28C: Inter-Palermo 2-1
Il vero mago è Mancini che sabato ad Appiano aveva detto: “Se vinciamo tutte le partite e qualcuno vuole far casino al momento del cambio non è un problema”. Eccolo servito! L’Inter reagisce al terremoto di metà settimana superando 2-1 il Palermo a San Siro e giocando la miglior gara del 2008, mentre Ibrahimovic, richiamato in panchina a poco più di dieci minuti dalla fine, mostra il suo disappunto alle telecamere. La vittoria porta però anche la sua firma nell’assist al migliore in campo Vieira, che sblocca dopo una manciata di minuti. Il francese sta finalmente tornando in forma e nella sua partita c’è anche una traversa alla mezz’ora del primo tempo, oltre a tanta qualità e quantità. Dopo il pasticcio tra Julio Cesar e l’incolpevole Materazzi per l’autorete che non ti aspetti, Jimenez ha chiuso i conti. Maturo il pubblico di San Siro, consapevole dell’importanza di un momento delicato, in cui è schierarsi con tecnico e squadra conviene a tutti. Ibrahimovic non ha avuto la stessa maturità al momento del cambio, malgrado da febbraio 2008 giochi in condizioni fisiche precarie e vanti solo due gol su rigore. Schiere di labialisti hanno letto sulla sua boccale parole “Speriamo vada via presto” all’indirizzo di Mancini. Sapendo che per oltre l’80% della popolazione di madrelingua italiana il congiuntivo è una malattia degli occhi, è impossibile che Ibra, che ha sangue croato, bosniaco e svedese, si esprima in questo modo nella nostra lingua, soprattutto da incazzato. Certamente c’è stato un momento di insofferenza verso il Mancio, come in passato avevano fatto Adriano, Figo e Vieira. Ora i più intransigenti vorrebbero che Moratti assecondasse il suo tecnico nell’uso del pugno di ferro almeno fino a maggio. In realtà lo stesso Mancini, a sua volta calciatore difficile da domare, ha chiuso subito il caso a fine gara. Meglio così, perché lo spirito di squadra in vista dell’obiettivo finale viene prima dei capricci dei singoli, fermo restando che il dissenso interno sarà la prima cosa da quantificare a fine stagione. Intanto, chissenefrega se i calciatori giocano per Moratti, per Mancini, per la storia, la maglia o per il sostanzioso premio-vittoria, l’importante è che vincano il campionato!
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