3UCL: Inter-Dinamo Kiev 2-2
Buon compleanno Inter! Anche se questa ricorrenza non è proprio di quelle da festeggiare: è infatti trascorso un anno dall’ultimo successo in Champions League, proprio a ottobre 2008 con la vittoria di misura a San Siro sui ciprioti dell’Anorthosis con gol di Adriano. Ora sono otto le partite senza vittorie e dopo il 2-2 casalingo con la Dinamo Kiev, la strada verso la qualificazione agli ottavi si fa certamente più tortuosa, ma per il funerale c’è sempre tempo. Che in Europa l’Inter abbia qualche problema è ormai risaputo, ma cominciare a frignare a metà del girone non migliora certo le cose. Tra l’altro l’inattesa sconfitta interna del Barcellona con il Rubin Kazan, che tanto scarso quindi non è, rende il girone più aggrovigliato del previsto e testimonia che tutto può ancora accadere. Certo che, per chi crede a queste cose, la sindrome europea di Ibra ha colpito anche lì: lui ha pure segnato un gran gol ma non ricordo da quanto tempo il Barcellona non perdeva in casa da una squadra nettamente meno attrezzata. In ogni caso, con una certa combinazione di risultati nemmeno così improbabili, magari con vittorie del Barcellona a raffica, l’Inter potrebbe ritrovarsi agli ottavi anche facendo solo quattro punti, cioè una vittoria e un altro pareggio. Le difficoltà in Europa, ormai è evidente, sono di natura mentale e più che uno psicologo servirebbe un grande risultato. Quattro anni fa, Roberto Mancini confidò ad un amico che al suo arrivo all’Inter aveva incontrato un’aria di rassegnazione: sembrava che dopo tanti anni di delusioni vincere fosse diventato impossibile. Fu il successo in Coppa Italia nel 2005 a rompere l’incantesimo e a convincere l’intero ambiente che l’Inter era ancora capace di vincere qualcosa. In Europa serve qualcosa di simile, un successo importante che segni la svolta, prima di tutto nella mentalità. L’avvio con la Dinamo Kiev è stato pessimo, con l’Inter che nella prima mezz’ora non l’ha praticamente mai vista. Incassato il gol di Mikhalik e rischiato il raddoppio di Shevchenko, l’Inter ha risalito la china con il solito Stankovic, ma è andata di nuovo sotto prima dell’intervallo con l’autorete di Lucio su angolo degli ucraini. C’ha pensato Samuel a rimettere in piedi i nerazzurri a inizio ripresa con un colpo di testa su corner di Sneijder, migliore in campo. Poi per tutto il resto della ripresa l’Inter c’ha provato fino all’ultimo rischiando il tracollo e attaccando a viso aperto, addirittura con Materazzi centravanti aggiunto per le palle alte negli ultimi minuti, ma senza fortuna. Samuel Eto’o, in condizioni precarie, ha anche sfiorato il vantaggio, ma non poteva fare di più e Suazo, subentrato a Muntari a inizio ripresa, ha fallito la migliore occasione della partita per pochi centimetri. Ridicolo prendersela con la direzione dell’arbitro inglese Atkinson, che ha diretto senza grandi errori. Ci sono ancora tre partite e resto ottimista: credo che l’Inter possa arrivare ai sette punti che, almeno in teoria, potrebbero pure bastare. Eto’o la prossima volta dovrebbe essere in condizioni assai più accettabili, senza dimenticare i recuperi di Milito e Thiago Motta, unitamente al ritorno di Balotelli. Adesso è ancora tempo di sentenziare sull’inadeguatezza europea dell’Inter e di Mourinho ed è giusto che sia così, ma il mio giudizio resta sospeso fino al termine del girone. Ripeto, non ci vuole un genio per capire che il rendimento in Europa dell’Inter è insufficiente: è ultima nel girone e l’unica a non aver perso, ma non ha neppure vinto. La questione purtroppo non è un tecnico-tattica, ma mentale e quindi assai più seria. Non a caso gli ultimi arrivati sembrano quelli più liberi di testa in Europa, da Sneijder a Eto’o. Adesso guai a perdere di vista il campionato, che è ancora tutto da giocare.
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