Lettera aperta a Marcello Lippi
Pubblicato su Tuttosport, rubrica Inter nos – 21 giugno 2001
Caro Marcello,
sinceri complimenti per il tuo ritorno in panchina, ritorno in tutto e per tutto, visto che ricominci proprio dalla Juventus. Sono stato un tuo fan fin dalla prima ora e pensavo che la tua storia all’Inter sarebbe stata diversa. Apprezzando la tua professionalità sul campo, credevo che ai calciatori dell’Inter il tuo bastone servisse molto più della carota di altri. Sono stato dalla tua anche nei momenti degli scontri più duri con i giocatori, a tal punto che Mario Corso, quando m’incontrava e parlavamo di te, mi chiedeva: “Papà Marcello come sta?” Hai fatto scelte impopolari, la partenza di Simeone su tutte, ma ho creduto alla tua versione quando hai detto che nel giorno delle scelte non eri solo. Sei rimasto solo dopo, quando quasi tutta l’Inter, la miglior democrazia calcistica del mondo, non ha più sopportato il tuo modo di fare. Mentre Baggio stendeva il Parma nello spareggio di Verona, il tuo film nerazzurro era già arrivato ai titoli di coda. Mi resta il rimpianto di non averti visto ‘duce’ di un’Inter con Vieri e Ronaldo sempre in campo. Poi, persa la Champions League per quello stramaledetto rigore sbagliato da Recoba, era già tutto scritto. Ci siamo visti l’ultima volta il 2 novembre 2000: avevo cercato con un collega il tuo fuoristrada in un garage di piazza San Babila. Era nascosto da decine di auto, ma inconfondibile per un particolare: il vetro ancora scheggiato dalla bottiglia lanciata all’uscita da San Siro, la notte dell’eliminazione con l’Helsingborg. Dopo due ore di attesa, sei arrivato con il solito passo svelto e la faccia più incazzata di sempre. Hai detto tutto senza parlare: esonerato! In quella frase, volutamente scandita parola per parola nella sala stampa del Granillo di Reggio Calabria dopo la sconfitta, c’era la sentenza: “Io, fossi il presidente, manderei via subito l’allenatore” – avevi detto- “e poi prenderei i giocatori, li attaccherei al muro e gli darei dei calci in culo a tutti!”. Hai chiuso con l’Inter in modo traumatico, quasi come la prima volta alla Juve, perché non è da te uscire di scena in punta di piedi. Da lì ci siamo sentiti diverse volte, e io ho sempre sentito la tua inquietudine, perché senza calcio tu non sai stare, soprattutto senza Champions League. Quanti mercoledì, non proprio da leoni, respirando davanti alla TV il profumo del calcio che conta, mentre l’orgoglio ti gonfiava il cuore. Adesso ricominci ancora dalla Juventus, dando corda a chi bofonchia che solo lì puoi essere un vincente. Io conosco il tuo valore, ma spero che questa volta tu non vinca, perché non sopporterei che l’anno dell’Inter restasse l’unico buco nero della tua carriera. Sarebbe imbarazzante spiegarne i motivi. Quindi niente in bocca al lupo, Marcello! Il mio in bocca al lupo va all’Inter e a Cuper. Ti auguro solo che Thuram e compagnia non siano da prendere a calci in culo.
sinceri complimenti per il tuo ritorno in panchina, ritorno in tutto e per tutto, visto che ricominci proprio dalla Juventus. Sono stato un tuo fan fin dalla prima ora e pensavo che la tua storia all’Inter sarebbe stata diversa. Apprezzando la tua professionalità sul campo, credevo che ai calciatori dell’Inter il tuo bastone servisse molto più della carota di altri. Sono stato dalla tua anche nei momenti degli scontri più duri con i giocatori, a tal punto che Mario Corso, quando m’incontrava e parlavamo di te, mi chiedeva: “Papà Marcello come sta?” Hai fatto scelte impopolari, la partenza di Simeone su tutte, ma ho creduto alla tua versione quando hai detto che nel giorno delle scelte non eri solo. Sei rimasto solo dopo, quando quasi tutta l’Inter, la miglior democrazia calcistica del mondo, non ha più sopportato il tuo modo di fare. Mentre Baggio stendeva il Parma nello spareggio di Verona, il tuo film nerazzurro era già arrivato ai titoli di coda. Mi resta il rimpianto di non averti visto ‘duce’ di un’Inter con Vieri e Ronaldo sempre in campo. Poi, persa la Champions League per quello stramaledetto rigore sbagliato da Recoba, era già tutto scritto. Ci siamo visti l’ultima volta il 2 novembre 2000: avevo cercato con un collega il tuo fuoristrada in un garage di piazza San Babila. Era nascosto da decine di auto, ma inconfondibile per un particolare: il vetro ancora scheggiato dalla bottiglia lanciata all’uscita da San Siro, la notte dell’eliminazione con l’Helsingborg. Dopo due ore di attesa, sei arrivato con il solito passo svelto e la faccia più incazzata di sempre. Hai detto tutto senza parlare: esonerato! In quella frase, volutamente scandita parola per parola nella sala stampa del Granillo di Reggio Calabria dopo la sconfitta, c’era la sentenza: “Io, fossi il presidente, manderei via subito l’allenatore” – avevi detto- “e poi prenderei i giocatori, li attaccherei al muro e gli darei dei calci in culo a tutti!”. Hai chiuso con l’Inter in modo traumatico, quasi come la prima volta alla Juve, perché non è da te uscire di scena in punta di piedi. Da lì ci siamo sentiti diverse volte, e io ho sempre sentito la tua inquietudine, perché senza calcio tu non sai stare, soprattutto senza Champions League. Quanti mercoledì, non proprio da leoni, respirando davanti alla TV il profumo del calcio che conta, mentre l’orgoglio ti gonfiava il cuore. Adesso ricominci ancora dalla Juventus, dando corda a chi bofonchia che solo lì puoi essere un vincente. Io conosco il tuo valore, ma spero che questa volta tu non vinca, perché non sopporterei che l’anno dell’Inter restasse l’unico buco nero della tua carriera. Sarebbe imbarazzante spiegarne i motivi. Quindi niente in bocca al lupo, Marcello! Il mio in bocca al lupo va all’Inter e a Cuper. Ti auguro solo che Thuram e compagnia non siano da prendere a calci in culo.