28C: Catania-Inter 3-1

Ora è crisi. La parola, quasi intimamente desiderata dagli incorreggibili gatti neri di una tifoseria capace come nessun’altra di passare dalle stelle alla stalle ad ogni minima sollecitazione, anche esterna, era stata usata fuori luogo tempo fa, ma ora può legittimamente essere riproposta. E magari c’è pure chi si compiace di poter dire di averlo previsto. Spesso su questa squadra il primo assurdo gioco al massacro lo compiono i suoi tifosi. Di alcuni, gli stessi che a Parma due anni fa mi avevano profetizzato per giorni la mancata vittoria del 16° scudetto,  ho conservato per un certo periodo un po’ di mail, che avrei voluto rispedire ai mittenti, con un tricolore allegato, ma non l’ho mai fatto per pigrizia. Ora però, bando alle ciance: l’Inter è in crisi ed è venuto il momento di fermarsi un attimo a raccogliere le idee, guardandosi in faccia. Un invito che rivolgo non ai tifosi, che nulla possono fare, ma a tecnico e squadra: loro si sono avvitati in questa situazione, loro devono uscirne. Invece di perdersi in scemenze, come il prolungato silenzio-stampa che crea solo equivoci e voci incontrollate, un giorno su Mourinho, un altro su Balotelli, un altro ancora su Sbirulino, se giocasse nell’Inter. A me non interessa più come e perché si è aperta la crisi, o come parcellizzare le responsabilità. A me ora interessa uscirne. In fretta. Il nervosismo di Mourinho in Inter-Sampdoria era dovuto anche alla consapevolezza anticipata di un’involuzione imminente? Ora non è più importante. Ora serve reagire. A Londra, vada come vada, ma se l’idea è quella di destinare le restanti risorse fisiche e mentali alla Champions con la prospettiva di  continuare a basso regime in campionato, è una follia. Se si arriva in finale di Champions, per poi magari perderla col Barcellona, tanto per fare un esempio, e intanto si trascura il campionato, non mi sta bene. A me interessa l’Albo d’Oro: un piazzamento europeo di prestigio non lascia traccia, uno scudetto sì! A Catania l’Inter ha perso una partita di campionato a più di tre mesi da Juventus-Inter 2-1, ma questa sconfitta arriva a ruota di troppi pareggi, in evidente crisi di risultati. Ma la crisi interessa anche il gioco, perché da questo punto di vista la partita col Catania è stata il prolungamento di Inter-Genoa di cinque giorni fa. Non è vero che l’Inter non abbia mai giocato bene con Mourinho. Nessuna squadra esprime sempre un bel gioco e in ogni caso viene sempre prima il risultato. Mancando ora all’Inter l’uno e l’altro, sono tutti colpevoli: a cominciare da Mourinho, che certamente non pensava che la sua squalifica più pesante, terminata proprio a Catania, venisse accompagnata dai peggiori risultati della sua gestione. Dalla tribuna del Massimino stavolta non ci ha capito nulla e ha sbagliato i cambi ordinati a Baresi in panchina. Nella ripresa, ancora sullo 0-0, Mourinho ha tolto Mariga per inserire Quaresma, anche se paradossalmente l’ulteriore sbilanciamento offensivo della squadra ha pure fruttato il vantaggio dopo nemmeno dieci minuti, con Milito servito da Eto’o. Incassato il gol del pareggio da Maxi Lopez alla mezz’ora,  sarebbe stato opportuno non aver fretta di chiuderla, ma invece Mourinho ha sguarnito il centrocampo richiamando Stankovic e Cambiasso per far posto a Pandev e Muntari. E il ghanese, in un minuto, ha combinato peggio di un disastro ferroviario, prima con l’ammonizione per un fallo inutile ai limiti dell’area su Martinez che stava per essere comunque chiuso da Lucio e Materazzi insieme, poi con il braccio teso a deviare il pallone in barriera sulla conseguente punizione. Inevitabile il secondo cartellino giallo e l’espulsione da parte dell’arbitro Valeri prima del rigore trasformato col cucchiaio da Mascara. Mai visto in vita un qualsiasi calciatore dalla Serie A all’ultimo Oratorio combinare un tale casino in così poco tempo: ingresso in campo, fallo da punizione con cartellino giallo, fallo di mano con altro cartellino giallo, espulsione, calcio di rigore e compagni in 10 in un tempo da record olimpico! La prossima volta, tanto vale che prenda il pallone e tenti un tiro direttamente verso  la propria porta, chissà che non calci fuori, salvando almeno il risultato! Quella di Muntari resta follia allo stato puro, ingiustificabile per un calciatore che, pur con i suoi limiti, è da anni ai vertici del calcio. Merita una sanzione esemplare: lo mandino in tribuna finché non rinsavisce, magari lontano da me, perché questo è capace di tranciare al primo passo i cavi del collegamento via ponte! Il finale disperato dell’Inter nel tentativo di recuperare l’irrecuperabile è stato punito oltremodo dal terzo gol del catanese Martinez, agevolato dall’errore in chiusura di Lucio, con Materazzi, che non ha capito neppure il senso di marcia dell’azione. Ma la partita ormai era finita e, sinceramente, non mi sento di dir nulla né all’uno né all’altro, anche perché, fino a quel momento, avevano fatto la loro parte. Al di là degli errori di Mourinho, della scarsa vena dell’attacco e della stanchezza di una squadra in cui perfino Stankovic e Sneijder appaiono poco lucidi, raramente ho visto colpe così specifiche ed evidenti in un solo calciatore e quel che ha fatto Muntari è imperdonabile. Ora è il tempo dei processi e si facciano pure: adesso è doveroso istruirli, malgrado si facessero già quando non era il caso. I conti si fanno a fine stagione: chiedere la testa di Mourinho che fino ad un mese fa si voleva allenatore dell’Inter a vita sarebbe idiota. Di epurazioni, fucilazioni, mercato e tutto il resto si parlerà solo a stagione finita. L’Inter resterà comunque capolista anche dopo questo turno di campionato e poi avrà 10 partite per restarci. Il resto sono chiacchiere, le solite che non servono a niente. Ne ho già sentite fin troppe e ne sentirò di tutti i colori. So di chiedere l’impossibile, ma visto che il buon senso sembrano averlo smarrito tecnico e squadra, gradirei che in un momento come questo lo dimostrassero i tifosi. Ho scritto volutamente smarrito e non perso, perché secondo la lingua italiana una cosa smarrita si può ritrovare, una persa lo è una volta per tutte. Ora vanno valutate tutte le ipotesi, non ultima quella di potersi ritrovare perfino ad inseguire chi ti ha sempre inseguito, magari ad un’incollatura, ma adesso come adesso ci può stare  anche questo. Dietro non possono sbagliare un colpo. Ora neppure l’Inter.