Il 5 maggio del soldato Garioni
Non solo per calciofili: un brano del ‘poeta’ Claudio Garioni dopo il 5 maggio 2002.
Era il 1989. L’Inter festeggiava il suo ultimo scudetto. Quello dei record. La lingua va dove il dente duole, la mente no: va dove il pensiero è più piacevole. E cioé sempre lì, al 1989. Era anche l’anno dello scudetto dell’Arsenal (dopo un lungo digiuno, se non erro) che Nick Hornby in Febbre a 90° ci descrive con tutta la sua passione per il calcio. Da allora l’Arsenal ha vinto (sempre se non sbaglio, Sea correggimi nel caso!) un altro scudetto e quest’anno sta per portarne a casa un altro (per di più con ex-interisti come Bergkamp e Kanu…). La Beneamata nerazzurra in quest’arco di tempo non era riuscita a ripetersi. E non ci è riuscita neanche in quest’anno palindromo… Il sogno si è spezzato a poco più di un tempo dall’ultimo triplice fischio finale della stagione. E’ uno di quegli attimi che restano indelebili (vero, Ale?): Gresko inventa un folle retropassaggio per Poborsky che segna il 2-2 laziale. Al ceco che l’anno prossimo lascerà la Lazio non importava molto della qualificazione alla coppa Uefa, ma vedere i “suoi” tifosi schierarsi contro i biancocelesti sperando nella sconfitta dei propri eroi e poter fare un favore al suo connazionale e amico Pavel Nedved gli deve aver dato le motivazioni giuste per quest’ultima fatica. Tanto basta per soffiare via il castello di carte costruito da Cuper nella mente dei giocatori interisti: il crollo è evidente, la squadra non rientra da quelli spogliatoi. Ormai la disfatta è compiuta e i guerrieri restano a terra incapaci di rialzarsi e rimettersi a cavalcare il destriero: la principessa stavolta non sarà salvata. A ridere per ultima sarà la strega… o meglio la Vecchia Signora. Il destino sa essere crudele come nessun altro: nel momento della tua massima delusione, vedi le fossette crearsi sul volto del tuo peggior nemico. La gioia lascerà sul viso degli juventini una ruga sicuramente più sopportabile di quella incisa dalle lacrime nerazzurre. Ha vinto quella che pareva essere la favorita a inizio stagione, ma che con l’andare del tempo aveva cancellato dal suo abito questa scomoda etichetta… Gli dei dell’Olimpico hanno riservato ancora lacrime per Ronnie: il punto di congiunzione tra un calciatore e un extraterrestre sembra tanto umano mentre si tiene la testa nelle mani. Sul campo dove aveva già pianto quando i legamenti avevano ceduto incrinando la sicurezza di poter tornare a giocare, il 9 brasiliano esce sulle sue gambe, ma non può essere felice neppure stavolta. Lui la sua etichetta non riesce a staccarla: a detta degli “intenditori” l’unica vittoria importante (Coppa Uefa e Coppa delle Coppe non paiono contare molto…) resta quella del Brasile nel ’94. Peccato che per lui i minuti in campo fossero pari a zero. Sulla panchina del pianto, vicino a lui, c’è Hector Cuper. Altro etichettato. Andrebbe considerato un resuscitatore di squadre e, invece, i suoi miracoli a metà (interrotti sempre a un passo del gioioso urlo finale) ne fanno vedere il classico bicchiere mezzo vuoto. Soprattutto quando si parla di Inter, squadra dal pubblico di un pessimismo ormai cosmico. E forse stavolta anche il cosmo ha fatto capire che qualcosa di strano stava per succedere: proprio da domenica tutti i corpi celesti che l’uomo conosce fin dall’antichità (Terra, Sole, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno) sono allineati. Un fatto che si verifica un paio di volte al secolo… Purtroppo per i tifosi dell’Inter le delusioni derivanti dalla loro “Beneamata” non sono di pari frequenza. Quello di quest’anno, infatti, è stato solo l’ultimo tradimento della serie (Shalke 04, Lugano, Helsingborg – squadra difficile persino da scrivere… – giusto per indicare alcune tappe fondamentali del calvario). A una fidanzata se ne perdonerebbero molti meno e si sarebbe attraversati dal desiderio di lasciarla per una ragazza meno affascinante, magari, ma sicuramente più affidabile. Con “lei”, invece, non puoi. Non riesci. Vorresti credere di poterti disinteressare di lei, di trattarla male, trascurarla, lasciarla andare per la sua strada. E invece no. Quella maglia, quando l’hai amata, non puoi togliertela dalla mente. Già lo sapevi quando ti innamoravi dei suoi calciatori. Il tuo scetticismo manifesto avrebbe cercato solo di nascondere la voglia di essere smentito dai colpi geniali di individualità straordinarie. Il genio però, si sa, è croce e delizia… E così ti ritrovi più spesso a portar la croce che a gustarne la delizia. Forse un domani capiterà di vincere uno scudetto inaspettatamente all’ultima giornata dopo averlo perso (Lazio e Juve ne sanno qualcosa…). Il problema è quella parola: forse… Per chiudere vi lascio con le parole del mio “fratellino”, meglio (o peggio) conosciuto come MiRò (anche lui interista): “Ma se è vero che i sogni hanno le ali, cosa ci facciamo ancora qui per terra?”. Mi pare fotografare bene l’attimo… Quelle ali saranno sufficienti per liberarsi di nuovo in aria? Spero tanto che Victor Hugo non abbia ragione. Lui scrive nei Miserabili: “Surrogare il pensiero con il sognare, è scambiare per nutrimento un veleno”. Un salutone a tutti C Sono i sogni a tenerci svegli. (Matteo Pennacchi – Il grande sogno) E se è tutto un sogno, che importa. Mi piace e voglio continuare a sognare, rispose l’umano… (L.Sepulveda) Scusate se mi sono dilungato, ma non riuscivo a fermare le dita sulla tastiera… Complimenti a chi è arrivato fin qui.
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