Financial Fair Play: istruzioni per l’uso

Danny Barbetta, interista, e Luca Nuccio, juventino, hanno scelto per l’esame di maturità la tesi ‘La crisi economica nel mondo del pallone’ parlando di financial fair play con l’Amministratore Delegato dell’Inter Ernesto Paolillo.
In molti, giornalisti compresi, hanno le idee piuttosto confuse sul tema e pubblico volentieri questo interessante lavoro. Un picccolo regalo ai due ragazzi, ma anche a tutti noi! Grazie Danny e Luca e a tutti gli altri, me compreso, buona lettura! GLR

Crisi a tutto campo
Paolillo:  «Stop a ingaggi e spese folli»
Intervista al mediatore numero uno in Italia, per il Fair Play Finanziario

Troppi debiti, troppi “nababbi” che sconvolgono l’industria del pallone.
In sostanza, è questo il problema che ha innescato la rivoluzione finanziaria nel mondo del calcio, un grande obiettivo che potrebbe dare il via ad una nuova era.
C’è bisogno di un radicale cambiamento, come testimoniano le disastrose situazioni economiche a livello di club, nel “vecchio continente”.
Sarà fondamentale, quindi, il nuovo regolamento approvato dal comitato esecutivo UEFA, che dovrà “proteggere i club e non punirli”, come dichiarato da Michel Platini, Presidente UEFA.
L’accordo è stato raggiunto il 27 maggio 2010, in collaborazione con l’Associazione Club Europei (ECA), toccando le linee guida del progetto, tra le quali spicca su tutti il pareggio di bilancio.
Le squadre per evitare di andare in rosso, dovranno eliminare ingaggi folli insieme a spese ultramilionarie, e durante il periodo 2010-2012 saranno monitorate per verificare il loro corretto lavoro; in caso contrario riceveranno un warning preventivo, che serve a mettere in allarme le società, avvertendole che non riusciranno a raggiungere gli obiettivi richiesti.
Si dovrà arrivare gradualmente nel 2018-2019 a spendere non più di quando si guadagna, seguendo alcuni passi: nell’asso di tempo che passerà tra il 2012-2015 non si dovrà eccedere con le spese fino a un massimo di 45 milioni di euro.
Ciò sarà applicabile soltanto se la società chiamata in atto, coprirà la medesima perdita; altrimenti, si potrà andare in rosso solo di 5 milioni.
Anche negli anni successivi al 2015 si potrà andare in perdita fino a un massimo di 30 milioni, considerando sempre un aumento di capitale che ripiani le perdite.
È ammesso, inoltre, una sorta di “cuscinetto” che permetterà alla società più in difficoltà di essere in perdita per un massimo di 3 milioni annuali, in modo da far fronte a un possibile calo di entrate.
Qualora una società uscisse da questi parametri, sarà soggetta a multe pesantissime ed a gravi sanzioni, fino all’esclusione dalle competizioni europee, causando danni all’immagine e agli introiti di essa.
Dunque, vanno eliminate o quantomeno ridotte quelle cifre da capogiro riguardanti ingaggi e cartellini, e si dovrebbe iniziare a sostenere il settore giovanile; questa spesa non graverà sul bilancio dei club, in quanto sarà considerata un investimento per il futuro.
Questa sarà la nuova tendenza che andrà a valorizzare i giovani cresciuti nel proprio vivaio, i quali contribuiranno alla crescita economica della società, andando ad eliminare costi e ingaggi elevati di giocatori prelevati altrove.
Ad avvalorare il Fair Play Finanziario vi proponiamo l’ intervista realizzata con l’ amministratore delegato e direttore generale dell’ Inter, nonché presidente della commissione congiunta tra UEFA ed ECA, Ernesto Paolillo.

Quali sono gli obiettivi del regolamento che l’UEFA intende adottare, e come le società reagiranno nell’immediato?
«
Gli obiettivi sono molto semplici: nel 2009 il totale delle perdite di bilancio di tutte le squadre europee è stato di oltre 1200 miliardi di euro, quindi lo scopo è di non arrivare ad una situazione totale di perdite non più copribile dai vari club. Questo Fair Play Finanziario altro non è che un mettere ordine nei bilanci delle società, fissando un tetto alla perdita massima compatibile. Ciò porterà le squadre, a partire dalla stagione 2013/2014 fino ad arrivare alla 2015/2016 ad avere come totale di perdite non più di 45 milioni di Euro. Nell’immediato, e lo dico con preoccupazione, il concetto del Financial Fair Play non è stato bene recepito dai club, i quali invece di diminuire i costi e i salari dei giocatori li hanno aumentati. Un esempio eclatante è quello del Chelsea, che aveva annunciato una perdita di bilancio pari a 71 milioni di sterline, salvo poi annunciare nell’indomani l’acquisto di Torres per 48 milioni di sterline.»

Come abbiamo visto nel mercato di Gennaio, anche l’Inter ha messo mano al portafoglio per gli acquisti di Pazzini e Ranocchia; tali esborsi comprometteranno le linee seguite dalla società ad inizio stagione?
«
No, non comprometterà niente, perché bisogna ricordare che nell’anno economico, iniziato il primo di luglio sono state contabilizzate le plusvalenze di Balotelli e altri giocatori, che andranno a coprire quanto speso a Gennaio.»

Questi nuovi parametri sono stati presi per fini prettamente sportivi, o valutando la situazione di crisi che l’attuale società sta vivendo?
«
No, non sono stati presi per la crisi dei mercati finanziari o per principi etici, ma prendendo in esame la fase negativa che sta colpendo l’industria del calcio.»

La “fioritura” di nuovi giovani provenienti dai vivai, punto fondamentale della normativa, porterà a vedere meno l’acquisto di giocatori con alto valore di mercato?
«
Sì, è vero che saranno comprati meno giocatori affermati per avere una maggiore stabilità sui bilanci, ma è vero anche che i campioni possono venire fuori dai vivai. Cito con ammirazione l’esempio del Barcellona, che gioca un calcio meraviglioso e piacevole grazie a calciatori nati e cresciuti nel proprio settore giovanile. Effettivamente questa situazione farà gioco forza sulla pazienza delle società, che invece di vendere subito i propri talenti, li farà crescere e maturare nella propria rosa.»

Saranno introdotte altre regole per favorire la presenza in campo di nuovi giovani?
«
No, non verranno introdotte altre regole al momento, l’unica applicata riguarda la rosa della Champions League, ovvero la squadra partecipante alla competizione deve avere un certo numero di giocatori provenienti dal proprio vivaio.»

Un grande problema del calcio italiano riguarda gli stadi di proprietà; perché a parte la Juventus nessuno ha ancora avviato questo progetto?
«
Innanzitutto in Italia,  non vengono avviati progetti per gli stadi di proprietà perché manca una legge, tutti noi la stiamo aspettando con ansia. È importante avere uno stadio di proprietà perché darebbe un apporto significativo di ricavi, e la società dovrebbe renderlo vivibile sette giorni su sette, annettendo all’ impianto: palestre, cinema, ristoranti, supermercati e negozi, come hanno fatto gli spagnoli ed inglesi. Per quanto riguarda la Juventus, ha accelerato la costruzione dello stadio in mancanza della legge solo per un motivo specifico, ossia una donazione dal comune, ma comunque anche loro sono in attesa della legge per completarlo. Noi ipotizziamo per la città di Milano, uno stadio sul modello di quelli inglesi o spagnoli.»

Quindi l’Inter ha intenzione di costruire uno stadio tutto suo?
«
È evidente che lo stadio è una componente di ricavo notevole, e quindi non si può non pensarci, di conseguenza è chiaro che tutti lo vorremmo. Uno stadio di proprietà è indispensabile per avere un bilancio in attivo.»

Questa crisi ha inciso sulla vendita degli abbonamenti, o anche su altri aspetti?
«
Assolutamente si, vediamo un progressivo svuotamento degli stadi, questo calo è ben visibile in tutti i campi italiani. Anche nel nostro, nonostante siamo la squadra che in Italia fa più incassi abbiamo percepito questa diminuzione, in particolar modo nella partita Inter-Roma, fondamentale per importanza e classifica, lo stadio era tutt’altro che pieno. In più questa crisi sta facendo crescere la propensione, nello spettatore, di guardarsi le partite sulla pay tv e questo non fa altro che lasciar vuoti dei posti negli stadi. »

 

 

 

 

 

L’Inter in particolare, ha in mente qualche agevolazione per invogliare i tifosi a tornare allo stadio?
«
Ci stiamo lavorando, però dobbiamo anche dire che i prezzi degli abbonamenti in Italia sono notevolmente inferiori a quelli stranieri. All’estero tuttavia, hanno un grande vantaggio, che usano per attrarre la gente allo stadio, ovvero non tutte le partite sono trasmesse in tv, a differenza del nostro paese, che vendiamo i diritti tv globalizzati per tutte le partite. Noi comunque stiamo studiando dei pacchetti famiglia e delle agevolazioni per far tornare le famiglie allo stadio. »

Per quanto riguarda i guadagni delle società, esiste il problema della contraffazione dei gadget, lo stato può intervenire in qualche modo?
«
Lo stato dovrebbe intervenire, perché ci sono leggi contro la contraffazione, ma non agisce in modo duro e severo. Negli stadi esteri come Barcellona, Madrid, Manchester e Londra vediamo che fuori dallo stadio non ci sono bancarelle, esiste il negozio ufficiale della società all’interno dello stadio e possiamo notare che tutti gli spettatori indossano oggetti o indumenti ufficiali, acquistati nel punto vendita della società. Se invece andiamo a guardare fuori da San Siro, possiamo osservare un numero notevole di bancarelle, che ovviamente vendono merce contraffatta. Qualche volta, veniamo a conoscenza da parte della finanza, di sequestri o contravvenzioni, ma questo avviene una volta, infatti la domenica dopo lo stesso ambulante è di nuovo in “attività”. Questo è un male italiano, e purtroppo è un male notevole, in Italia uno spettatore medio per posto a sedere allo stadio sostiene una spesa di 23 euro l’anno, 46 euro in Spagna e 71 euro in Inghilterra. Quindi oltre al problema che in Italia i nostri tifosi spendono meno,rispetto a quelli stranieri, quello che comprano è merce contraffatta. »

Riagganciandoci al problema delle diverse legislazioni, bisogna tenere conto di un altro aspetto, quello delle agevolazioni finanziarie presenti in Spagna, che ovviamente conferiscono un notevole vantaggio ai club iberici rispetto a quelli italiani, in un futuro sarà possibile colmare questo gap, con l’ introduzione in Italia di nuove leggi?
«
Sono convinto che questo in Italia non accadrà, è evidente che la situazione di bilancio nel nostro Paese, con un debito pubblico così elevato, si può pensare a tutto tranne che a un taglio delle entrate, quindi sarà impossibile che vengano presi dei provvedimenti di questo genere. Secondo me, sarebbe anche antipopolare consentire delle agevolazioni fiscali per pagare gli stipendi ai giocatori. Ritengo invece giusto, che all’interno della comunità europea, vengano date possibilità ad alcuni stati, pagando le tasse, di avere dei vantaggi che aumenteranno la competitività dei club. Ad esempio Ibrahimovic, giocatore di grande livello, ma con uno stipendio elevato, costava più all’ Inter e al Milan che al Barcellona. Quindi queste leggi, conferiscono alle squadre spagnole un notevole vantaggio, avendo una tassazione agevolata del 23%, contro il 50% di quella italiana, poco conveniente e ricca di oneri sociali. Questo le rende più competitive nelle trattative per l’ acquisto dei giocatori, affinché quest’ ultimi possano trattare il proprio stipendio sul netto. »

Perciò si dovrebbe aspettare dei cambiamenti dalla legislazione estera?
«
Bisognerebbe aspettare una modificazione della normativa fiscale in Europa, che sarebbe corretta non solo per il mondo del calcio, ma per tutti. »

Tornando ai clamorosi acquisti che ci sono stati all’ estero, vedi il Chelsea, le società sembrano prendere alla leggera queste regole, come faranno a rientrare in questi parametri?
«
Ce lo chiediamo anche noi; può darsi che sia l’ultimo anno di follie per il Chelsea, non si possono vedere altre soluzioni. È evidente che a causa di questo il panorama del calcio cambierà notevolmente, perché non avremo più squadre che acquisteranno e manterranno competitività spendendo più degli altri. Essendoci un livellamento delle spese, i campionati saranno più equilibrati, ovviamente questo andrà a vantaggio delle squadre inglesi e spagnole, dove i ricavi sono nettamente superiori ai costi. Cito il caso del Real Madrid, che ha più di 500 milioni di euro di ricavi, è logico che confrontarli con i 200 milioni di euro dell’ Inter e del Milan è nettamente avvantaggiato nell’ acquisto di giocatori. »

Se alcune società continueranno a spendere senza criterio , potranno andare incontro a delle sanzioni?
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Le sanzioni dell’ UEFA saranno emanate entro il mese di giugno, ovviamente non ne siamo ancora a conoscenza ma possiamo prevederle. Saranno di tre livelli: il primo consiste in un’ammonizione; il secondo prevede una multa e il terzo stabilisce l’esclusione dalle coppe. »

L’ UEFA si riunirà ancora in qualche seduta per discutere circa altre normative?
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Il 25 febbraio il vertice dell’ECA si incontrerà con il Financial Pannel, ovvero 12 esperti selezionati dall’UEFA per revisionare i bilanci delle società e per proporre le conseguenti sanzioni. Dopo il mese di giugno ci saranno ulteriori incontri con leghe, federazioni e club per dettagliare al meglio l’ introduzione del Financial Fair Play. »

Quindi dopo tutto, questa riforma sarà un bene o un male per il calcio italiano?
«
Questa riforma sarà un male per i club italiani, perché li renderà meno competitivi rispetto a quelli esteri, in quanto non hanno stadi di proprietà. Questa mancanza comporta scarse fonti di ricavo, che non giovano alle società italiane. »

Se lei avesse la possibilità di aggiungere una nuova regola, cosa farebbe per rendere più efficace il Fair Play Finanziario?
«
Sicuramente introdurrei quello che in America viene chiamato “Salary cap”, utilizzato nella lega NBA e nel football, ovvero mettere un tetto allo stipendio dei giocatori. Questo è l’unico modo per bloccare gli stipendi degli atleti, anche perché penso sia immorale e non etico, che ci sia un notevole dislivello economico tra le retribuzioni dei giocatori e le situazioni fiscali dei vari paesi.»

Secondo lei, il “Salary cap” potrebbe rientrare tra le normative del Fair Play Finanziario?
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No, perché al momento va a scontrarsi con la legge europea, dato che esiste la norma per il libero scambio del mercato del lavoro. Perciò non si possono mettere tetti ai salari; deve essere la Comunità Europea, e non l’UEFA, ad emettere una legge per cambiare questo. »
Per concludere,vanno i dovuti ringraziamenti al direttore, per l’intervista in cui ha dimostrato disponibilità, professionalità e simpatia.

Danny Barbetta, Luca Nuccio

 

1 Commento su Financial Fair Play: istruzioni per l’uso

  1. Grazie ancora Gianluca per la tua disponibilità!!!
    Sempre forza Inter!!!!

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