Inter Nos 14

Pubblicato su San Siro Calcio, sabato 23 aprile 2011

LE DUE FACCE DELL’INTER
Solo nel calcio il mondo si rovescia in un attimo. Fino alla vigilia del derby, c’era chi, esagerando, sognava addirittura un altro Triplete interista, qualcosa che nel calcio è riuscito solo ad una manciata di club e chissà poi perché l’Inter avrebbe dovuto bissarlo subito. Poi in 180 minuti, quelli del derby e dell’andata di Champions a San Siro con lo Schalke, è cambiato tutto. Leonardo, che dopo aver inanellato vittorie a raffica e numeri da record, veniva additato addirittura come il nuovo Mourinho, in 72 ore è stato trasformato nell’allenatore più incapace del mondo. Esagerazioni, da una parte e dall’altra. Non può essere solo Leo, che ha sicuramente sbagliato tanto, l’unica spiegazione dell’Inter a due facce. Prima viene sempre la squadra, quando vince come quando perde. La squadra con la sua stanchezza, bollita proprio sul più bello, forse per una preparazione sbagliata fin dalla scorsa estate e impossibile da corroborare dovendo sputare sangue ogni tre giorni per risalire in classifica.
Rimonte come quella dell’Inter non solo finiscono, ma sfiniscono: da -13 a -2 in tre mesi giocando più di tutti, con la condanna a non sbagliare mai. Nel derby l’Inter non ne aveva più e gli impegni in giro per il mondo dei suoi 17 nazionali durante la sosta hanno prosciugato le ultime risorse. Con lo Schalke, nemmeno in formazione titolare, l’Inter ha buttato via la Champions incassando tre gol su cinque in un secondo tempo tra i più folli della storia.
Impossibile rimontare a Gelsenkirchen: la benzina era già finita e si camminava con la tanica vuota lungo il ciglio della strada alla disperata ricerca del distributore più vicino.
Non a caso l’Inter ha perso anche a Parma, con Maicon e Thiago Motta puniti dalle mancate convocazioni di Leonardo. Si sa, sono i risultati a fare il gruppo e la loro mancanza a dividerlo. Però, ogni volta che se ne celebra il funerale, l’Inter riesce a risorgere. E il successo nella semifinale di Coppa Italia a Roma è forse il segno di una luce riaccesa.

I MOTIVI DEL RISCATTO
Dopo i due trofei conquistati solo qualche mese fa, Supercoppa Italiana e Mondiale per Club, l’Inter ha ancora due obiettivi per riportare in attivo il saldo della stagione: la zona Champions senza preliminari e la Coppa Italia. Benché malata e turbata dal pessimismo cosmico dopo le ultime batoste, in Coppa Italia l’Inter si è rialzata ma non basta, perché c’è subito da difendere il terzo posto in campionato, visto che Lazio e Udinese si sono rifatte sotto. E il calendario non poteva offrire un’occasione migliore dell’incrocio con la Lazio a San Siro per ribadire una volta per tutte certe gerarchie.
A livello di morale e di condizione, la squadra di Reja sta molto meglio dell’Inter, soprattutto dopo aver polverizzato il Catania settimana scorsa. La vittoria di misura sulla Roma è stato comunque il primo passo verso l’uscita del tunnel. Fosse altra Inter la finale di Coppa Italia sarebbe già ipotecata, ma un misero gol di vantaggio per una squadra che ha dimostrato di poter prenderne da chiunque non è niente.

CICLO E MERCATO
I detrattori dell’Inter si sono consumati per anni nella speranza della fine del ciclo dell’Inter, cominciato con la conquista nel giugno 2005 della prima Coppa Italia firmata da Roberto Mancini. Da lì e fino a quattro mesi fa, l’Inter ha messo in bacheca qualcosa come 14 trofei in cinque anni e sei mesi e parlare di fine ciclo è prematuro. Prima di tutto perché in ogni ciclo vincente ci sono le annate di transizione e, soprattutto perché con la Supercoppa Italiana e il Mondiale per Club due titoli l’Inter li ha già vinti anche nell’attuale stagione sportiva.
Ciò non toglie che l’anno prossimo l’Inter debba essere ristrutturata più che rifondata. Difficile che Leonardo resti in panchina e ancora più difficile immaginare un immediato ritorno di Mourinho, che col Real Madrid ha appena conquistato la Coppa del Re. Il nome in pole per la panchina resta quello di Guardiola, ma è in corsa anche il giovane Villas Boas, ex tattico di Mourinho e attuale tecnico-rivelazione del Porto.
La ristrutturazione della squadra, più che nel numero degli acquisti, sarà nella filosofia con cinque undicesimi diversi da quelli attuali, comprendendo Ranocchia e Pazzini che sono già qui. Cambiare filosofia significa che Maicon, che è sul mercato, l’anno prossimo non sarà comunque più il re incontrastato della fascia destra, per la quale l’Inter sta pensando a Lichtsteiner, lo svizzero della Lazio. Milito, se resterà, dovrà giocarsi il posto al fianco di Eto’o non solo con Pazzini, ma anche con Sanchez. Oppure con Carlitos Tevez, le cui azioni in queste ultime settimane sono schizzate alle stelle. Anche a centrocampo Thiago Motta e Stankovic smetteranno di essere titolari inamovibili, ma solo alternative ad un uomo di peso chiamato a ridisegnare il reparto con Cambiasso. L’inossidabile capitan Zanetti non potrà più giocare 60 partite a stagione.
Poi occhio alla cessione eccellente: dovesse arrivare una proposta indecente per Sneijder l’Inter la valuterebbe. Restaurare per proseguire un ciclo che è già leggenda: è questa la nuova filosofia di casa Inter.

 

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