Chi fa casino viene ceduto!
Pubblicato su Il Giorno, rubrica Inter nos – 16 gennaio 2004
Se davvero Christian Vieri dovesse lasciare l’Inter proprio adesso, forse troverei la risposta definitiva ad una domanda che mi martella le tempie da troppo tempo. La domanda è quella che tutti fanno e si fanno: perché mai l’Inter non vince lo scudetto da 15 anni? Va bene gli errori societari e tecnici, va bene tutto quello che volete, ma nel calcio, prima o poi, sbagliano tutti. Nessuna grande però chiude con i propri campioni sull’onda emotiva. L’Inter pare invece ritrovarsi ogni anno nelle condizioni di fare i conti con un suo campione. Prima Ronaldo, poi Crespo, adesso Vieri. E non ho nemmeno voglia di tornare indietro fino al tormentone Roberto Carlos. Non m’interessano adesso i motivi per cui alcuni campioni hanno lasciato l’Inter. Le ragioni possono essere più o meno valide o condivisibili, ma vorrei capire perché ultimamente si preferisce chiudere un litigio o un rapporto difficile con una cessione, più rapida di qualsiasi manovra in campo. Cessioni dolorose, che poi provocano pentimenti e rimpianti. Certo, San Siro e i suoi ‘cecchini’ dal fischio facile non sempre hanno dato una mano.Va bene che chi paga ha il diritto di lamentarsi, ma la Milano nerazzurra ha coperto di fischi gente che dopo pochi mesi è andata a vincere altrove: cito alla rinfusa Trapattoni, Lippi, Bergkamp, Ronaldo, Roberto Carlos, Matthaeus, fino a Vieri. Bobo con l’Inter ha segnato 100 gol in 139 partite, con una media al momento di 20 gol a stagione. E’ stato il miglior cannoniere nell’ anno solare 2003. Avrebbe potuto giocare e segnare ancora di più senza infortuni, ma questo per molti non è sufficiente. L’Inter non ha mai vinto, dicono, per colpa di Vieri, come dire che il 5 maggio fu tutta colpa di Gresko. Io invece ascolto gli allenatori che hanno avuto Vieri e sento dire che lo (ri)vorrebbero tutti, perché in partita fa sempre gol e in allenamento è un professionista esemplare: il primo ad arrivare e l’ultimo a lasciare il campo. Quest’anno pare si sia allenato anche il giorno di Natale, ma questo non interessa a nessuno. Basta uno stop con il pallone a cinque metri o un errore sottoporta, spiegabile a volte anche con una condizione fisica non ottimale, e parte il concerto, mugugnano i solisti, fischia il coro. E lui s’incazza, non esulta, mette il muso, non comunica e la frittata è fatta. Ma la verità è che Vieri resta ancora oggi uno dei più forti centravanti al mondo: lo cercano grandi club, e ho il terrore che, più degli altri, lo cerchi la Juventus, anche per rifarsi dello sgarbo su Stankovic. Non può bastare un equivoco, o un litigio, anche a muso duro con Zaccheroni, per chiudere un matrimonio tra una grande squadra, l’Inter, e un grande campione, Vieri. Nessuno come lui, se sta bene, sa regalare la sensazione che da un momento all’altro possa arrivare il gol. Senza contare la barzelletta per cui Vieri non sarebbe mai decisivo: segna di più alle piccole semplicemente perché con le piccole l’Inter crea dieci palle gol, mentre con le grandi, a volte, manco mezza. Ma venti gol a stagione sono decisivi eccome, perché senza quei venti gol, l’Inter non avrebbe mai sfiorato la vittoria. A volte basta guardarsi negli occhi e parlare per risolvere una questione: lo facciano subito Zac e Vieri! Bobo litigò furiosamente anche con Lippi alla Juve: “tremavano i muri” – ha raccontato il tecnico di Viareggio – “ma la sera stessa, sentii una zampa d’orso appoggiarsi sulla mia spalla. Era Bobo e tutto finì lì!”. Zac avrà le sue ragioni per essere arrabbiato, ma l’Inter conta più di tutto il resto. Basta per favore. Almeno fino a giugno.
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