34C: Inter-Empoli 3-1
L’Inter Campione d’Italia ha ormai ufficialmente ripreso la marcia vittoriosa che ne ha contraddistinto l’intero campionato. Alzi la mano chi non si aspettava che con San Siro in festa, magicamente fasciato di nerazzurro, ci potesse scappare una mezza figuraccia! E invece quest’Inter ormai non si ferma davanti a nulla e vince pure con Mariano Gonzales centravanti dopo l’uscita di Cruz, all’11° centro stagionale, per infortunio. Il momentaneo pareggio di Saudati ha riaperto la gara solo per qualche istante prima che Recoba, direttamente da calcio d’angolo, riportasse l’Inter in vantaggio. Di lì a un attimo Stankovic ha chiuso i conti: 3-1 e vantaggio sulla Roma tornato a +18. Tra i momenti più commoventi l’applauso per Olivier Dacourt, altro grande professionista rilevato da Maxwell. E al fischio finale dell’arbitro Damato, via alla nuova festa nerazzurra, preceduta da un enorme ‘Grazie’ della Curva Nord e da un lancio di palloncini nel cielo di San Siro. Ed ecco momenti da far accapponare la pelle dall’emozione, con Materazzi front-man in mezzo al campo a scandire al microfono i cori da stadio e i figli dei giocatori nerazzurri a correre felici sul prato. E’ stata anche la festa dei bimbi: ogni tanto qualche tifoso entrava in tribuna-stampa e me ne piazzava uno in braccio, neanche fossi il Papa! Anzi, nell’occasione credo di aver sollevato e baciato più bambini del Pontefice, ma in una festa ci sta tutto: in ogni caso ho restituito ogni bimbo al legittimo proprietario, ci mancherebbe altro. Certamente sono stato smentito: per anni ho pensato che con l’Inter quasi a digiuno di vittorie nell’ultimo ventennio, l’età del tifoso interista medio si fosse irrimediabilmente alzata, invece ho visto molti giovanissimi con maglia e cuore nerazzurro. Insomma il futuro è assicurato, e se questa squadra manterrà le promesse di gloria, non dovremmo correre il rischio di perdere le giovanissime generazioni del tifo! Prossima festa dei Campioni d’Italia a Messina, settimana prossima. Lo so, pare una tournée, ma la voglia di proseguire le celebrazioni la fan venire proprio i rivali meno sportivi, capaci in pochi mesi di battere tutti i record assoluti di ‘rosicamento’ stabiliti dai tifosi nerazzurri nell’ultimo ventennio.
Caro Gian Luca, vincere è bello. Eh sì, che bello poter gridare a voce alta “I campioni dell’Italia siamo noi”, vedere i giocatori che diventano matti rotolandosi sullo striscione e cantando sul pullman in piazza Duomo! Non voglio fare assolutamente il tifoso radical-chic alla Beppe Severgnini per cui “perdere fa tendenza”, ma nell’interista che c’è in me non riesce a scomparire quella dolce sensazione malinconica nel ricordare giocatori, episodi e stagioni di un’Inter perdente, di quando si usciva da San Siro in autunno con le foglie gialle davanti al bar del Trotto dopo aver perso in casa con il Bari oppure quando ci si affidava alle folate di Gigi Orlandini da una parte e Davidino Fontolan dall’altra. Ricordo Bagnoli dalla Bovisa, L’Orlando furioso, Battistini che segnava sempre di testa in zona Cesarini, quelli che dicevano che Tramezzani era il nuovo Maldini, il metronomo Manicone, il cobra Darko Pancev, le bombe di Ruben Sosa, la lentezza di Jonk e Igor Shalimov, il cappellino all’indietro di Zenga. Non mi dimentico poi la solidità difensiva della coppia Paganin-Festa(!), il gol di Seno di testa, la carambola-traversa-Seba Rossi-gol che solo Berti avrebbe potuto indovinare, il guerriero Paul Ince, gli esordi del ‘Capitano, la flemma di Sforza, la grinta del Cholo, la vittoria sul Real con doppietta di Baggio, ‘el segna sempre lu’ Ganz, Taribo mangiali tutti’, le pennellate di Dj e le battaglie con lo Shalke. Ora si vince e si festeggia, ma certe emozioni che mi ha regalato un’Inter in tono minore mi rimarranno sempre dentro. Saluti. Marco Vailati Pavia
Caro Marco, quando dico che la psicologia del tifoso nerazzurro è uno dei più grandi misteri della scienza non lo dico a caso e devo dire che leggere la tua mail mi ha divertito. C’è però sempre qualcosa di snob nel celebrare la sconfitta e Beppe Severgnini lo ha ampiamente dimostrato. Io però sono meno complicato e amo vincere! Ricordo con un sorriso tutti i protagonisti e i momenti che hai menzionato ma è proprio questo il bello: ricordarli anziché viverli, perché significa che fanno finalmente parte del passato. In realtà non c’è nulla di più affascinante e coinvolgente della vittoria e poi, tranquillo, che a perdere si fa sempre in tempo. Ora però tocca un po’ agli altri essere romantici.
GLR