4C: Chievo-Inter 0-1
A Verona, sul campo del Chievo, tradizionalmente poco favorevole l’Inter di Mancini ha ottenuto il massimo risultato, la vittoria e i tre punti, con il minimo sforzo, il gol di Samuel. Per la verità non ricordo parate impegnative da parte di Julio Cesar e i nerazzurri avrebbero potuto vincere anche con uno scarto maggiore, ma va benissimo così. E’ stata, se vogliamo, una vittoria ‘alla Capello’, di misura, ma senza lasciare mai all’avversario spazio e tempo per colpire. Mancini ha opportunamente lasciato a riposo per gran parte della gara i più stanchi, Adriano, Veron e Cambiasso e per tutta la partita, Oba Martins, rimpiazzandoli con i sostituti naturali: Cruz, Pizarro, Cristiano Zanetti e Recoba, per l’occasione capitano. Intelligente la scelta di lasciarlo in campo per tutti i 90 minuti visto che, al momento, il Chino in attacco è l’ultimo della fila e, come ogni anno, corre il rischio di ‘perdersi’ deprimendosi. Ora, da qui fino alla sosta, o meglio fino alla gara con la Juventus, è prevedibile che possano giocare sempre i titolari, anche se Veron continuerà ad alternarsi o a coesistere, a seconda dei momenti, con Pizarro, che stavolta è partito dall’inizio ma, paradossalmente, ha fatto forse la partita meno brillante di quest’avvio di stagione. Pizarro è certamente più ‘regista’ di Veron, ma partecipa meno dell’argentino al gioco d’attacco. In rapida crescita Figo, che ha quasi i 90 minuti nelle gambe e che comincia ad andare via all’uomo sempre più spesso. Nella precisione del lancio e del traversone il portoghese trova la sua forza e non a caso è stato suo l’angolo che ha portato al gol Walter Samuel: un difensore che segna all’esordio è sempre un buon segnale, in linea con quelle ‘sensazioni’ che fanno ben sperare per un certo discorso di squadra. Intanto la difesa non ha preso gol per la terza partita di fila ed è forse la cosa che rende più felice Mancini. Se penso all’anno scorso, quando, nella prima parte di stagione, potevano far gol all’Inter anche gli spettatori…Ora c’è la Fiorentina ed è un brutto cliente, vicecapoclassifica con il Palermo, non a caso giustiziere dell’Inter. In testa a punteggio pieno c’è la Juventus, che a Udine ha raccolto anch’essa il massimo con il minimo sforzo ma su un campo più difficile di quelli di Palermo e Genova, dove hanno perso Inter e Milan. Fa discutere il caso Iaquinta, fuori rosa proprio alla vigilia della gara con la Juventus per non aver voluto prolungare il suo contratto con l’Udinese. Bizzarro che ne abbiano discusso proprio nella settimana in cui ci sono tre gare di campionato e proprio prima della gara con una società amicissima come la Juventus, ma non ho elementi sufficienti per i soliti sospetti. O non li voglio avere. Vorrei che finisse il tempo dei piagnoni e che l’Inter fosse più forte di tutto e tutti. Anche perché alcune precisazioni sono d’obbligo: Iaquinta non fa parte della scuderia Gea, essendo rappresentato come Bobo Vieri da Sergio Berti e, a sentire il patron Pozzo, ha già la testa lontano da Udine, un po’ come l’anno scorso Jankulovski e Pizarro che, anche se con meno clamore, subirono la stessa sorte di Iaquinta. Pozzo ragiona così: o si prolunga il contratto ben prima della sua scadenza a cifre prestabilite o, se si ha intenzione di cambiare aria, si esce subito di scena e dalla rosa. Non è proprio il massimo in termini di rispetto del lavoratore, visto che Iaquinta, come Jankulovski e Pizarro prima di lui, sta rispettando con grande profitto il suo attuale contratto, ma Pozzo è fatto così e la sua legge vale anche per i migliori, che sono poi quelli che, cercati o ingolositi da grandi squadre, non hanno alcun interesse a prolungare il contratto a Udine. Inoltre, val la pena di ribadire che, al di là di qualche protesta friulana tutt’altro che clamorosa, la Juventus ha sofferto ma non ha rubato nulla. La classifica dice semplicemente che al primo test vero la Juve non è caduta, come hanno fatto Inter e Milan, e questo prova che la leadership bianconera per ora non è discutibile. Per ora.
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