2C: Milan-Inter 0-4
Il 4-0 finale per l’Inter, anzi 0-4 come recitava il tabellone di San Siro, spedisce l’inedito derby d’agosto dritto nella storia. Avevo avuto buone sensazioni fin dal mattino, quando nella consueta partita a tennis del sabato contro il mio solito tignoso avversario avevo chiuso 6-2 6-1 giocando bene e perfino con l’imprevista complicità di righe e nastri, roba che di norma mi è quasi sempre avversa. Pensavo intimamente di vincerlo il derby, ma certamente non mi aspettavo un’Inter da urlo con una qualità di gioco altissima e quattro gol, uno più bello dell’altro. Da manuale del calcio l’azione che alla mezz’ora ha dato il via al rock and roll nerazzurro con gli scambi di prima tra Eto’o e Milito e l’inserimento di Thiago Motta per il sinistro a giro vincente. Dopo il raddoppio di Milito su rigore concesso dall’arbitro Rizzoli per fallo di Gattuso su Eto’o, Maicon ha triplicato una manciata di secondi prima del riposo, chiudendo virtualmente il derby. La ripresa praticamente non si è giocata, anche se Stankovic, uomo derby per definizione, ha calato il poker dopo una ventina di minuti con la gente rossonera che stava già sfollando. L’episodio-chiave, ossia il pasticciaccio di casa Milan, è però accaduto poco prima della mezz’ora del primo tempo, dopo un buon avvio con Ronaldinho che ha calciato al cielo una ghiotta occasione, simulando tra l’altro un contatto in area con Stankovic assai poco sportivo. Gattuso si è già procurato da solo una distorsione e una caviglia gonfia come un melone. Ha già chiesto il cambio, anzi praticamente è già uscito quando sulla panchina del Milan arriva il panico. Leonardo si consulta con Tassotti, Seedorf avrà pure il polpaccio da fasciarsi ma pare a bordo piscina con maglietta d’allenamento e infradito. E ha impiegato cinque minuti solo per mettersi i parastinchi e allacciarsi le scarpe. Lì è successo tutto con Gattuso costretto al fallo da rigore su Eto’o lanciato a rete. Rizzoli incredibilmente lo ha graziato con il cartellino giallo, anziché rosso, malgrado il fallo fosse evidentemente da ultimo uomo e l’occasione da gol più che chiara. Dopo che Mlito ha trasformato il rigore, in perfetta intesa con Eto’o, rigorista contro il Bari dove guarda caso il fallo lo aveva subito l’argentino, Gattuso si è lasciato andare ad un fallaccio di frustrazione a centrocampo su Sneijder. Inevitabile stavolta l’espulsione, con Gattuso che ha lasciato il campo bestemmiando verso la sua panchina, dove Seedorf era finalmente pronto. Credo che la reazione di Ringhio abbia mandato in bambola in bambola l’intera panchina rossonera, tant’è che dalla Tv si è visto Maicon dopo il terzo gol attraversare come una scheggia impazzita l’area tecnica rossonera per andare a festeggiare con amici brasiliani in tribuna, accompagnato dagli sguardi inebetiti di Seedorf e dell’intera panchina rossonera. Difficile capire cosa poi sia successo all’intervallo in quello spogliatoio rossonero, ma il Milan mentalmente in campo non è più rientrato. E anche l’Inter si è fermata. Al quarto gol di Stankovic, Mourinho pare abbia detto ai suoi di fermarsi e pare lo abbia detto anche a Berlusconi a fine partita. Il quinto gol di Eto’o è casuale oltre che in netto fuorigioco. Anni fa l’Inter perse un derby con sei gol di scarto, ma l’interista di norma è ufficiale e gentiluomo, mica soldataccio e provincialotto ed accanirsi su un avversario in agonia neppure ci attrae. Già nel 1529, durante l’assedio di Firenze, Francesco Ferrucci, ferito a morte, aveva pronunciato la celebre frase: “Vile, tu uccidi un uomo morto!” al capitano Fabrizio Maramaldo che stava per finirlo. L’Inter non è maramalda e non ha infierito sul rivale morente. Scherzi a parte, quel vecchio derby tennistico in campo poteva ricordarselo solo Zanetti, ma i calciatori di norma tengono a mente solo le proprie sconfitte, consumano le proprie vendette personali, raramente quelle del club per cui giocano, soprattutto se assai datate.
E’ stata un’umiliazione anche sugli spalti, con gli irridenti cori della Curva Nord a tema Kakà: “son venuto fin qua, per vedere segnare Kakà” e “non si vende Kakà” ad aprire la playlist. Insomma ragazzi, un derby da leggenda per l’Inter e da incubo per il Milan, con Mourinho che a fine gara è stato il solito mattatore, prendendo puntualmente tutti per il culo. Giovedì pomeriggio ci aveva ammonito sull’inutilità della rifinitura della vigilia, perché aveva già le idee chiarissime: peccato che venerdì si sia svolto l’unico allenamento del neo-acquisto Sneijder, in campo a sorpresa e protagonista di un esordio di grande personalità, con minelle che fin dai primi munti sibilavano attorno a Storari! In fondo anche il Bayern ha gettato subito nella mischia Robben, protagonista con una doppietta contro il Wolfsburg e devo ammettere che in questo i tecnici stranieri sono meno condizionati di quelli italiani. Con Sneijder Mourinho ci ha raccontato di aver preparato la partita via sms, ancor prima che fosse ufficialmente un calciatore dell’Inter. E si era pure inventato che Zanetti sarebbe finito in panca, giusto per divertirsi a sballare tutte le formazioni nerazzurre annunciate. Come non bastasse, dopo aver chiesto tempo per amalgamare una squadra nuova, ha poi buttato invece nella mischia tutti e cinque i nuovi acquisti fin dall’inizio. Chi vince ha sempre ragione, chi stravince un derby che verrà ricordato per decenni merita il plauso condizionato di tutti, compreso Cobolli Gigli, a cui questi quattro schiaffoni dovrebbero insegnare maggior prudenza in certe dichiarazioni. Quando si sbilancia ride pure gran parte dell’Italia juventina, memore delle uscite del proprio presidente fin dall’anno scorso, all’epoca dei pronostici da piccolo ammiraglio di battaglia navale, tra portaerei e corazzate. Ho la casella di posta del sito intasata anche da tifosi del Milan che mi chiedono cosa pensi adesso della loro squadra, forse perché al di là della mia simpatia nerazzurra e di qualche irrinunciabile sfottò, mi riconoscono un certo equilibrio, merce sempre più rara, nell’analisi. Mi fa piacere e credo che come non era diventato improvvisamente favorito il Milan dopo il successo a Siena, così non è tutto da buttare oggi dopo la batosta nel derby, che conta relativamente nell’economia di un campionato lunghissimo. Certamente vedere un gregario come Storari chino a inizio ripresa davanti alla panchina del Milan nel tentativo di capirci qualcosa non è un segnale incoraggiante, ma è indegno che Leonardo, persona squisita che conosco da anni, passi per il capro espiatorio di una situazione di cui non è reponsabile. Ritengo Leo un bravissimo dirigente ma non lo vedo come allenatore, può darsi mi sbagli. Agli atti però ci sono le sue richieste di rinforzi fin da luglio, mentre si è ritrovato una squadra che l’anno scorso era già arrivata terza pur con un fuoriclasse come Kakà e l’ultimo rassicurante Maldini. Quest’anno gli hanno preso solo Huntelaar, che rischia pure di non trovare grande spazio, se davvero si insiste sull’assurdo diktat del premier che vuol Ronaldinho in campo, anche quando è sinceramente impresentabile. Riguardatevi il suo evanescente derby e quello straordinario degli ex genoani Milito e Thiago Motta. Milito ha fatto girare tutta l’Inter, Ronaldinho ha rallentato il Milan oltre ogni logica. Perché deve giocare sempre per diritto divino, anche quando si è allenato male, come mi ha rivelato qualche collega che è stato a Milanello tutta la settimana? Io non so ancora se l’Inter sia troppo forte o il Milan troppo debole. Lo capirò tra tre mesi, perché non ho la certezza che l’Inter senza Ibra sia più forte. Certamente quest’anno Mourinho ha diverse soluzioni di gioco e alla lunga ciò potrebbe fare ancora la differenza. Quanto a Ibra l’ho appena visto in Supercoppa chiamare umilmente il pallone in campo e quasi spinto nelle retrovie del palco al momento della premiazione dal gruppo storico del Barcellona. Dovesse ripensarci, sappia che all’Inter hanno conservato lo scontrino. Naturalmente scherzo, mentre sono molto serio nel diffidare quei soliti quattro gatti neri interisti, pessimisti per definizione, a farsi vivi su questo sito per almeno un mese e invito i cugini rossoneri ad avere fiducia, tanto quella con costa nulla e per il pareggio di bilancio è perfetta. Faccio questo mestiere da oltre vent’anni e nella mia vita di Inter improponibili ne ho viste! Occorre che in casa Milan trovino l’umiltà di ricominciare, mentre invece a volte sembrano sul Titanic che affonda, mentre l’orchestrina continua a suonare. Stavolta però si è fermata anche l’orchestrina.
Ciao Gian Luca, il derby è stato esaltante e devo dire che da quando seguo il calcio (stagione 1983-84) a memoria non ne ricordo di vinti così nettamente sia nel punteggio che nel gioco. 4-0 è un risultato più che netto, anche se non completa la vendetta del famoso 0-6 subito nel 2001. Personalmente quello 0-6 non l’ho mai digerito: non ne faccio sicuramente una questione di vita o di morte, ci sono cose più importanti del calcio anche se sono un tifoso sfegatato, però io, al contrario di te, avrei preferito infierire. Vi sono parecchie differenze tra il nostro 4-0 e quello 0-6: quella catastrofe sportiva avvenne a stagione finita in un anno dispari, ossia senza Europei o Mondiali, quindi se un giocatore milanista voleva affondare il coltello nella piaga poteva farlo senza correre grossi rischi. Voglio però ricordare che, nonostante tutto, terminammo quella stagione davanti al Milan. Ora siamo a inizio stagione, con un mare di partite davanti tra campionato, Champions, Coppa Italia
e partite delle varie nazionali. Affondare il coltello nella piaga, a questo punto della stagione, è un rischio sia dal punto di vista degli infortuni, sia dal punto di vista dello spreco energetico. Pertanto, anche se mi sarebbe piaciuto infierire, in fondo capisco che non lo sia fatto. Tuttavia, come principio generale, io non sono d’accordo che non si debba infierire nello sport se ne capita l’occasione. Io credo che quando uno sportivo scende in campo, o in pista, o in pedana, o dovunque sia, debba fare solo una cosa: il proprio dovere, e fino in fondo. E il proprio dovere è continuare a competere cercando di impegnarsi nel raggiungimento dell’obiettivo, che nel calcio sono gol. Se poi entrano in gioco le valutazioni che ho fatto prima, non è sbagliato, ma comunque sono legate al proprio tornaconto, non al pietismo per gli avversari che trovo ridicolo. Nel calcio di alto livello, i giocatori sono abbastanza adulti, vaccinati e ben pagati per sopportare l’onta di una goleada subita senza frignare. Hai citato l’episodio storico di Maramaldo: bella metafora,
ma grazie a Dio non scorre sangue di fronte a una goleada. Ci sono sport in cui la sola ipotesi di alzare il piede dall’acceleratore è considerata una bestemmia. Penso a un aforisma che conosco anch’io da anni e che hai citato anche tu qualche volta: “Il calcio è uno sport da gentiluomini giocato da villani, il rugby è uno sport da villani giocato da gentiluomini”. Ebbene, nel rugby nessuno penserebbe mai a fermarsi per pietà dell’avversario.
Ricordo qualche anno fa che un incontro di rugby Sudafrica-Italia terminò 101-0. Mi viene in mente anche una finale di tennis, singolare femminile del Roland Garros 1988 dove Steffi Graf annientò Natalia Zvereva 6-0 6-0 in soli 34 minuti. Io credo che sia questo il vero rispetto dell’avversario: impegnarsi sempre e comunque fino allo spasimo. Secondo me, il contrario è la vera presa in giro.
È anche vero che ci sono sport in cui esiste la cosiddetta “mercy rule”, che prevede che una partita possa essere sospesa per manifesta inferiorità, una regola applicata nel baseball, anche se non in MLB, e nel softball dove si chiama run ahead rule. Però, nonostante il nome, io la intendo più una regola che serve per evitare che un incontro o parte di questo possa diventare davvero noioso e senza significato, anche perché nel baseball e nel softball, non essendoci una durata prefissata e in teoria un incontro può durare all’infinito. In altre situazioni, posso capire regole come queste per impedire margini esagerati solo in partite tra squadre di bambini. Spero di aver espresso bene il mio pensiero.
Gianluca
Di fondo hai ragione tu, ma il mio discorso, con la citazione storica di Francesco Ferrucci e Fabrizio Maramaldo, era legato a come viene vissuto il calcio in Italia da parte della maggioranza delle persone. Quanti lo vivono quasi come una forma di riscatto sociale dalle loro frustrazioni? In altri Paesi, dove vige la cultura sportiva anglo-sassone, nessuno si sognerebbe mai di fermarsi, ma anche perché lo sport viene visssuto per quello che è, un gioco, in cui a volte vinci, a volte perdi e a volte stravinci o straperdi, ma finisce lì. Qui per certa gente il calcio è una guerra di religione e c’è chi si ricorda di torti arbitrali subiti vent’anni fa. Solo qui si danno valenze morali e moralistiche ad un partita di calcio ed è assurdo. Qui per alcuni la fede calcistica è più importante della salute, della famiglia e del lavoro. E in certe occaisoni sono gli stessi calciatori in campo ad accordarsi tacitamente di non esagerare gli uni con gli altri, per timore poi delle pressioni successive. Perché se poi la stampa critica pesantemente, apriti cielo! Bisognerebbe raccontare che sono semrpe tutti belli e bravi o a volte solo sfortunati e non a caso spesso la colpa dei loro guai viene riversata sui giornalisti, rifugiandosi nei canali tematici societari, dove il senso critico è praticamente azzerato. Naturlamente quando le cose vanno bene invece la stampa serve e viene cercata. Ti faccio un esempio: all’indomani dello 0-4 un mio amico australiano di Sydney che simpatizza per il Milan mi ha domandato il perché della differenza tra il primo e il secondo tempo, perché si era accorto che nella ripresa l’Inter calciava solo da lontano, senza più le belle azioni palla a terra che avevano tagliato il Milan come burro nel primo tempo. Gli ho spiegato che ad un certo punto, quasi per un tacito accordo tra i calciatori, la partita era cambiata. Ho capito che non ha capito, proprio perché lui è abituato al rugby, dove certe cose non esistono. Devo dire che far sapere che si poteva vincere con uno scarto ancora maggiore di quello visto può dar più fastidio che farlo, ma all’estero la partita finisce sempre in campo. E sarebbe bello che si tornasse a pensare al calcio come ad un gioco, non come a qualcosa che deve necessariamente dare realizzazione od umiliazione. Sai che mi frega perdere una partita di calcio 10-0: il mio obiettivo è vincere nella vita, magari anche 1-0 su autorete.
GLR
Caro GLR,dopo aver visto qualche partita della nuova Inter, mi sembra che nessuno dei commentatori abituali abbia fatto notare che quest’anno la campagnia acquisti ha avuto qualcosa di insolito: infatti dei nuovi arrivati nessuno, ma proprio nessuno, è un “bidone”, come invece troppo spesso accadeva fino ad un anno fa.Come spiegare il miracolo? Quando sento che Diego e Amauri sono grandi mi domando se aggregati all’Inter farebbero i titolari. Secondo me non sarebbero titolati e anche la cessione di Ibra sembra corretta. Grazie al Real, il Barcellona ha dovuto reagire spendendo una fortuna per un giocatore che gioca ancora come al parco (ricordo una sua vecchia intervista al riguardo), cioè il più forte prende il pallone e non lo molla più. Hai voglia a parlare di tattiche con uno così. Ed infine quali sarebbero i problemi caratteriali di Eto’o? Si è presentato in formissima e saluta sempre tutti, altri alla seconda di campionato girano ancora con la pancetta.
Un saluto
Sono un tifoso milanista veramente deluso e amareggiato per la fine che sta facendo la mia squadra. Chiedo a te che hai molta esperienza, cosa ne pensi di questo Milan. Io credo che siamo al capolinea, cioè mi spiego, la partita la puoi perdere con chiunque, soprattutto con un’Inter di questo livello, ma la sensazione è che il Milan non esista più in termini societari, dirigenziali, campagna acquisti, immagine, squadra, impegno, sacrificio: zero di tutto questo! Mi viene da piangere a vedere i giocatori che non corrono e che non lottano! Io avrei lottato di più di Ronaldinho prima di uscire dal campo sconfitto in quel modo. Ti saluto cordialmente e ti faccio i più sinceri complimenti per la tua squadra ! Con simpatia. Carlo
Caro Carlo, grazie per la tua sportività che ricambio pubblicando con piacere la tua mail, perché io avendo perso a lungo so bene cosa si prova e riconosco sempre l’onore delle armi agli sconfitti. Credo che la situazione sia sotto gli occhi di tutti, tranne di coloro che si ostinano a far finta di nulla: come ho già scritto nell’editoriale l’orchestrina suona mentre il Titanic affonda. Il calcio però è belllo perché quando tutto sembra finito poi si ricomincia e magari il Milan riuscirà comunque a riprendersi. Io però ci credo poco e Leonardo, che sarà pure inesperto, è da luglio che chiede rinforzi. Ha accettato di fare l’allenatore, un mestiere difficile che non conosce e che forse neppure lo entusiasma, ma rischia di passare per il capro espiatorio di scelte, come quella assurda del Premier, che passano sopra la sua testa. In più temo che non sia ben visto dalla vecchia guardia perché al Milan, pur partendo da calciatore ha fatto una carriera rapidissima a livello dirigenziale, in virtù di una cultura e di un’intelligenza che molti suoi ex-compagni non hanno. Si è assicurato assai più di altri il favore di Galliani e l’invidia è sempre una brutta bestia. Con questo i calciatori fanno quello che gli riesce ma una certa aria si smobilitazione non li aiuta di certo e ogni alibi è buono in situazioni come questa, che ho vissuto a lungo in casa Inter. In ogni caso, in un’azienda, come in un club calcistico, i problemi stanno quasi sempre nel manico. Quando l’Inter non vinceva, le maggiori responsabilità erano di Moratti e io, conoscendolo ancor prima che comprasse l’Inter, ho sempre il timore che stravolga i progetti nel loro momento migliore. In fondo mandar via Mancini in quel momento lasciò tutti di stucco. Poi gli ottimi investimenti degli ultimi anni e la scelta di un altro allenatore di livello hanno permesso che si continuasse a vincere. Un grande club vive prima di tutto della passione del suo presidente che poi ci investe pesantemente. Moratti potrà anche comprare 200 stranieri ma è profondamente legato al calcio milanese e follemente innamorato dell’Inter. E i suoi figli lo sono ancor di più. Almeno sulla carta, il domani della dinastia Moratti è assicurato. Io tutte queste cose in Silvio Berlusconi le ho viste a lungo, ma da qualche anno non le vedo più. Tantomeno nei suoi eredi, per loro scelta molto lontani dal calcio e dal Milan. Probabilmente Berlusconi venderà nel giro di un paio d’anni, magari a Paolo Ligresti, che è già consigliere e ha certamente la forza economica per riportare il Milan in alto. Anche perché se il calcio è prima di tutto passione, non è detto che siano migliori eventuali soluzioni estere, vedi gli arabi, che ferebbero puro business, magari stufandosi presto. L’altra strada è partire dal settore giovanile, spiegando chiaramente alla tifoseria che per il prossimo quinquienno non si punterà a vincere ma a fabbricarsi in campioni in casa, anche se poi arriva il real Madrid di turno e se li porta via.
GLR