Inter indifesa e in difesa
Inter indifesa e in difesa, parola unica e due parole per descrivere un momento in cui occorrono fiducia e nervi saldi. Indifesa, in una parola, perché i centrali di classe europea in vista del ritorno con il Liverpool sono tutti al palo per infortunio o per squalifica e quindi il reparto sarà affidato all’inedito tandem Burdisso-Rivas, rispettivamente quinta e sesta scelta difensiva. Mancini ha intenzione di chiedere un sacrificio a Maxwell e a Chivu, anche se la lussazione alla spalla sinistra del romeno non invita certo all’ottimismo. Inter in difesa, in due parole stavolta, anche per le solite bordate, segnali d’invidia e inferiorità tecnica provenienti dall’esterno e già per questo da cestinare fuori dalla mente. E’ bastata la sconfitta a Napoli senza ben otto titolari, quelli che all’andata s’imposero 2-1 sui partenopei, per evocare spettri ormai sepolti in soffitta, come il 5 maggio e dintorni, come se la Roma avesse già recuperato i 6 punti di ritardo, che diventano 7 in caso di arrivo a pari punti. Come al solito tra i pessimisti e piagnoni sono anche alcuni interisti, gente che se un gatto nero l’incontra per strada si gratta i testicoli. Senza dubbio, la crisetta c’è, se vogliamo chiamare così una striscia di due pareggi e una sconfitta, cosa che non capitava dall’aprile 2007, ma le crisi sono ben altre, tipiche di ogni squadra impegnata in un campionato lungo e difficile, checché ne dica chi lo interpreta con distacchi siderali dalla vetta. Ma è quando è il gioco si fa duro, che i duri devono cominciare a giocare.
C’erano una volta due interisti, che litigavano spesso fra di loro a causa dell’Inter. Uno era sognatore e l’altro ipercritico. Questi due tifosi vivevano da soli in un paesino oramai deserto, non avevano nessun tipo di contatto con altri tifosi. Un giorno decisero di trasferirsi a Milano per seguire l’Inter da vicino e per poter frequentare lo stadio. Il sognatore sognava ed il critico criticava. Ma entrambi si resero subito conto di una cosa, gli altri tifosi interisti erano molto strani. La domenica dopo la vittoria tutti elogiavano la squadra e proclamavano successi. Il sognatore era felice e faceva notare la cosa al critico che si incazzava. Ma il mercoledì successivo dopo la sconfitta gli stessi tifosi che solo tre giorni prima gridavano al miracolo erano demoralizzati, e gridavano al fallimento della stagione. Questa era una rivincita per il critico nei confronti dell’amico sognatore. Ma la domenica successiva ecco pronto il contropiede. I due dopo un po’ di tempo decisero di tornarsene al paesello, e nella loro coerenza continuarono l’uno a sognare e l’altro a criticare lasciando ai tifosi della grande Milano “il gioco del tifoso lunatico”. Saluti, Federico