Soldi e calciatori, ieri e oggi
Pubblico questo studio del frequentatore del mio sito Alberto Miatello, che mi ha molto interessato, su come sono cambiate le valutazioni dei calciatori dagli anni ’60 ad oggi.
Grazie ad Alberto e buona lettura
Perché le valutazioni sono così diverse tra i calciatori di ieri e di oggi
di Alberto Miatello
Nel tentativo di comprendere i motivi delle differenze così marcate tra le valutazioni dei calciatori di serie A nel corso dei decenni, dal dopoguerra ad oggi, ho estrapolato a caso una dozzina di giocatori celebri del passato, senza alcuna scelta preferenziale.
Va subito premesso che non è affatto semplice selezionare giocatori dei periodi più moti. Le fonti – quanto meno in rete – sono molto carenti. Avrei voluto allargare il “campione”, per includervi i migliori giocatori italiani che divennero presenze stabili nella nazionale italiana, arrivando a circa 30-35 nominativi. E tuttavia, è quasi impossibile trovare online le “valutazioni” dell’epoca di grandi calciatori quali Piola, Valentino Mazzola, Boniperti, ecc.
Quindi il mio piccolo campione parte dagli anni ’60, ma credo sia sufficiente a fornire abbastanza elementi per capire i motivi delle valutazioni così “povere” di un tempo, e quelle “stratosferiche” di oggi. Al fine di rendere il più possibile omogenee le valutazioni, e tenuto conto dell’inflazione, si è provveduto a rivalutare con i parametri di rivalutazione dell’ISTAT, i prezzi in lire di ieri, per poi convertirli negli euro attuali.
Alla fine, ritengo che le ragioni che spiegano le grandi differenze tra le valutazioni dei calciatori di ieri ed oggi siano in primo luogo le seguenti:
1) Avvento delle sponsorizzazioni e della tv commerciale negli anni ’80.
L’inizio degli anni ’80 è una specie di spartiacque cronologico tra due epoche: a) quella provinciale e “artigianale” dei presidenti -mecenati delle società di calcio (che per quanto facoltosi disponevano di mezzi finanziari limitati) quali soli finanziatori delle loro società; b) quella “industriale” degli sponsor ufficiali delle società, spesso grandi aziende: Juventus/Ariston; Inter/Misura; Milan/Mondadori; Roma/Barilla; Napoli/Cirio, ecc.
Non a caso i grandi sponsor delle società di calcio (con la marca stampigliata sulle maglie) compaiono dal 1980, proprio quando in Italia si afferma la tv commerciale (in primo luogo del gruppo Fininvest di Berlusconi: Canale 5, Italia 1, Rete 4), e viene meno il monopolio Rai. I nuovi sponsor apportano ingenti capitali e liquidità nel mondo del calcio, e per i giocatori di calcio di serie A al top – anche loro stelle televisive e personaggi dello spettacolo – si verifica ciò che accade ai personaggi famosi del piccolo schermo (conduttori e vedette): le loro quotazioni e le loro retribuzioni salgono, a volte in modo vertiginoso. Così come, nel giro di pochi anni, personaggi televisivi quali Mike Bongiorno, Pippo Baudo, Raffaella Carrà, ecc. vedono i loro cachet passare da poche decine di milioni di lire della Rai anni ‘70, ai miliardi del gruppo Fininvest anni ’80 (ai quali la Rai si adegua abbastanza rapidamente, pur di non perdere i migliori professionisti) , allo stesso modo nel calcio gli sponsor pubblicitari fanno rapidamente levitare le quotazioni dei calciatori più forti.
A conferma di ciò, basta confrontare le quotazioni di due giocatori top e numeri 1 mondiali degli anni ’70 e degli anni ’80 come Cruyff e Maradona. Johan Cruyff, leggendario capitano dell’Ajax e della nazionale olandese vice-campione del mondo, pallone d’oro 1971 e 1974, e numero 1 mondiale nel 1974, venne ceduto dall’Ajax al Barcellona nel 1974 per la cifra-record (per allora) di 1,3 miliardi di lire (in equivalenti pesetas). Tale somma, rivalutata oggi, equivale a 9,125 milioni di €. Tuttavia, appena 10 anni dopo (che però nel calcio sono quasi una “generazione”!), il numero 1 mondiale Diego Armando Maradona viene ceduto dal Barcellona (con cui era ormai ai ferri corti per le solite ragioni caratteriali) al Napoli per la somma stratosferica di 13,5 miliardi di lire, ben 10 volte il prezzo di Cruyff 10 anni prima! Rivalutando quella somma del 1984 ad oggi, essa equivale a 19,7 milioni di euro del 2017. E’ evidente che ciò che aveva fatto la differenza tra Cruyff e Maradona era l’aumento vertiginoso delle quotazioni degli anni ’80, con l’avvento delle sponsorizzazioni commerciali.
2) Abolizione del vincolo delle società sportive, e apertura definitiva delle frontiere a livello internazionale, a partire dalla metà dagli anni ’80.
Altri due fattori degli anni ’80 che hanno influenzato la crescita delle quotazioni, e la creazione di un vero mercato dei calciatori, furono senz’altro l’abolizione del vincolo societario (che legava il giocatore alla società d’appartenenza, senza che il primo potesse avere “voce in capitolo”) e la definitiva apertura delle frontiere internazionali.
Il fatto che prima degli anni ’80 esistessero limiti rigidissimi al trasferimento dei giocatori, sia a livello interno che internazionale, rendeva abbastanza improprio parlare di un vero “mercato” calcistico, poiché la prima caratteristica del mercato di un bene qualsiasi (dalle azioni societarie, alle materie prime, alle valute, ecc.) è la libera disponibilità e rapida trasferibilità (“liquidità”) dei beni, anche a livello internazionale.
Ecco perché è improprio parlare di un vero “mercato” dei calciatori prima degli anni ’80. E’ vero che ogni anno, in estate, c’erano contrattazioni e trasferimenti di calciatori, all’Hilton di Milano, ma ciò valeva solo per i calciatori italiani, e col vincolo delle rispettive società.
3) Ruolo vieppiù onnipresente dei procuratori, ed “effetto trascinamento” delle quotazioni maggiori nelle squadre di vertice.
Negli anni ’60 e ’70 non esistevano i “procuratori” (agenti che assistono per anni e stabilmente i singoli calciatori), ma vi erano solo “mediatori”, ovvero professionisti che – su una base di imparzialità tra le squadre acquirenti e venditrici – si limitavano a mettere in contatto le parti, e a favorire il buon esito delle trattative, percependo da entrambe una commissione per ogni affare concluso.
Oggi invece i procuratori hanno assunto un ruolo invasivo e dominante nella gestione della carriera sportiva dei loro clienti-giocatori. I procuratori – a differenza dei mediatori – hanno tutto l’interesse a far salire e “gonfiare” le quotazioni dei loro assistiti, poiché in tal modo anche la loro commissione sale e loro si arricchiscono. Non vi è dubbio che la presenza dei procuratori abbia costituito un ulteriore fattore di crescita delle valutazioni dei calciatori, negli ultimi decenni.
Infine, credo si debba citare un fattore di “trascinamento”, che le più alte quotazioni dei giocatori più forti producono su quelle dei giocatori meno in vista, all’interno delle squadre al vertice.
In altri termini, si può riscontrare facilmente come nelle squadre di vertice (es. Juventus, Napoli, Roma, Inter, Milan) laddove vi siano 3-4 giocatori “top”, con quotazioni milionarie, anche i giocatori meno forti ne beneficiano, e le quotazioni di questi ultimi salgono.
Un esempio per tutti: Andrea Ranocchia nel 2013 raggiunse il massimo della sua quotazione nell’Inter, a ben 18 milioni di € (!), nonostante il livello tutt’altro che eccelso delle proprie prestazioni. E’ evidente che se Ranocchia in quell’epoca fosse stato un giocatore di una squadra provinciale (es. Chievo, Udinese, ecc.), NON avrebbe mai raggiunto una quotazione di mercato simile.
Esempi di quotazioni di calciatori top dei decenni passati
Una cosa che mi ha divertito molto, in questa piccola ricerca, è notare quanto le cose siano totalmente cambiate in pochi decenni, in modo tale da far sembrare gli anni ’60 e ’70 quasi un’era “preistorica”.
Ad esempio, nel 1969 un giocatore top come Roberto “Bobo” Boninsegna –dirompente centravanti – venne comprato dall’Inter al Cagliari, per la cifra allora notevolissima di 700 milioni di lire, e con l’offerta “di conguaglio” di ben 3 giocatori come Domenghini (grande nazionale dell’epoca) + Gori e Poli.
700 milioni di allora equivalgono a 7,855 milioni di € di oggi, e alla somma liquida vanno aggiunti i 3 giocatori di “conguaglio”, peraltro tutti di primissimo livello.
E però, anche con la rivalutazione di oggi si vede bene che la quotazione dell’epoca di Boninsegna è ben lontana da quelle “gonfiate” di oggi.
Nel 1972 la Juventus compra Zoff dal Napoli, per la cifra (abbastanza notevole) di 330 milioni di lire, pari a 2,8 milioni di € di oggi.
Un altro calciatore top, comprato dalla Juventus nel 1974 all’Atalanta, fu il grandissimo e compianto Gaetano Scirea, anche lui per 700 milioni, col conguaglio di Mastropasqua, Marchetti e Musiello (in comproprietà).
I 700 milioni di lire del 1974 equivalgono a circa 5 milioni di € di oggi, + i giocatori di conguaglio. Un po’ poco per il più grande libero italiano degli anni ’80.
Divertentissima la vicenda dell’acquisto – sempre nel 1974 – del glorioso capitano del Milan anni ’80 Franco Baresi dal Travagliato per la miseria di 200.000 lire (!), equivalenti a 1,500 € di oggi. Grande affare per il Milan, con una controparte priva di potere contrattuale.
Nel 1975 la Juventus compra Marco Tardelli per 950 milioni di lire, equivalenti a 5,3 milioni di € di oggi.
Nel 1977 Antonio Cabrini – idolo delle ragazzine sedicenni – viene acquistato dalla Juventus alla Cremonese per 700 milioni di lire, pari a circa 3 milioni di € di oggi.
Sempre nel 1977 altro grande affare dell’Inter, che compra Beppe Bergomi a soli 13 milioni di lire (rateizzate!), equivalenti a poco più di 54.000 € di oggi.
Più notevole, in quegli anni, fu l’esborso della Fiorentina, per accaparrarsi nel 1972 Giancarlo Antognoni, acquistato a 435 milioni di lire, pari a 3,7 milioni di € attuali.
Ma per vedere i primi miliardi dobbiamo aspettare il 1979, con l’offerta “stratosferica” di 2,5 miliardi di lire del Vicenza di Farina, per comprare Paolo Rossi al Perugia. Rivalutati equivalgono a 8 milioni di € odierni.
Non così stratosferico, per quanto ragguardevole, fu invece l’esborso della Fiorentina per comprare il giovane e talentuoso Roberto Baggio: 2,7 miliardi del 1986, equivalenti a 3,3 milioni di euro d’oggi.
Credo che questa pur sommaria esposizione di prezzi di vendita dei giocatori più forti del passato, sia però sufficiente a dimostrare quanto sia arduo e improponibile paragonare le quotazioni dei giocatori di ieri con quelle di oggi, per la diversità di epoche e di fattori che le influenzano oggi, rispetto a ieri.
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