Inter Nos 10

Pubblicato su San Siro Calcio, sabato 12 marzo 2016

Terzo posto, tra sogno e realtà – Difficile far passare il 3-1 al Palermo di domenica scorsa come la gara della resurrezione dell’Inter. Il Palermo è squadra eternamente in crisi anche per la volubilità del suo Presidente Maurizio Zamparini che è da tempo nel guinness dei primati per aver avuto 58 allenatori in 29 anni di calcio, di cui 34 in 14 anni di presidenza rosanero. L’ultimo, appena assunto fino a fine stagione, è Walter Novellino, perché la sconfitta con l’Inter è stata inspiegabilmente letale per il ‘povero’ Giuseppe Iachini, che era stato appena richiamato dal vulcanico Presidente e con tante scuse. Tornando ai fatti nostri, capirete quindi che non è facile archiviare il successo sui rosanero come il secondo capitolo della ritrovata maturità dell’Inter dopo la grande prova contro la Juve in Coppa Italia con qualificazione alla finale sfiorata e persa solo ai rigori. Strano destino quello dell’Inter in questa stagione: al momento è stata l’unica squadra a vincere in casa del Napoli e anche l’unica a rifilare tre gol alla Juventus, seppur in Coppa Italia, eppure la sua inaffidabilità è ormai certificata. Certo, col Palermo l’Inter ha segnato tre gol per la terza gara consecutiva e stavolta con l’intero attacco scelto da Mancini, Ljajic, Icardi e Perisic. E senza un miracolo del portiere rosanero Sorrentino anche Rodrigo Palacio sarebbe finito nel tabellino dei marcatori. La realtà è che il terzo posto, che potrebbe valere la qualificazione alla prossima Champions League resta comunque lontano 5 punti e per crederci bisognerà vedersela proprio con la Roma all’Olimpico il 19 marzo prossimo venturo.
Ora però a San Siro arriva il Bologna dell’ottimo Roberto Donadoni: rispetto al Palermo, l’asticella stavolta per l’Inter è un po’ più alta. Ma se non si dovesse vincere, indipendentemente dalla marcia di Roma e Fiorentina, di terzo posto diventerebbe del tutto fuori luogo anche solo parlarne.
Intanto in attesa di capire cosa succederà in queste ultime 10 giornate, l’Inter si sta portando avanti sul mercato. Dopo i centrocampisti Ever Banega dal Siviglia e Roberto Soriano dalla Sampdoria, anche se per quest’ultimo ancora non è detta l’ultima parola, l’Inter sta lavorando ancora sugli esterni: il brasiliano Alex Telles con tutta probabilità non verrà riscattato, non per demeriti suoi, ma semplicemente perché in Turchia si è già trovato chi lo rimpiazzerà a parametro zero. Si tratta del 27enne Caner Erkin del Fenerbahçe, giocatore con ottima esperienza internazionale, noto per la sua duttilità, visto che può ricoprire più ruoli: esterno difensivo ma anche di centrocampo e 
all’occorrenza perfino centrale di difesa. 
Tutto il mercato gira comunque intorno a Icardi. Dovesse arrivare un’offerta importante, alla Kovacic per intenderci, Maurito in estate sarebbe certamente sacrificato sull’altare del Financial Fair Play. Forse l’acquisto di Eder a gennaio dalla Sampdoria risponde anche a questa eventualità, fermo restando che poi bisognerà cercare un’altra punta per sostituire Icardi. Subito dietro al Capitano dell’Inter, il più gettonato sul mercato estero, c’è Marcelo Brozovic, per il quale sono già stati intavolati diversi discorsi in direzione Premier League.
E un altro tormentone col quale saremo costretti a convivere fino alla fine della stagione riguarda addirittura il tecnico: Roberto Mancini. Già, perché se molti danno per scontata la sua permanenza, chi vi scrive continua a pensare che Mancini non sia tipo da non avere un piano alternativo e in caso di opportunità estere di livello potrebbe anche essere lui a togliere il disturbo, indipendentemente dal raggiungimento del terzo posto.
Duole dirlo, ma al di là di ogni considerazione più o meno legittima su Roberto Mancini, la più grande delusone della stagione interista resta Stevan Jovetic. Arrivato in prestito biennale dal Manchester City con le stimmate del top player o giù di lì, dopo un inizio scoppiettante con tre gol in tre gare, quello che doveva diventare il leader dell’Inter si è perso per strada, fiaccato prima da infortuni, nemmeno troppo gravi, e poi da problemi ambientali, oltre che dalla sorprendente idea di voler fare la prima punta, se venuta da lui o dal tecnico, non si è mai capito. Impossibile credere che il litigio prenatalizio dopo la sostituzione con la Lazio al 12’ della ripresa possa aver lasciato strascichi così pesanti. In fondo, in tutti gli spogliatoi si è litigato e si litigherà, ma il bene della squadra dovrebbe essere la primo posto, soprattutto per i giocatori di personalità. Non sapremo cosa non sia più girato tra il talentuoso montenegrino e il tecnico che quest’estate lo ha voluto. Cavarsela con il rituale ‘colpa di Mancini’ è un po’ banale: le colpe non stanno mai da una parte sola, così come due torti non fanno una ragione. Al momento Jovetic sta recuperando da un infortunio, ma quest’estate, salvo colpi di scena, cambierà aria ancor prima del suo riscatto, un po’ com’è successo a Shaqiri. E netto anticipo rispetto alla prima presenza nella Serie A 2016-17 o del piazzamento in classifica della squadra a dicembre 2016, che erano le clausole per il riscatto dal City.
Insomma ad oggi Jovetic è un’occasione persa, un po’ pure per colpa sua.
E per quanto riguarda gli altri cosiddetti ‘ic’ di casa Inter, se Handanovic e Perisic sono già stati confermati, tra color che son sospesi resta Adem Ljajic. Nessuno discute la sua classe, ma la maturità sembra ancora un traguardo lontano. Mancini di lui ha detto “E’ come me, ma quando io avevo 16 anni!”. In effetti, a quasi 25 anni, Ljajic dovrebbe cominciare a ragionare da professionista, evitando di mugugnare quasi ad ogni sostituzione. Nessuno in società ha poi dimenticato il suo rifiuto a cambiarsi prima di Inter-Lazio dopo aver saputo di essere destinato alla panchina. Fosse per le sue qualità tecniche, Ljajic avrebbe già in tasca il riscatto con l’Inter, ma è la sua testa lasciare dubbi. Adesso il fantasioso serbo di origini bosniache ha 10 partite per il definitivo salto di qualità. “In fondo – ha chiosato Mancini – fare il professionista non è difficile: basta restare concentrato per 2-3 ore al giorno!”.
Parole dirette, che Ljajic deve raccogliere con lo spirito giusto. Sarebbe il primo passo verso la maturità e magari il riscatto dalla Roma.
Per tutti questi discorsi però c’è ancora tempo. Ora c’è il Bologna e bisogna vincere se si vogliono cullare ancora sogni di grande Europa.

 

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