Mancini e mancini
Ho appena letto un curioso articolo Repubblica a firma di Enrico Franceschini intitolato I mancini, leader vincenti, così spiazzano gli avversari e mi è ha incuriosito, essendo io mancino. Poi ho pensato all’allenatore dell’Inter, che nulla c’entra con i mancini se non nel cognome. Leggendo però le considerazioni di Franceschini, mi è venuto quasi naturale questo assurdo collegamento. Il mancinismo, vi si legge, è una prevalenza funzionale dell’emisfero cerebrale destro, quello che guida la parte sinistra del corpo, sul sinistro. Secondo una teoria neurobiologica i due emisferi del cervello, il destro e il sinistro, hanno ‘specializzazioni’ diverse: il sinistro ha capacità logiche e matematiche, il destro artistiche. I mancini, ‘governati’ dall’emisfero destro, avrebbero dunque doti artistiche, e quelle sembra averle anche Mancini Roberto da Siena, a giudicare dall’abnorme numero di formazioni messe in campo dal suo arrivo all’Inter. Per secoli si è dato al termine ‘sinistro’ un significato peggiorativo, come per tutto ciò che è diverso, ma il medioevo è finito da troppo tempo per affrontare anche quest’aspetto. Si ritiene comunque che il mancinismo, che è più diffuso tra i maschi, sia ereditario e fin dall’età della pietra è stato prerogativa dei valorosi. Nuovi studi sul mistero della mano sinistra rivelano che il mancinismo era assai comune nelle società più violente. Oibò, io sono mancino! Sarò mica un violento? “Cos’hanno in comune dunque” – si chiede Franceschini – “Alessandro Magno e Napoleone Bonaparte, John McEnroe e Bill Clinton? Un lontano antenato che menava sodo, e che riusciva, nelle risse quotidiane dell’età della Pietra, a mettere quasi sempre a terra l’avversario. L’avo di qualche milione di anni or sono primeggiava grazie ad un piccolo ma importante vantaggio, che ha poi trasmesso geneticamente ai discendenti: era più abile con la mano sinistra che con la destra. Il suo opponente non se l’aspettava, e perciò veniva spesso piegato, battuto, ucciso.
Per i biologi si tratta di un autentico enigma. Nei paesi occidentali i mancini costituiscono circa il 10% della popolazione. Secondo alcuni i mancini in media tendono ad avere maggiori problemi di salute e hanno un più alto rischio di incidenti rispetto a chi usa meglio la mano destra. Ma poiché il mancinismo non è stato eliminato dall’evoluzione naturale si ritiene che debba per forza esserci qualche vantaggio nascosto a controbilanciare gli svantaggi. Ma quale? Nessuno lo ha ancora stabilito con certezza. Certo, il vantaggio dell’effetto sorpresa nelle lotte dell’età preistorica ha portato due ricercatori francesi dell’università di Montpellier Charlotte Faurie e Michel Raymond a concludere per deduzione che più alto è il livello della violenza in una società pre-industriale, più grande è il vantaggio di essere mancini. Dopo alcune indagini su otto popolazioni indigene contemporanee i due ricercatori hanno perfino concluso che più una società è aggressiva, più alta è la proporzione di uomini mancini”. Apriti cielo, diversi studiosi hanno contestato questi studi, ricordando che il mancinismo è stato spesso sinonimo di genialità, ma non necessariamente di violenza: e hanno ricordato che tra i mancini più famosi, accanto a Napoleone Bonaparte, Giulio Cesare, Alessandro Magno e la regina Vittoria c’è pure il Mahatma Gandhi, teorico della non violenza. Certo, nel campo della politica e delle arti, la lista dei mancini schiera una formazione di livello assoluto: tra gli artisti Leonardo da Vinci, Raffaello, Michelangelo, i tre più grandi in assoluto, ma anche Pablo Picasso e Paul Klee; tra gli statisti Harry Truman, George Bush senior, Bill Clinton, Fidel Castro e Ronald Reagan; tra gli attori Fred Astaire, Bruce Willis, Shirley McLane, Julia Roberts e Harpo Marx; tra i musicisti Bob Dylan, Paul McCartney, Jimi Hendrix e Phill Collins; tra gli sportivi Pelè e Maradona, Mark Spitz, Ayrton Senna e John McEnroe. Conclude Franceschini: “Il mistero resta irrisolto. Eppure pensando ad Alessandro Magno o a Napoleone non è difficile credere che il mancinismo sia un modo adottato da madre Natura per selezionare attaccabrighe, grandi guerrieri e leader naturali, spesso vincenti”. Varrà anche per chi è Mancini solo di cognome e fa l’allenatore dell’Inter?
Per i biologi si tratta di un autentico enigma. Nei paesi occidentali i mancini costituiscono circa il 10% della popolazione. Secondo alcuni i mancini in media tendono ad avere maggiori problemi di salute e hanno un più alto rischio di incidenti rispetto a chi usa meglio la mano destra. Ma poiché il mancinismo non è stato eliminato dall’evoluzione naturale si ritiene che debba per forza esserci qualche vantaggio nascosto a controbilanciare gli svantaggi. Ma quale? Nessuno lo ha ancora stabilito con certezza. Certo, il vantaggio dell’effetto sorpresa nelle lotte dell’età preistorica ha portato due ricercatori francesi dell’università di Montpellier Charlotte Faurie e Michel Raymond a concludere per deduzione che più alto è il livello della violenza in una società pre-industriale, più grande è il vantaggio di essere mancini. Dopo alcune indagini su otto popolazioni indigene contemporanee i due ricercatori hanno perfino concluso che più una società è aggressiva, più alta è la proporzione di uomini mancini”. Apriti cielo, diversi studiosi hanno contestato questi studi, ricordando che il mancinismo è stato spesso sinonimo di genialità, ma non necessariamente di violenza: e hanno ricordato che tra i mancini più famosi, accanto a Napoleone Bonaparte, Giulio Cesare, Alessandro Magno e la regina Vittoria c’è pure il Mahatma Gandhi, teorico della non violenza. Certo, nel campo della politica e delle arti, la lista dei mancini schiera una formazione di livello assoluto: tra gli artisti Leonardo da Vinci, Raffaello, Michelangelo, i tre più grandi in assoluto, ma anche Pablo Picasso e Paul Klee; tra gli statisti Harry Truman, George Bush senior, Bill Clinton, Fidel Castro e Ronald Reagan; tra gli attori Fred Astaire, Bruce Willis, Shirley McLane, Julia Roberts e Harpo Marx; tra i musicisti Bob Dylan, Paul McCartney, Jimi Hendrix e Phill Collins; tra gli sportivi Pelè e Maradona, Mark Spitz, Ayrton Senna e John McEnroe. Conclude Franceschini: “Il mistero resta irrisolto. Eppure pensando ad Alessandro Magno o a Napoleone non è difficile credere che il mancinismo sia un modo adottato da madre Natura per selezionare attaccabrighe, grandi guerrieri e leader naturali, spesso vincenti”. Varrà anche per chi è Mancini solo di cognome e fa l’allenatore dell’Inter?
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