Anatomia di una caduta
di Justine Triet
Sandra, scrittrice tedesca, vive col marito Samuel e il figlio undicenne Daniel in una baita montana non lontana da Grenoble. Un giorno il figlio, ipovedente in seguito a un incidente d’auto avvenuto anni prima, esce col cane guida per una passeggiata nel bosco. Quando rientra trova il cadavere del padre in terra ai piedi della baita. Incidente o morte violenta? “L’importante non è come sono andate le cose, ma perché “: su questa frase, che sentenzia il figlio al processo che coinvolgerà la madre un anno più tardi, la regista Justine Triet, 45enne francese, basa tutto il suo nuovo film. Scritto con il compagno di vita Arthur Harari (come il precedente film Sibyl) l’opera parte da fatti realmente accaduti presi da più documentari criminali e almeno all’inizio è un buon film drammatico. Poi, man mano che le indagini proseguono, scrupolose e approfondite, ci si rende conto che la caduta dell’uomo è relativamente importante, e su quello che è successo ognuno deve farsi una propria opinione della verità. Il che nella nostra vita capita puntualmente, in genere, ogni volta che avviene un fatto di cronaca poco chiaro. Tornando al film la caduta del titolo non fa riferimento solo alla figura del marito della protagonista ma bensì, e soprattutto, alla caduta del loro rapporto di coppia. E questo ci sembra un po’ banale e anche un po’ già visto e meglio esplorato in altre opere di altri registi; inoltre, per arrivare a questo risvolto bisogna attendere più di due ore. Il film perciò non è (come induce a pensare un trailer molto ben costruito) un thriller mozzafiato, ma un film drammatico un po’ lungo a volte poco credibile costruito tutto sulla figura di Sandra, forse troppo, tanto che il personaggio risulta, nella sua perfezione, un po’ finto e antipatico. Peccato perché, sulla carta, sia per come è girato, sia per l’interpretazione poteva essere una buona pellicola, cosa che non è. Il film ha tuttavia convinto la giuria di alcuni festival, in primis Cannes (Palma d’Oro) ma anche Sidney e Bruxelles (Premio del pubblico). Al cinema.
Recensione del Conte Adriano Cavicchia Scalamonti – 17.11.2023