Non se ne può più, basta con le follie!
Pubblicato su Il Giorno, rubrica Inter Nos – 4 febbraio 2004
La cosa che più mi ha colpito nella vicenda Materazzi è stata la faccia di Zaccheroni dopo la partita. Una faccia, tra l’incredulo e l’arrabbiato, che domenica sera diceva più di mille parole. In conferenza-stampa, Zac avrebbe voluto parlare del 4-0 al Siena e dell’Inter ritrovata, di Recoba, tornato grande, e di Adriano, subito grande o, se preferite, della difesa finalmente imbattuta in campionato: non succedeva più dal 14 dicembre scorso, Bologna-Inter 0-2. La vicenda Materazzi l’ha invece preso in contropiede, costringendolo suo malgrado ad interessarsi non di chi era andato in campo, ma di chi in campo c’era e non doveva starci. Dopo la sentenza del giudice sportivo è evidente che Materazzi non ha dato solo una manata o un pugno, chiamatelo come vi pare, ad un collega, ma anche uno schiaffo ben più pesante all’Inter, che ora è ancora più in emergenza. Ma, al di là delle vicende tecniche, Materazzi ha fatto male soprattutto a sé stesso, e pagherà sul piano dell’immagine ben oltre la squalifica: la sua ‘fedina’ di calciatore, faticosamente ripulita dopo un lavoro di mesi, ora è di nuovo sporca, al punto che c’è chi dice che l’Inter non può più tenersi in casa uno così. Il dibattito infuocato di questi giorni non ha portato a nulla, nel senso che ognuno è rimasto sulle posizioni di partenza: da una parte chi ha giudicato sacrosanta la pubblica denuncia di Cirillo che ha innescato l’inevitabile processo mediatico, dall’altra, giocatori, allenatori ed ex, hanno ribadito la validità di un codice d’onore del calcio per cui tutto quello che succede in campo, e di lì allo spogliatoio, lì deve rimanere. I racconti degli uomini di calcio, sempre a microfoni spenti o a taccuini chiusi ovviamente, traboccano di storie da far-west mai raccontate. Chi ascolta la chiama omertà, coloro che a pallone ci giocano o ci hanno giocato per professione parlano di legge non scritta. Io però penso a Zaccheroni, l’unico allenatore al mondo che non può star tranquillo nemmeno dopo un 4-0. Ed è questo l’aspetto che, a freddo, fa più arrabbiare, perché non è questa l’Inter che Zac si aspettava, l’Inter della quale è pure tifoso. L’Inter è invece quella che, per una ragione o per l’altra, riesce sempre a rovinare tutto: spesso il bello di una partita passa in secondo piano e lascia sotto i riflettori il brutto di qualcos’altro. Dai fischi a Vieri dopo il 6-0 alla Reggina all’assurda reazione di Materazzi dopo il 4-0 al Siena il passo non è poi così lungo. Oggi Materazzi, ieri Emre e Almeyda, prima ancora Kallon: storie di isteria letali per la squadra e l’immagine. E la dura posizione assunta subito dalla società attraverso le parole del neo-Presidente Facchetti, a proposito seratina tranquilla anche per lui, ci dicono che finalmente la misura è colma. Secondo i più intransigenti l’Inter ora deve liberarsi al più presto di Materazzi. Io vado più in là: l’Inter deve liberarsi una volta per tutte delle proprie follie, che in questi ultimi tempi hanno straziato l’ambiente più di uno scudetto perso. E la faccia di Zac diceva senza parlare: “ma dove sono capitato se nemmeno quando si vince 4-0 posso essere contento?”. All’Inter, naturalmente, dove le grane sono di casa. Dove non c’è nemmeno il tempo di assorbirne una che già arriva l’altra. Adesso però basta. Ma basta davvero!
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