38C: Parma-Inter 0-2 e Inter Campione!
L’Inter è campione d’Italia per la sedicesima volta nella sua storia e per la terza di seguito: e chi non è d’accordo consulti l’albo d’oro. Questo scudetto resta il più vissuto e il più bello, anche perché si è anche avuto il timore di perderlo all’ultimo. Per la verità io non ho mai pensato male e da settimane, chi mi conosce ne è testimone, predicavo ottimismo, non perché sia un mago, ma perché rivedo più volte ogni partita spingendomi al di là del tifo. Se vi riguardate ora la partita con il Siena, così tragicamente vissuta una settimana fa, scoprirete, a mente tiepida se non fredda, che l’Inter non era poi così malmessa, come sostenevano i disfattisti nerazzurri, quei carri funebri con la perenne sindrome della sconfitta. Il calcio, ripeteva Brera, resta un mistero agonistico, ma c’è sempre un limite. E l’Inter quel limite lo aveva già superato sei anni fa all’Olimpico, con una squadra in ogni caso assai più bollita di questa e contro un avversario migliore del Parma. Ora potrei pubblicare quasi un centinaio di mail che ho conservato nelle ultime settimane e prendermi una bella rivincita sui catastrofisti nerazzurri, sempre a rompere i coglioni alle prime difficoltà, ma poi puntualmente in piazza col bandierone nerazzurro, pure sotto il diluvio. Marco, frequentatore abituale del sito, mi ha appena scritto di un tale che festeggiava lo scudetto a San Siro con la maglia di Materazzi urlando a squarciagola a Moratti di cacciare Materazzi. Rido a crepapelle, ma ci sarebbe da piangere. Voi non avete idea le tonnellate di cazzate che ricevo ogni giorno e se glielo dici, si offendono pure. Preferiscono le finte risposte diplomatiche, mentre io invece rispondo, e a volte pure male. Chi mi vuole bene davvero m’invita a cestinare senza rispondere, come fanno tutti, ma io proprio non ci riesco. Chissenefrega, comunque. Chissà che non s’impari a ragionare un po’ di più su quel che si scrive. E se a volte non m’interessa il consenso di alcuni interisti, figuratevi che mi frega di quello dei rivali non sportivi, incapaci di accettare il verdetto del campo. Non ho mai apprezzato chi non riconosce i successi altrui, se legittimi, a prescindere dal colore della sua fede. Il consenso all’avversario si chiama cultura sportiva, praticamente inesistente in Italia e a questo proposito non sono certo orgoglioso d’essere italiano. Per fortuna molta gente vive il calcio come un divertimento e non come un guerra di religione, soprattutto in questo sito, e al proposito ringrazio juventini, milanisti, addirittura romanisti che stanno scrivendo per fare i complimenti all’Inter per lo scudetto. E’ questo il mio pubblico. Anch’io mi sono incazzato per anni, quando vincevano gli altri, ma ne ho sempre riconosciuto i meriti, quando evidenti. Esaurito il noiosissimo pistolotto, veniamo cose belle, come questo scudetto, ch’è bellissimo, anzi stupendo. Come in una favola, l’ha deciso l’uomo più carismatico, Zlatan Ibrahimovic, lanciato nella mischia da Mancini a inizio ripresa. L’Inter forse ce l’avrebbe fatta anche senza Ibra, ma è fantastico che sia stato l’uomo-simbolo a decidere uno scudetto che dà lustro e valore anche ai due precedenti. l’Inter non è stata più campione d’Italia per un’ora, dal gol di Vucinic a Catania fino al vantaggio nerazzurro a Parma, ma qualcosa m’induceva a star tranquillo e dal Tardini credo di aver trasmesso anche un po’ di fiducia a chi mi stava guardando. Peccato per il contorno di incidenti prima e dopo la partita, con due poliziotti feriti, un asilo devastato e una tensione che mi spinge al più presto verso le vacanze, a disintossicarmi da un calcio sul quale non si può quasi più sorridere. Questo è lo scudetto di Roberto Mancini, arrivato alle soglie dell’esaurimento dopo quattro anni vissuti sempre in trincea. E in trincea si vive male, soprattutto se devi guardarti anche dal fuoco di chi ti sta accanto e che dovrebbe sparare all’esterno e non all’interno. Voglio proprio vedere quale altro allenatore riuscirà a resistere quattro anni in una società dove si fatica terribilmente a perdere, ma pure a vincere. Fossi nei panni del Mancio me ne andrei subito in Inghilterra, per evitare un epilogo ancor più doloroso. Intanto c’è da provare a vincere l’ennesima Coppa Italia. Con quello di Trapattoni e senza quello a tavolino, è il mio terzo scudetto da giornalista-tv, credo il più sentito! Anche per l’acqua che ho preso a Parma, senza ombrello o cappellino e con l’auto parcheggiata a due chilometri dallo stadio. E ho volutamente portato alcuni oggetti e accessori che avevo all’Olimpico il 5 maggio 2002. Perché credo davvero che la scaramanzia sia roba da medioevo e che uno la sfiga se la deve fottere! Chi più chi meno siamo tutti artefici del nostro destino. Gli illuministi lo dicevano già nel XVIII secolo, quando il calcio non c’era ancora.
Ciao Gian Luca, siamo i due pazzi che hai incontrato all’uscita della tribuna d’onore. Siamo di Civitavecchia (Roma) e siamo partiti sabato pomeriggio per Parma: io con la sicurezza che lo scudetto lo ‘avremmo’ vinto (a Siena c’eravamo) e Massimo con un po’ di quel senso di sfruttamento che spesso vi accompagna ma fiero come sempre e a testa alta come solo voi sapete essere. Siamo fuggiti dalla nostra città anche perché, nel caso di vittoria della Roma, avremmo vissuto una settimana di caroselli e sfottò (già da venerdì bandiere per tutta la città. La giornata non era cominciata male: pioggia a dirotto e scontri tra tifosi e polizia. Fuori dallo stadio abbiamo visto tutto. Che paura! Poi la partita, il cuore che batte forte (come si direbbe dalle nostre parti “ se me davi una cortellata in petto nun me usciva una stilla de sangue”) la squadra un po’ molle, il gol della Roma in avvio e la strana aria di 6 anni fa: ovviamente c’eravamo anche lì. Nell’intervallo chi piangeva, chi pregava, chi sperava, poi Ibra che si riscalda e entra. Al minuto 71 ho visto solo la palla in rete e Massimo (nato nel 1971 sarà destino?) che spalanca gli occhi, allarga le braccia e si butta all’indietro, sfoderando un urlo represso dal 1989. L’anno scorso a Siena è stato bello, ma stavolta è stato meraviglioso, con lo scudetto sofferto fino all’ultimo e la Roma che si è attaccata al ciufolo (grazie perché c’avete dato una salvata a noi laziali). Ti ho fatto una cronistoria un po’ confusa, perdonami, ma sono così felice per voi e per mio marito che non hai idea! Domenica scorsa dopo la partita col Siena, Massimo era impietrito e gli ho detto “Andiamo a Parma” perché me lo sentivo che ci dovevamo stare: lui era con me all’Olimpico il 14 maggio 2000, quando ha vinto lo scudetto la Lazio e perché questi sono momenti che nella vita non tornano più e li devi vivere fino all’ultimo, e poi a casa non sarebbe stata la stessa cosa.
Caro GLR finalmente è arrivata una soddisfazione autentica: è mancata solo la ciliegina del derby! Vorrei fare i complimenti a noi tifosi e poi a Mancini ed al suo staff. Il Mancio è riuscito nell’impresa di farci vincere, di ristabilire il primato dei Carabinieri nelle barzellette e di far disputare la Uefa al Milan. Mi auguro rimanga, con pieni poteri però, anche se lo giustificherei se decidesse di andarsene. Da Moratti c’è da aspettarsi di tutto. Infine, bisogna vincere la coppa italia per tre motivi: 1) rispetto nei confronti del trofeo che ha aperto la strada agli scudetti 2) dimostrare alla Roma che siamo i più forti, 3) superare il Milan. Comunque piuttosto di Mourinho preferisco Benitez Ciao
Caro Gian Luca, sono un tifoso nerazzurro, residente in Cina, a Shanghai, per motivi di lavoro, felicemente sposato con una ragazza locale ed in attesa del primo bimbo (tra circa un paio di settimane). Ovviamente mia moglie è interista ed il nascituro anche. Il giorno 19 maggio era il mio compleanno, e lo ho festeggiato nella migliore maniera grazie alla Beneamata! Il 18 maggio ho vissuto una nottata di passione come non mi capitava da tempo, forse dai tempi della finale del Mondiale, in diretta via internet con Parma, con mia moglie che per scaramanzia leggeva un libro di preghiere buddiste, fino al fischio finale e relativa esplosione di gioia. Dove vivo il portinaio è venuto a bussare alla porta per vedere se c’erano problemi dovuti alle urla, ma mia moglie ha risposto:”No problem. E’ interista!” Saluti, Rino