Dossier Barcellona
Davide Aiello, collaboratore del quotidiano La Provincia pavese, ha scritto questo Dossier sul Barcellona di oggi. Buona lettura
C’era una volta la squadra più potente e più titolata di Spagna. C’era una volta il Real Madrid che, grazie alle simpatie del dittatore Francisco Franco, spadroneggiava in patria con arbitraggi molto discussi. La storia è ben nota: il Real franchista contro tutti, una vera e propria dittatura calcistica e non solo. Soprattutto contro il Barcellona, squadra catalana, da sempre rivale sportiva e politica dei blancos. Ma il povero Barcellona che combatteva il potere centrale ora non esiste più. Il potere sembra essersi capovolto. Sia ben chiaro che il Real Madrid sarà sempre nella stanza dei bottoni, non sarà mai uno Sporting Gijon qualsiasi. Ma i media e tutti gli appassionati sportivi del mondo sembrano essere ciecati dai vari atteggiamenti che i blaugrana tengono da qualche anno a questa parte. Con questo dossier non si vuole negare che il Barcellona sia la squadra più forte del mondo o che giochi il miglior calcio (e che calcio!) in assoluto. Qui si tratta di comprendere come il Barcellona sia diventata una potenza fuori dal campo, soprattutto. Una squadra che essendo appunto talmente più forte delle altre non avrebbe bisogno di piccoli mezzucci per arrivare alla vittoria. Il Milan di Sacchi e di Capello, l’Ajax di Van Gaal e il Real di Del Bosque, per fare degli esempi di grandi squadre che hanno aperto grandi cicli negli ultimi 30 anni, sono ricordate solo per il loro gioco sfavillante e mai nessuno ha potuto parlare di simulazioni, di atti vili, di disonestà e di provocazioni che al Camp Nou sono all’ordine del giorno. Siamo sicuri che dei catalani si possa dire altrettanto?
IL CAMP NOU
Mi sono sempre chiesto come mai il Camp Nou fosse il campo più vasto d’Europa con misure al limite della regolarità e perché venga bagnato prima della disputa delle partite casalinghe. Come mai al Camp Nou partono gli innaffiatoi quando gli avversari festeggiano la vittoria (Barcellona-Inter dell’aprile 2010)? Perché in casa il Barcellona si trova spesso a giocare partite decisive in 11 contro 10? Come mai gli arbitri son sempre così intimiditi dal Camp Nou? Perché i raccattapalle, quando il Barcellona è in vantaggio, fanno sparire i palloni per le rimesse laterali, nemmeno fossero i raccattapalle della Juve Stabia (con tutto il rispetto per la squadra campana, sia chiaro)? Le risposte ci sono, basta non metter la testa sotto la sabbia come fa il 99% della stampa italiana e mondiale. Obiettivamente si può dire che per il loro modo di giocare i catalani subiscono molti falli. Ma non di meno sono le simulazioni e le provocazioni.
LA TESTA DI MAIALE
Tutto ebbe inizio una decina di anni fa quando, nei primi anni 2000, Luis Figo tornò da giocatore al Camp Nou con la maglia degli acerrimi nemici del Real Madrid. Lo stile catalano di cui si parla tanto negli ultimi tempi venne messo in mostra dal lancio di un testa di maiale al fantasista portoghese. Legittimo criticare a Figo il passaggio di maglia, legittimo contestare a Figo di essere un mercenario, ma è altrettanto legittimo scagliare addosso ad un avversario una testa di maiale? Questa sì che è la grande superiorità intellettuale decantata in questi ultimi mesi dal popolo blaugrana…
I TEATRI DI BARCELLONA
Champions League 2004/2005, ottavi di finale. All’andata al Camp Nou il Barcellona affronta il Chelsea. L’allora allenatore dei blues Josè Mourinho accusò l’arbitro svedese Anders Frisk e l’allenatore del Barcellona Frank Rijkaard di aver violato le norme Fifa in quanto visti a parlare durante l’intervallo nello stanzino degli arbitri.
L’arbitro disse che Rijkaard aveva cercato di parlare con lui, ma insistette a mandarlo via. “Casualmente” nella ripresa Drogba venne espulso e il Barcellona vinse la partita per 2-1. Solo un grande Chelsea nel ritorno di Stamford Bridge (4-2 il risultato finale) non permise al Barcellona di passare il turno ingiustamente. Ma per un gioco del destino l’anno successivo le due grandi rivali si scontrarono ancora, sempre agli ottavi di finale. L’andata a Londra, col Chelsea in vantaggio 1-0, vide qualcosa di clamoroso: Messi, da vero catalano adottivo qual è, fece espellere per doppia ammonizione Del Horno per un fallo inesistente. Una simulazione degna di nota.
Eto’o e compagni ribaltarono il risultato nella ripresa e l’1-1 nel match di ritorno fece avanzare il Barcellona ai quarti. Mourinho si scatenò giustamente contro Messi dicendo che l’argentino aveva imparato alla perfezione l’arte della recitazione negli ottimi teatri presenti in città. Il Barcellona quell’anno poi vinse la Champions e in semifinale successe un fatto curioso: dopo aver battuto il Milan nell’andata a Milano per 1-0, i blaugrana soffrirono molto al Camp Nou e solo un inesistente fallo fischiato nel finale a Shevchenko ai danni di Puyol non permise al Milan di portare la gara ai tempi supplementari. E’ divertente adesso vedere come i tifosi milanisti si schierino compatti nel difendere il Barcellona (e questo solo perché il rivale più grande è Mourinho) nonostante quell’ingiustizia subita.
La memoria è sempre troppo corta, purtroppo…
UN ALLENATORE PER BENE
Finita l’era Rijkaard è il turno di quella gran persona che è Guardiola. Sì esatto, proprio quel Guardiola che a fine carriera venne a svernare in Italia, all’inizio del nuovo millennio, nel Brescia e nella Roma. Quel Guardiola che venne a rubare lo stipendio giocando pochissime partite. Quel Guardiola che venne trovato dopato e squalificato. Una gran bella figura per il “signore” del calcio mondiale. Col Barcellona in 3 anni ha vinto di tutto e di più giocando un gran calcio, niente da dire. Ma proprio lui che in maniera spocchiosa utilizza un “low profile” molto calcolato, non può non vedere il modo in cui i suoi giocatori si comportano sul terreno di gioco. A meno che non sia proprio il bel Joseph a dire ai suoi di comportarsi così. Io questo effetto lo chiamo il “Guardiolismo”. Il “Guardiolismo” è una delle peggiori malattie esistenti sulla terra.
Col suo modo di fare da finto umile è subito pronto a fregarti non appena volti le spalle. Il classico finto prete che predica bene ma razzola male. Il peggior nemico possibile. Se Mourinho ti affronta a viso aperto senza peli sulla lingua, se Ancelotti non polemizza mai e si lascia andare ogni tanto a qualche battuta simpatica ma mai offensiva, Guardiola ti pugnala alle spalle con frasi allusive e provocatorie, forte del fatto che allena la squadra più forte e che quindi nove volte su dieci avrà la meglio sugli avversari. E’ facile fare il “fenomeno” quando si ha a disposizione questo gruppo di giocatori. Nessuno però ricorda che il Barcellona ha vinto molto anche con RiJkaard in panchina giocando lo stesso calcio palla e terra e spettacolare, e anni prima con Cruijff e Van Gaal. Non è di certo Guardiola che ha inventato questo stile di gioco; è il club che, dagli anni ‘70, ha intrapreso, con risultati più o meno buoni, questa filosofia dei giovani della “cantera” e del calcio da playstation.
Guardiola, ripeto, ha solo la fortuna di aver trovato un gruppo fortissimo con gente come Xavi e Iniesta che per capacità e intelligenza calcistica non hanno nulla da invidiare ai più pubblicizzati Messi, Ibrahimovic e C. Ronaldo.
DROGBA AVEVA RAGIONE…
Un Barcellona schiacciasassi arriva meritatamente alle semifinali della Champions del 2009. Un ottimo Hiddink porta il Chelsea alla 0-0 nell’andata del Camp Nou. Hiddink fino ad oggi è stato l’unico allenatore assieme a Mourinho a capire come si può fermare il club catalano. Peccato che Ovrebo, il direttore di gara norvegese che per fortuna ora è in pensione, non la pensasse allo stesso modo poiché il ritorno a Stamford Bridge vide la peggior direzione di gara degli ultimi 30 anni a livello internazionale. Con i blues in vantaggio 1-0, e quindi qualificati per la finale, Ovrebo non concesse numerosi rigori a favore degli uomini di Hiddink e arbitrò a senso unico per tutti i novanta minuti. Nel finale arrivò la beffa del gol di Iniesta e il Barcellona volò in finale. Drogba accusò Ovrebo davanti alle telecamere di aver scippato la partita al Chelsea. Morale della favola: Drogba squalificato per alcune partite durante il torneo successivo, Barcellona campione d’Europa. Si potrebbe dire: è stato un caso. E invece no perché l’anno dopo toccò all’Inter un trattamento così scandaloso. Sempre in semifinale, dopo il 3-1 dei nerazzurri nella gara di andata, al Camp Nou va in scena una commedia dell’arte dai toni grotteschi: dopo nemmeno mezz’ora di gioco, sul risultato di 0-0, l’arbitro cacciò dal campo per doppia ammonizione Thiago Motta.
Cosa avrà mai fatto per meritarsi il rosso in una sfida così delicata e importante il centrocampista italo-brasiliano? Chiedere a Busquets, prego. Sì Busquets, che assieme a Piquè, Dani Alves e Pedrito è certamente uno dei più grandi provocatori e simulatori della storia del calcio. Per fortuna l’Inter è riuscita a contenere il Barcellona, a perdere solo 1-0 una gara che poteva finire, con la difficoltà di giocare con un uomo in meno contro questo super Barca, ben 7-0. A fine gara Mourinho criticò molto l’atteggiamento antisportivo degli spagnoli che, tra l’altro, al fischio finale, mentre lo Special One correva a festeggiare sotto il settore dello stadio occupato dai tifosi interisti la qualificazione, bloccarono lo stesso tecnico nerazzurro in maniera incivile e gli innaffiatoi partirono a gettare acqua sulla delegazione nerazzurra impedendo a quest’ultima di festeggiare legittimamente la qualificazione alla finalissima di Madrid (cose da campi di periferia, non da Camp Nou). Quando si dice la sportività…
LA STORIA SI RIPETE
Tralascio qui di entrare nel merito della polemica storica tra il Barcellona e Mourinho che tutti peraltro conoscono molto bene.
Tuttavia è ancora l’allenatore portoghese protagonista della semifinale della Champions League del 2011. L’andata al Bernabeu si avviava sullo 0-0 (per l’ennesima volta lo Special One era risucito ad imbrigliare i sempre più nervosi catalani) quando per doppia ammonizione venne espulso Pepe. In 11 contro 10 il Real Madrid perse 2-0 e, nonostante l’orgogliosa prova del Camp Nou (1-1) venne eliminato e per il Barcellona si aprì la porta per la conquista di un’altra coppa. Anche qui non entro nel merito della polemica che portò alla squalifica di Mourinho che accusò il Barcellona di essere favorito dagli arbitri e dall’Uefa,. Peccato però che nessuno si chiese come mai il Barcellona per il terzo anno consecutivo arrivò in semifinale ed ebbe aiuti a non finire. Aiuti già denunciati agli ottavi di finale sempre del 2011 dall’allenatore dell’Arsenal Arsene Wenger che venne anch’egli squalificato solo per aver detto la verità, e cioè che Van Persie era stato espulso ingiustamente (in 11 contro 11 infatti la qualificazione era nelle mani dei Gunners). Se le stesse cose le avesse dette Mourinho? Apriti cielo! Comunque sia, se persino il mite Wenger è arrivato a questo punto, ci sarà pur un motivo. Nella storia non si è mai vista una squadra così vincente ma così attaccata sotto il punto di vista comportamentale. L’antipatia porterà alla rovina di questa pur magnifica squadra. Che sia davvero l’Unicef come sponsor sulle maglie a svolgere un ruolo primario? A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca…
CONCLUSIONI
Non mi sono prolungato su tutti i favori che il Barcellona negli ultimi anni ha avuto in ambito nazionale, ma solo quelli a livello internazionale. Per le sfide contro il Real di Mourinho poi ci vorrebbe un libro a parte. Ho tralasciato di dire anche che la presidenza di Laporta ha lasciato milioni e milioni di debiti, altro che giovani del vivaio (a proposito, come mai la fiscalissima Uefa di “Don Chisciotte” Platini non ha mai indagato sui conti dei catalani che negli ultimi anni hanno sì vinto tantissimo, ma con numerosi debiti?)! E’ innegabile affermare che il Barcellona sia la squadra più forte del mondo e che giochi un calcio nettamente al di sopra della media. Ma è anche vero che con qualche arbitraggio più “coraggioso”, se non addirittura normale, direi, il Barcellona avrebbe in bacheca qualche trofeo in meno, soprattutto a livello internazionale. Perché per una squadra quasi imbattibile trovarsi sempre in superiorità numerica è un gran bel vantaggio. Il tempo forse mi darà ragione, o forse no, ma io credo che questo Barcellona non potrà mai entrare nella storia del calcio come il Milan di Sacchi o l’Ajax di Michels poiché chi usa sistematicamente sistemi quali la simulazione e la provocazione non può essere ricordato con orgoglio e simpatia. Senza questi mezzucci da squadra di bassa classifica avrebbe vinto qualcosa certamente, ma non stravinto come ha fatto ultimamente. Una squadra così vincente e allo stesso tempo così antipatica non si trova molto facilmente negli almanacchi calcistici. Perché una squadra così forte deve sempre essere aiutata dagli arbitri i quali rovinano partite che altrimenti potrebbero essere bellissime e avvincenti? Perché l’Uefa tutela le provocazioni e le simulazioni dei giocatori del Barcellona?
Forse è il caso di dire basta…
Una persona cm lei nn dovrebbe, secondo il mio modestissimo parere, abbassarsi a certe banalità, scritte si da collaboratori della Provincia Pavese, ma appassionatissimi tifosi dell inter e di mourinho, e che direbbero qualsiasi contro il barcellona. Colgo l occasione per salutare il mio “nemico” tifoso numero uno Davide Aiello!
questo giornalista rispecchia le mie idee…
Giornalista? Piano con gli insulti…Scherzo!
GLR
E’ un punto di vista, non l’unico ovviamente. Però è scritto bene e ci sono spunti interessanti. Poi ognuno si tiene la sua opinione. Grazie a Dio non siamo nel Cile di Pinochet!
GLR
Ringrazio tutti, sia chi apprezzerà, ma anche chi non apprezzerà questo mio articolo. Ribadisco però che il mio parere sul Barcellona deriva dal fatto che non mi piace vedere la squadra più forte del mondo, e che gioca il miglior calcio in assoluto, usare mezzucci tipici da squadre provinciali.
Saluti a tutti.
ciao davide,mi permetto di darti del tu,io sono tifoso del madrid da 25 anni e il barça ormai lo conosco fin troppo bene, ma non credo che si possa dire di favori calcolati per far vincere i catalani credo piu’ al fatto che il barça giochi un calcio molto veloce soprattutto a centrocampo e quando si trovano di fronte avversari lenti e macchinosi come thiago motta,khedira,pepe o lass diarra e’ facile che le squadre avversarie finiscano spesso in 10 anche per frustrazione.Altro discorso e’ quello dell’unicef(mourinho docet) e del fatto che sia ben visti dall’uefa in quanto un modello di sportivita'(?).Complimenti per il pezzo,ma mio malgrado e’ giusto che segnino un epoca.grazie .Lou
Grazie per i complimenti. Nulla da aggiungere al tuo intervento tranne il fatto che io spero che questo Barcellona non segni un’epoca. Non mi piace.