Inter Nos 10
Pubblicato su San Siro Calcio, mercoledì 24 marzo 2010 per Inter-Livorno
RIECCO L’INTER – A Palermo si è rivista l’Inter che conoscevamo, non quella smarritasi nelle due partite precedenti il trionfo in Champions League, con il Genoa e a Catania. Difficile capire nell’oggettivo rallentamento in classifica dell’Inter in che misura abbiano inciso le varie componenti: dalla crisi tecnica e mentale alla mancanza di Mourinho in panchina per squalifica, dall’eccessiva severità arbitrale con i nerazzurri rispetto agli altri alla tensione pre-Chelsea, fino ad un’inconsapevole anticipata gestione del margine in classifica da Parma, atteggiamento poi rivelatosi suicida. Probabilmente c’è stato un po’di tutto: sta di fatto che l’Inter ha giocato male con il Genoa e ancora peggio a Catania, dove è stata presa a schiaffi, consentendo al Milan di rosicchiare l’ampio margine e di arrivare ad un solo punto. E’ cresciuta anche la Roma, nel frattempo, e i giallorossi possono pure contare sabato prossimo sullo scontro diretto all’Olimpico. Insomma, il campionato è più vivo che mai. Ora non è importante chiedersi cosa sia successo, ma cancellarlo con nuovi risultati. Il trionfale passaggio del turno in Champions League, eliminando il Chelsea, ovvero la squadra favorita per la vittoria finale insieme al Barcellona campione in carica, non può che far bene al morale. Il sorteggio ha detto CSKA, ovvero la squadra migliore possibile, ma guai a pensarci fin da adesso. E’ tempo di tornare a concentrarsi su un campionato che pareva vinto, ma che in realtà è ancora tutto da vincere. A Palermo l’Inter ha raccolto un pareggio, ma è tornata a proporsi con personalità contro una squadra imbattuta in casa sotto la gestione Delio Rossi. Alle spalle una certa propaganda ha strombazzato per giorni un sorpasso mai avvenuto: al Milan dicono di non crederci, ma in realtà ci credono eccome e fanno pure bene. A questo punto della stagione, con distanze così risicate, ipotizzare sorpassi e controsorpassi a raffica non è assurdo e il discorso riguarda anche la Roma, che nel mirino ha il Milan prima ancora dell’Inter.
Per vincere lo scudetto, non serve guardare al calendario: occorre farlo fruttare tornando a vincere con le piccole, come si è sempre fatto, al di là dei successi negli scontri diretti. Il Livorno è ultimo in classifica e l’Inter non può e non deve più sbagliare: con la Roma a Bologna ed il Milan a Parma il turno casalingo va sfruttato al meglio.
IL TORMENTONE BALOTELLI- Ormai è bene rassegnarsi. Il tormentone Balotelli si arricchisce di nuovi capitoli e proseguirà per tutta la stagione. Va ribadito che SuperMario ha mancato di rispetto a tecnico e compagni e che la sua esclusione a Londra è stata decisa da squadra e società, prima ancora che da Mourinho. Nell’ultima riunione, prima della partenza per Londra, tra Moratti, Marco Branca e lo Special One si è deciso di tornare al pugno duro. L’atteggiamento complessivo del ragazzo, che gioca a fare l’Ibra senza ancora esserlo, ha imposto la tolleranza zero. Immediata la presa di posizione della squadra, che si è cementata e ha fatto fronte comune con tecnico e società. Una scelta rischiosa, quella di rinunciare a Mario a Londra, che alla fine però ha pagato. L’Inter ha vinto senza Balotelli, uscito ridimensionato dal braccio di ferro. Ora il primo passo verso la riconciliazione tocca a lui, lui deve spiegarsi con i compagni, pronti a tendergli la mano. Una volta fatto questo, l’allenatore, per il quale il gruppo viene sempre prima del singolo, cambierà atteggiamento. Anche il tanto temuto Mino Raiola sta in realtà lavorando proprio in questa direzione: il procuratore non è stupido e sa perfettamente che all’Inter non è mai arrivata alcuna richiesta per Balotelli, nemmeno dall’estero. Al momento il rinnovo del contratto proposto da Massimo Moratti è la miglior opzione possibile: economicamente prevede il raddoppio dell’attuale ingaggio. Mario, legato all’Inter fino al 2013, passerebbe da 1,2 milioni di euro a 2.4. In tutta risposta, Mario continua a combinarne più di Bertoldo. Praticamente una al giorno, ma non conosce Moratti chi pensa ad un divorzio. Il presidente dell’Inter ha tenuto Recoba e Adriano ben più a lungo del lecito e per Mario l’affetto è smisurato. Se poi si prova a giocar duro con Moratti, si finisce esattamente nella direzione opposta a quella che si desidera. Se davvero Mario volesse andarsene, Moratti lo obbligherebbe al rispetto del contratto fino all’ultimo giorno di contratto. Ha le risorse e la pazienza per farlo. E di qui al giugno 2013 è lunga. Mancano più di due anni. Due anni un cui può cambiare tutto, anche l’allenatore magari, ma prima deve cambiare Balotelli. L’ultimo colpo di genio del ragazzo, quello di ‘giocare’ con la maglia del Milan davanti alle telecamere, più o meno nascoste, di Striscia la Notizia, non è certo stato il primo passo per recuperare credito presso società, squadra e tifosi, assai più suscettibili su certi argomenti. Se al ritorno in spogliatoio a Mario arrivasse all’improvviso un calcio nel sedere da tipetti come Stankovic o Samuel non mi stupirei. Fino ad un paio di anni fa era Mihajlovic, prima giocatore e poi vice-allenatore, ad occuparsi brutalmente di certe questioni. Mario, tra l’altro, dovrebbe ricordarselo bene tra le segrete dello spogliatoio, quelle dove nemmeno l’allenatore osa entrare. Per lo scoop di Striscia la Notizia si è parlato di agguato, ma Balotelli ci è caduto come una pera, in un momento in cui il basso profilo converrebbe soprattutto a lui. Nessuno gli ha puntato una pistola alla tempia e, dopo aver ricevuto il Tapiro, un calciatore di media intelligenza avrebbe presumibilmente declinato altri inviti. Che Valerio Staffelli sia milanista, conta nulla. Striscia la notizia è rimasto l’unico programma in Italia a fare giornalismo d’inchiesta: ogni giorno smaschera maghi e ciarlatani, finti medici e vergogne nazionali, assai più importanti del pallone. E, meno male che c’è Striscia a far quello che altri dovrebbero fare, altro che storie! Troppo invitante il trappolone, in cui Mario è caduto come un gonzo, mostrando per l’ennesima volta tutta la sua immaturità. La riflessione che andrebbe fatta è che se Balotelli pecca di tanta leggerezza fuori dal campo, è assai credibile che nel suo lavoro si comporti allo stesso modo. E a meno che non si sia dichiaratamente in malafede nel voler a tutti i costi Balotelli in altre squadre, è doveroso spiegarsi tante cose, non ultima la sua esclusione. Ma Balotelli resterà all’Inter anche dopo Mourinho e, probabilmente, anche dopo l’addio del successore di Mourinho. Grazie al cielo, decide Moratti, nessun altro: per Moratti SuperMario resta il simbolo dell’Inter futura. Nel Paese dei mammoni e dei bamboccioni per definizione, non mi sorprende che per alcuni le colpe debbano sempre ricadere su chi ha il compito di far rispettare le regole, piuttosto che su chi le viola. L’atteggiamento dei mammoni su Balotelli è sempre il solito: che volete farci? Ha solo 19 anni! Peccato che Lionel Messi, che di anni ne ha 22, nella sua ancor giovane e fulgida carriera non abbia creato nemmeno un decimo dei problemi di Balotelli. E a meno di non considerare Balotelli calcisticamente superiore a Messi, il libretto delle giustificazioni è finito.
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