17C: Livorno-Inter 0-2
L’Inter ha aperto il 2005 espugnando il Picchi di Livorno con una doppietta di Vieri, soprattutto, ancora senza prendere gol. La vera notizia è proprio questa: nelle ultime quattro partite, la difesa ha chiuso inviolata in tre occasioni, a parte la catalessi di Siena. C’è chi già parla di svolta decisiva e di nuovo corso, ma attendo prove più significative, tipo il ‘match dei 27 punti’, domenica a San Siro con la Sampdoria che divide il quarto posto in classifica con i nerazzurri. Intanto, se Vieri sembra definitivamente recuperato alla causa, c’è da registrare l’involuzione, del tutto legittima, di Adriano, che ha ciccato il secondo rigore dopo quello di Siena ma, più che altro, è apparso terribilmente affetto dalla ‘sindrome della feijoada’, noto mal di stagione che affiligge storicamente molti brasiliani al rientro dalle vacanze a casa propria. Qualche giorno di allenamento, e tutto tornerà come prima per il capocannoniere. In attesa del tagliando per il brasiliano, vorrei spendere due parole su Marco Materazzi. Ero a Chicago e l’ho sentito dopo lo spavento che si è preso con la famiglia alle Maldive, dove la sorte, questa volta sotto forma di tsunami, ci ha fatto ancora capire che siamo tutti candeline disseminate su un’immensa torta pronte ad essere spente qua e là, senza preavviso e senza logica, da una mano superiore. Sono contento che Marco abbia vissuto a Livorno una bella giornata: moralmente il gol che ha sbloccato la gara resta suo, nonostante non sia la prima volta che Vieri, precipitando nelle aree avversarie con i suoi 90 kg, travolga tutto quello che trova, pallone compreso. E’ accaduto a Livorno, ma era già successo a San Siro in un Inter-Juve di un paio di anni fa, quando un suo ginocchio in volo aveva tolto a Toldo la gioia del gol da centravanti. Poco importa: a Materazzi ha fatto bene una giornata così, per riprendere la fiducia smarrita in panchina nelle ultime giornate. E, a proposito di panchina, mi ha fatto sorridere Bobo con la sua dichiarazione a fine partita, dedicata proprio a Materazzi: ‘In panchina’ – ha detto Vieri – ‘puo’ succedere a tutti di andare. Mica è un dramma! Non bisogna prendersela per così poco!’ Proprio lui parla, furbacchione, e lo dico con affetto! Lo dica a Zaccheroni! La verità è che Bobo, a volte, non conosce proprio la vergogna! Credo invece a Materazzi quando ha dichiarato che l’insulto strappato dalle telecamere di Sky dopo il gol era diretto non a Mancini ma ad un becero spettatore livornese che lo aveva offeso per tutta la durata del riscaldamento. Ci credo perché Materazzi è sempre stato un tipo sincero nella manifestazione dei suoi stati d’animo e ci credo perché nella stessa inquadratura ho notato l’espressione interrogativa di Stankovic, che non capiva proprio con chi ce l’avesse Materazzi. E Stanko, stavolta è proprio il caso di chiamarlo così, vista la sua partita, è tipo che per i suoi rapporti personali con il Mancio, avrebbe fatto ben altra faccia se Materazzi avesse voluto davvero colpire la panchina. In ultima analisi, volendo anche forzatamente pensare che Materazzi ce l’avesse proprio con Mancini, nessun problema! Il Mancio alla Lazio si è preso insulti a pioggia dai delusi Lopez e Simone Inzaghi, senza fare una piega: ci rideva sopra e, senza rancore, la volta dopo, li faceva giocare o li portava in panchina, a seconda delle necessità. In questi aspetti, il Mancio è ancora molto ‘calciatore’!
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