Il treno dei bambini
di Cristina Comencini
Amerigo, celebre violinista ricorda la sua vita passata e di come fu salvato dalla famiglia cui venne affidato. Infatti nel 1946 il partito comunista di Napoli organizzò alcuni treni detti “della felicità” che portavano i bambini poveri e denutriti dalla città partenopea, pesantemente colpita dalla guerra, a Modena e provincia per essere affidati alle famiglie delle campagne locali. Si trattava di accoglienza e non di carità, tant’è che passati sei mesi i bimbi potevano scegliere se tornare alla loro città natale o rimanere al nord. Tratto dal bel libro omonimo di Viola Ardone, Cristina Comencini dirige con mano sicura senza pietismi e lungaggini un film bello e commovente su un fatto realmente accaduto che diede un futuro a un’infanzia cui sembravano negate sopravvivenza e educazione. Il suo sguardo si sofferma anche sul ruolo delle donne comuniste dell’Emilia che, in assenza degli uomini partiti in guerra e che ancora dovevano rientrare nei paesi di nascita, si rimboccarono le maniche e svolsero le mansioni che abitualmente spettavano ai maschi. Alcune di loro combatterono i partigiani in nome di un’Italia non più divisa tra nord e sud ma unita. E’ proprio l’unità di un’Italia dei tempi andati che emoziona perché fa pensare a un periodo storico in cui l’ideologia aveva un’importanza enorme e ci si batteva per essa. Il film tratteggia anche questo aspetto, senza entrare a piedi uniti nell’argomento ma facendolo intravvedere come una parte della narrazione. La regista dirige bene anche il bravo gruppo di attori e attrici, tra cui svetta una grandissima Barbara Ronchi, cui basta un semplice movimento della testa per dare espressività al personaggio di Derna, comunista ex combattente; Antonia Truppo in un ruolo non da cattiva (finalmente!) è molto molto brava e convincente. Mentre Serena Rossi gigioneggia un poco esprimendo una napoletanità che fa pensare a una copia di Sofia Loren. Molto bravo anche Francesco Di Leva (ma quando mai non lo è!) e Manuel Cervone che impersona Amerigo bambino con grande naturalezza. Un po’ “fermo” dal punto di vista espressivo Stefano Accorsi. Il film, presentato su grande schermo alla scorsa Festa del cinema di Roma viene distribuito direttamente e in esclusiva su piattaforma digitale. Da vedere, su Netflix.
Recensione del Conte Adriano Cavicchia Scalamonti, 17.12.2024