Inter Nos 10
Pubblicato su San Siro Calcio, domenica 4 marzo 2012
RANIERI COL TIMER – Claudio Ranieri dovrebbe restare sulla panchina dell’Inter almeno fino al 13 marzo, quando si giocherà il ritorno di Champions League col Marsiglia.
Il condizionale è d’obbligo, visto che la sconfitta col Napoli in stagione è stata la quinta consecutiva, la quarta in campionato, nonché la settima nelle ultime otto partite, senza segnare neppure un gol. L’Inter quest’anno ha già perso 11 delle 25 gara giocate in campionato e addirittura 16 delle 35 disputate in tutte le competizioni. Troppe sconfitte perché si possa davvero credere a Ranieri come unico responsabile di un tracollo senza precedenti, ma si sa che nel calcio e all’Inter in particolare, il primo bersaglio è sempre l’allenatore. Claudio Ranieri è quindi un tecnico col timer e dagli incontri in settimana con Moratti è uscito rassicurato solo apparentemente.
In merito al faccia a faccia dopo Napoli, poiché c’è chi sostiene che i due non si siano solo sentiti al telefono, esiste una versione oficial ed una para amigos. Per la versione ufficiale Moratti ha compreso le ragioni di Ranieri e lo ha rincuorato, confidando che sarà lui a portare la squadra fuori dai guai. Ma secondo la versione para amigos la rabbia di Moratti, oltre che sullla squadra, si è abbattuta anche sul tecnico perché se è vero che l’Inter non è da scudetto, non può neanche essere una squadra che perde sempre e non segna mai e il tecnico sembra sempre meno in grado di risalire la corrente.
In vista dell’appuntamento casalingo col Catania, la frase di Moratti meno rassicurante per Ranieri resta la seguente: “Il suo destino non è legato a una partita, ma ogni partita pesa maledettamente se va male” che è come dire che il destino del tecnico è legato proprio alla partita col Catania: se l’Inter dovesse perdere anche stavolta, Ranieri sarebbe out.
In tal caso toccherebbe a Beppe Baresi chiudere alla meno peggio la stagione, mentre non è per nulla scontato un ruolo eminentemente tecnico per Luis Figo, che tutt’al più potrebbe diventare il trait d’union tra società e squadra
L’INTER DI DOMANI – Il dopo-Ranieri, al di là della permanenza o meno del tecnico fino a fine stagione, è comunque già cominciato. L’allenatore che guiderà l’Inter per la stagione del rilancio sarà individuato molta calma. Stavolta, rispetto all’estate scorsa quando il divorzio con Leonardo fu improvviso quanto tardivo, c’è tutto il tempo per muoversi con intelligenza.
I nomi che girano sono i soliti. A parte quelli di fantasia, almeno per il momento, come Guardiola e Capello che chiederebbero ingaggi e acquisti da mille e una notte, restano in lizza Laurent Blanc, in rotta dalla nazionale francese, e André Villas Boas, tecnico del Chelsea praticamente a fine mandato. L’ex tattico di Mourinho ha il vantaggio di aver già lavorato nell’Inter dello Special One tra il 2008 e il 2009 e di conoscere bene l’ambiente. Il suo punto debole resta l’ingaggio: dopo aver vinto tutto col Porto nel 2010, Marco Branca fu il primo a contattarlo per l’Inter, ma Abramovich bruciò tutti sul tempo pagando l’altissima clausola di rescissione per garantirgli un ingaggio triennale da 5 milioni a stagione. Bisogna capire se ora Villas Boas è disposto a guadagnare meno, visto che la spesa per l’allenatore del budget dell’Inter non dovrà superare i 2.5 milioni di euro a stagione.
L’outsider è Zdenek Zeman all’Inter ci verrebbe di corsa se Moratti lo chiamasse ma è consapevole che non succederà mai. Zeman resta un’ipotesi romantica, ma all’Inter il romanticismo non è mai durato più di 90 minuti. Se i risultati non arrivano al volo, apriti cielo!
Difficile anche immaginare uno scenario con un ex interista alla Walter Zenga. Non a caso, nessuno dei protagonisti dell’Inter di Pellegrini ha mai avuto un ruolo sotto la presidenza Moratti: oltre a Zenga, sono via via fuoriusciti Bergomi, Ferri, Berti e tutti i principali protagonisti della gestione precedente. Beppe Baresi, arrivato dal settore giovanile alla prima squadra, non è un esponente dell’epoca Pellegrini ma dell’era Fraizzoli.
Prima ancora dell’allenatore però l’Inter dovrà però dotarsi di una struttura societaria ben diversa da quella dell’ultimo biennio e rinnovare buona parte della rosa attuale senza poter spendere quello che si spendeva una volta. Inutile sbilanciarsi sui nomi se ancora non si capisce la direzione tecnica da prendere.
L’INTER DI OGGI – La squadra “non è né arrabbiata né spaventata, è meravigliata” – ha detto Moratti – ”ma dobbiamo riprendere a fare punti”. Mancherebbe altro: Catania in casa e Chievo a Verona sono partite da vincere ad ogni costo. E poi c’è l’Olympique Marsiglia a San Siro, martedì 13 marzo. In questi giorni si dovrà delineare il futuro immediato dei nerazzurri, sia sul fronte sportivo, sia su quello economico. Il 3° posto, a meno di un incredibile filotto di vittorie, unito a cadute in serie delle rivali, pare già irraggiungibile. Lazio e Udinese stanno 9 punti sopra e davanti ci sono sempre Napoli (+ 4) e Roma (+ 2), altra squadra che come l’Inter procede tra alti e bassi. A 13 giornate dalla fine, tutto è possibile solo in teoria.
Gli obiettivi stagionali devono per forza essere rivisti verso il basso: bisogna cercare di ribaltare il risultato di Marsiglia approdando ai quarti di Champions League e guadagnarsi un posto nella meno nobile Europa League.
Per farcela bisogna risolvere una volta per tutte il dilemma del modulo e di conseguenza risolvere il caso Sneijder. Poi recuperare forze fresche, a cominciare dagli arrivi di gennaio, l’infortunato Freddy Guarin e l’oggetto misterioso Juan Jesus, che ad Appiano descrivono tutti come un ottimo difensore. Ma si diceva lo stesso di Jonathan.
Intanto a San Siro c’è il Catania del sorprendente Montella: nei 16 precedenti a Milano il bilancio è di 15 vittorie e un solo pareggio. Se non si vince manco oggi….
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