Inter Nos 15
Pubblicato su San Siro Calcio, domenica 9 maggio 2010 per Inter-Chievo
COPPA ITALIA, PRIMO ‘TITULO’- Mercoledì scorso all’Olimpico l’Inter ha superato di misura una Roma tutta nervi con un gran gol di Milito in chiusura di primo tempo aggiudicandosi la sesta Coppa Italia della sua storia. Da storico fan della coccarda tricolore me ne compiaccio, anche perché l’Operazione Triplete è partita col piede giusto! L’Inter è stata bravissima a mantenere la calma in un ambiente incendiato ad arte da provocazioni a raffica, prima e durante la partita. L’anno prossimo occorre ripensare seriamente alla formula con la finale unica a Roma, intesa come capitale. Non siamo maturi per scimmiottare inglesi e francesi, che fanno giocare la finale della Coppa Nazionale nella capitale, in uno stadio però appositamente neutrale. Che all’Olimpico si giocasse in trasferta si è invece capito, prima ancora che dal pubblico quasi tutto giallorosso, dall’ascolto dell’inno romanista prima del fischio d’inizio, cosa che ha giustamente mandato su tutte le furie Mourinho. Complimenti alla Lega Calcio, incapace di organizzare come Dio comanda anche l’evento più semplice! Durante tutta la partita, l’arbitro Rizzoli ha drammaticamente risentito dell’ambiente circostante: si fosse giocato in un’altra città, uno tra Perrotta, Taddei e Mexes, che nel primo tempo ha rifilato un pugno al fianco di Materazzi, avrebbe certamente beccato un cartellino rosso ben prima di Totti. Invece il primo espulso è stato Lele Oriali per proteste, dopo che in avvio Burdisso aveva già impresso i suoi tacchetti sulla gamba di Sneijder, costretto al forfait, sostituito da Balotelli. E prima del riposo, l’Inter ha perso pure Cordoba per infortunio, rimpiazzato da Samuel. In ogni caso Totti stavolta l’ha fatta più grossa del solito, rifilando un calcione proditorio a Balotelli ad una manciata di minuti dalla fine: avrà pure perso la brocca per frustrazione o per provocazione, come ha raccontato a fine gara, ma un Campione del Mondo certe cose non deve proprio farle! Buon per lui che alla premiazione degli interisti ha avuto almeno l’accortezza di stringere la mano a qualcuno di loro. In realtà a nulla sono serviti gli appelli alla calma, tra cui quello di Ranieri ai suoi, invitati a giocare a calcio e a non metterla sulla rissa, perché sarebbe stato letale, come infatti poi si è visto. Bravi i nerazzurri a mostrare la calma dei più forti, senza mai cadere nelle trappole dei nervi tese dagli avversari, al di là di qualche reazione contenuta. In campo è successo di tutto, tra proteste, insulti, zuffe, intimidazioni, calci e pugni a gioco fermo, fino all’invasione di campo nel finale da parte di un facinoroso che, in altri Paesi, non sarebbe uscito dal campo con le sue gambe. Meno male che, tra troppa tensione, Mourinho è stato anche protagonista di un episodio divertente, quando poco prima della metà del primo tempo è andato a sbirciare su un monitor la moviola di un gol giustamente annullato a Milito per fuori gioco, con l’addetto che ha cercato di oscurargli la visione. Parevano due bambini che litigano per guardare un programma in TV! In ogni caso, l’Inter ha strameritato il suo primo titulo e, malgrado giochi da settimane ogni tre giorni e abbia riposato 24 ore meno degli avversari, si è dimostrata, sull’esempio di Zanetti, fresca come una rosa e più forte a prescindere, con buona pace di Rosella Sensi e di tutti coloro che hanno preparato questa finale secondo la strategia della tensione, clima in cui Mourinho è maestro. Ora con la Coppa Italia lo Special One ha vinto tutte le competizioni nazionali portoghesi, inglesi e italiane. Capitolo Balotelli: mi è piaciuto, anche perché ha fatto pure pressing. Se però pensate che mi accontenti di una partita all’altezza del suo talento, vi sbagliate di grosso. Da lui, dopo tutto quello che ha combinato, di ottime partite me ne aspetto molte altre! Ma adesso sotto col rush finale in campionato, in attesa della finale di Champions il prossimo 22 maggio a Madrid.
SI PUO’ SOLO VINCERE – Ancora non mi fido né della Roma che insegue né dei due punti di vantaggio a due giornate dal termine. Dipende tutto dall’Inter, è vero, ma proprio per questo si cominci a battere il Chievo a San Siro, ipotizzando che la Roma faccia la stessa cosa contro il Cagliari all’Olimpico. I clivensi non hanno nulla da perdere, ma saranno certamente meno arrendevoli della Lazio di una settimana fa. Da allora il rumore dei nemici si è fatto più forte, con i soliti moralisti dell’ultima ora a pontificare sulla regolarità delle partite a fine stagione. Come se non fosse sempre accaduto. Come se non si fosse deciso di abolire la contemporaneità delle ultime giornate di campionato per prendere più soldi dalle Pay-Tv. E l’anno prossimo, allo stesso orario, si giocherà solo l’ultima giornata, come ha comunicato ufficialmente il presidente di Lega Beretta. L’Inter, in un Olimpico certamente non ostile, è stata solo l’involontaria spettatrice di una situazione solo romana. A Roma infatti si giocano da sempre due campionati: uno è quello di Serie A, che giochiamo tutti, l’altro è quello capitolino, in cui per Roma e Lazio le proprie fortune possono passare tranquillamente in secondo piano davanti alle sventure altrui. Ma è già tutto alle spalle, soprattutto dopo la Coppa Italia, il primo titulo vinto proprio a Roma giallorossa, a dimostrazione di chi è più forte. Ora occorre dimostrarlo anche in campionato. Due giornate alla fine, due punti di vantaggio, due vittorie imprescindibili. Null’altro.
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