La stanza accanto
Ingrid e Martha sono due amiche di lunga data che vivono a New York: Ingrid è scrittrice e nell’ultimo libro affronta la propria incapacità ad accettare la fine della vita; Martha, ex corrispondente di guerra ha invece stilato articoli che parlavano di sofferenza e morte. Quest’ultima ha scoperto di avere un tumore che potrebbe essere curabile, ma ha accettato l’idea e la possibilità di “abbandonare il party”, prendendo una pillola che dà la morte acquistata nel dark web e chiede all’amica di vivere con lei gli ultimi giorni di vita. Sulla carta l’ultimo film di Almodovar è importante e necessario in un’epoca in cui si parla spesso di eutanasia e di morte assistita. Tratto dal romanzo “Attraverso la vita” di Sigrid Nunez e sceneggiato dal regista stesso sembrerebbe che tutto funzioni. Invece qualcosa manca: il film, nonostante il buon ritmo e le interpretazioni magistrali di due attrici strepitose e perfette, Julianne Moore (Ingrid) e Tilda Swinton (Martha), non arriva dove dovrebbe. Si contorce tra questioni di cambiamento (climatico, passaggio dalla vita alla morte) e legali e tralascia l’emotività, l’empatia che si dovrebbe creare tra vicenda filmica e spettatore: se l’emozione viene a mancare ci si può limitare solo a osservare una storia e non a viverla. Inoltre si ha l’impressione che i dialoghi, d’altronde molto belli, siano perfetti per un film spagnolo con attori europei ma risultino finti per una messa in scena americana, nonostante lo sforzo per renderlo vero delle attrici. Spiace perché da questo film, primo in lingua inglese del regista spagnolo, ci si attendeva di più, forse più struggimento e più realtà. A tratti poetico e malinconico, il film ha vinto il Leone d’Oro all’ultimo festival di Venezia. Nel cast figurano anche John Turturro e Alessandro Nivola. Al cinema.
Recensione del Conte Adriano Cavicchia Scalamonti, 7.12.2024