora è alla vigilia del suo primo Mondiale da protagonista, perché in Germania quattro anni fa si era limitato a qualche fugace apparizione partendo dalla panchina. E pensare che Lionel Andrés Messi, per tutti Leo, nato a Rosario il 24 giugno 1987, ha pure lontane origini italiane, perché il suo trisavolo Angelo Messi emigrò da Recanati in Argentina nel 1893. La vita a volte ha dell’incredibile se si pensa che a dodici anni gli fu diagnosticato un problema all’ormone della crescita, ma poi la ‘pulga’, ovvero la pulce, è ‘cresciuto’ come calciatore oltre ogni immaginazione. Di lui Diego Maradona ha detto: «Il pallone gli resta incollato al piede; ho visto grandi giocatori nella mia vita, ma nessuno con un controllo di palla come quello di Messi».
Come non bastasse, dopo la quaterna all’Arsenal, che ha portato il Barcellona alle semifinali di Champions contro l’Inter, ora è anche uno dei sei calciatori che hanno segnato quattro gol in una sola partita di Champions League con Marco Van Basten, Andrij Shevchenko, Simone Inzaghi, Ruud Van Nistelrooy e Dado Pršo. Lui però è l’unico ad aver fatto il poker nella fase ad eliminazione diretta. Per fermarlo insomma bisognerebbe sparargli ma, dato che il regolamento non lo permette, bisogna sperare che con l’Inter incappi in una serata storta, anzi in due. Senz’altro con Samuel e Lucio, la pulce non godrà della libertà di movimento che gli ha permesso di fare sfracelli con l’Arsenal, ma Messi e Messi, ovvero il più forte d’Europa e del mondo, nella squadra più forte d’Europa e del Mondo!
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