Inter Nos 9

Pubblicato su San Siro Calcio, domenica 6 marzo 2016

QUALE INTER ADESSO? – Per una volta, la prima in questa stagione, con la Juve in Coppa Italia mercoledì scorso il cuore interista ha palpitato. Ha palpitato come ai vecchi tempi, quando l’Inter ha completato una rimonta imprevista e clamorosa restituendo alla Juventus i tre gol subiti all’andata.
Poi i supplementari e i rigori. Dal dischetto hanno segnato tutti, tranne Palacio. Così la Juve si è ritrovata in finale. L’Inter, pur avendo battuto il Napoli al San Paolo dove quest’anno ancora non ha vinto nessuno e rifilato tre gol alla Juve che non li aveva mai presi, si è invece ritrovata a casa. Questo è il calcio, con tutta la sua crudeltà.
La domanda da un miliardo di dollari, dopo la grande impresa sfiorata, però ora si impone. A quale Inter dobbiamo credere? A quella che solo domenica scorsa ha peccato, sempre contro la Juve, anche sotto il profilo della professionalità nella sua incapacità di giocare a calcio o a quella che solo tre giorni dopo, al di là di una Juventus senza i migliori, è comunque riuscita per due ore a farsi amare come ai vecchi tempi? Mercoledì scorso, anche l’Inter aveva fuori Miranda, Murillo e Icardi, ma per una volta ha giocato da Inter. Non mi riferisco necessariamente ai risultati, ma alla prestazione, allo spirito che si è visto mercoledì e non tre giorni prima. Mi riferisco all’amor proprio di ognuno di quelli che sono scesi in campo, al di là delle ormai stucchevoli discussioni su Mancini per aver scelto ai supplementari Manaj piuttosto che Handanovic che, numeri alla mano, resta il miglior para-rigori d’Europa. Sapete bene, anche se qualcuno di voi finge di non saperlo, che una partita emozionante come l’ultima, con Mazzarri in panchina mai l’abbiamo vista e mai l’avremmo potuta vedere. Poi le colpe di Mancini sono evidenti in campionato dove, fatto unico nel moderno calcio italiano, in un mese e mezzo si è passati dal primo al quinto posto in classifica, con vista sul sesto. D’altronde, se l’Inter cambia radicalmente in tre giorni, figuratevi in un mese e mezzo! Le responsabilità di Mancini sono evidenti anche per l’incertezza sul futuro che lui stesso ha concorso a creare con comportamenti che restano impiegabili: su tutti, farsi cacciare ad inizio ripresa di un derby ancora tutto da giocare per una sciocchezza. Ma dopo la partita di Coppa Italia siamo ancora dell’idea che la squadra lo abbia davvero mollato come ci era sembrato col Verona e anche domenica scorsa a Torino? La verità è che non ci si capisce più nulla e ora nemmeno si sa dove mettere le mani.
Che Inter ritroviamo ora col Palermo, dal punto di vista della prestazione ancor prima che del risultato? Quella di tre giorni fa o quella di sette giorni prima? E cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime 11 partite che valgono il terzo posto finale, ammesso che non sia già sfuggito?
In trent’anni di giornalismo calcistico è la prima volta che non ho una risposta. Non lo so. Anche stando più o meno dentro non ci si capisce più niente. Ed è un guaio perché, al di là di tutta la letteratura sulla ‘Pazza Inter’, una squadra affidabile non è mai pazza, né tantomeno geneticamente obbligata ogni volta all’impresa. L’ultima partita dovrebbe essere la regola, non l’eccezione. L’Inter che ha fatto la storia non era per nulla pazza, ma affidabile e razionale: poteva giocar male e perdere qualche colpo, ma quando doveva vincere, vinceva, altro che Pazza Inter: va bene cantarlo, ma non viverlo di continuo!
Non c’è nulla di peggio di ciò che non si conosce e non si può prevedere.
Capitolo Icardi: mi spiace doverlo dire, ma c’è il dubbio che questa Inter non faccia per lui o lui non faccia per questa Inter. Eder credo sia arrivato anche pensando ad un futuro senza il capocannoniere del campionato scorso, che dovrà ovviamente essere sostituito con un centravanti capace di muoversi in modo diverso. Ma per questa e altre storie di mercato c’è tempo. Ora torniamo in campo, ma torniamoci davvero!

 

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