Adriano, i 100 milioni e la Selecao
Finora c’è stato qualche intoppo nella crescita dell’amore reciproco tra l’Inter e Adriano. Da una parte per il timore dei tifosi che Adriano fosse un brasiliano inaffidabile, come lo è stato Ronaldo, amato oltre ogni limite e scappato via in un’auto della Polizia. Dall’altra, per colpa dello stesso Adriano, che ha parlato impudentemente di club rivali: prima una coccola al Milan in diretta Tv, poi la sconsiderata intervista pro Real Madrid da Appiano, davanti alle telecamere dei colleghi spagnoli di Canal Plus, documentata nel mio sito nell’editoriale ‘Il casino Adriano’ del 26 gennaio scorso, vedi in archivio). Adriano riceve ogni mese proposte da parte dei migliori club del mondo: dopo Perez e Ronaldo per il Real, anche Ronaldinho lo ha invitato al Barcellona, senza contare l’offerta, tanto presunta quanto incredibile, di Abramovich: 100 milioni di euro in contanti per portarlo al Chelsea. Quante cose si potrebbero fare con 100 milioni di euro! Riportare il bilancio in attivo in un baleno, comprare quattro ottimi giocatori e, magari, avanza pure qualche spicciolo. Peccato solo che al momento i 100 milioni esistano solo nella fantasia, anche se è divertente immaginare come e dove spenderli. In ogni caso, Moratti prima e Tronchetti Provera poi, hanno ribadito l’assoluta incedibilità di Adriano, forse anche perché sanno bene che i 100 milioni di euro sono ‘invisibili’. Da quando ha rilevato il Chelsea, Abramovich ha sempre fatto circolare ad arte notizie di offerte clamorose per i più grandi calciatori del mondo ma, in realtà, non ha mai preso nessun fuoriclasse. Ultimamente, Adriano ha comunque dato prova di grande spirito di sacrificio e attaccamento alla maglia: si pensi solo alla commovente corsa contro il tempo per giocare l’Euroderby dopo il grave infortunio al ginocchio e all’impegno straordinario profuso quella sera, fino a farsi male di nuovo. Mancini dopo Inter-Siena pare averlo però messo in imbarazzo davanti alla contemporaneità tra la Confederation Cup con il Brasile in Germania e le eventuali finali di Coppa Italia, programmate il 12 e 15 giugno. Secondo Mancini Adriano dovrebbe scegliere l’Inter e lunghe vacanze, perché, se facesse tutto, non riuscirebbe a presentarsi fresco al prossimo ritiro, la cui prima fase, è già stata fissata al 6 luglio. Mancini ha spiegato che l’Inter farà la sua parte con la Federcalcio brasiliana, ma anche Adriano dovrebbe cercare di farsi esentare da Parreira. Peccato che la Federcalcio brasiliana ha già comunicato che non ci saranno eccezioni e che Adriano per ora è l’Imperatore solo qui. In Brasile il nostro è considerato ancora un giovane che non può certo permettersi di chiedere al suo CT di lasciarlo a casa. Sarebbe come se Gilardino, non Totti badate bene, chiedesse a Lippi di non convocarlo in Nazionale. Possono farlo Ronaldo e Ronaldinho, ma non Adriano, che non ha ancora nel suo Paese l’autorevolezza conquistata qui. Quindi Mancini è stato imprudente? O ha volutamente forzato la situazione, visto che il superlavoro della scorsa estate non ha certo giovato ad Adriano? L’Inter ovviamente smentisce, ma si parla di una nuova incomprensione tra Mancini e Adriano, dopo la panchina nel derby di campionato: insomma, a volte basta parlarsi un po’ di più per risolvere i problemi.
Che bello il tifoso dell’Inter che ripone nel suo reliquiario di sventure l’ennesima stagione senza vittoria con un sorriso abbozzato, perchè lui lo aveva predetto, profetizzato.
Quel tifoso per cui l’importante è essere duri e puri della contestazione, quelli del forza Inter mascherato, che storcono il naso alle vittorie da gennaio in poi.
Che non contano niente, che sono dannose, che sono tristi, che sono maledettamente inutili. Ma, chissà perchè, non possono mai essere un punto di partenza.
Quei tifosi che predicano, quelli per cui rifondare è il solito grande errore. E se rifondi non sai programmare. E se rifondi a metà non sei capace di fare il passo per intero. E se non rifondi… beh, qualche critica la si scoverà pur sempre, una qualsivoglia dissertazione di lapalissiano concerto. Quei tifosi che a metà luglio scelgono attentamente il capro espiatorio. Quei tifosi per cui a metà agosto è tempo di bollare.
Poi più nulla potrà essere motivo di ravvedimento, o metabolizzazione. Non sia mai.
Che belli quelli per cui la Coppa Italia è un traguardo che imporpora le gote, un figliastro di cui vergognarsi un pò, motivo di commiserazione e paragone, quelli per cui il terriccio del vicino è un giardino sempreverde, e la propria aiuola un pisciatoio per cani. Che bello il tifoso che si rigira su sè stesso, si morde la coda, si incensa, dissimula, severgninizza, de-severgninizza il mondo nerazzurro. Che concede trienni a chi fa comodo, che pennivendolizza tutto tranne quello che bordoneggia le proprie teorie. Una sorta di relativismo gestaltiano che preconfeziona strutture ordinate. Orsù, sarà questa una confessione trita, ritrita, noiosa, ma lasciatemi questa piccola soddisfazione, povero cristo che non riesce a capire se soffre di più per la propria squadra o per l’atteggiamento di chi dice di sostenere gli stessi colori.
Massimiliano