Inter Nos 8
Pubblicato su San Siro Calcio, domenica 22 gennaio 2012
INTER AVANTI TUTTA – Quella di giovedì scorso in Coppa Italia, 2-1 contro il Genoa a San Siro, è stata la settima vittoria consecutiva dell’Inter di Ranieri.
Sono stati Maicon e Poli, al suo primo gol interista, a firmare l’ingresso nei quarti di coppa Italia, dove l’Inter affronterà il Napoli al San Paolo.
Anche con le seconde linee, la squadra non ha perso la sua fisionomia e Wesley Sneijder, dopo gli spiccioli nel derby, è rientrato alla grande. I nerazzurri in Coppa Italia non perdono dal marzo 2009: da allora 10 vittorie e 2 pareggi, con gli ultimi due trofei in bacheca. Mai nessuno è riuscito a vincerne tre di fila.
Adesso si torna al campionato e San Siro arriva la Lazio: batterla vorrebbe dire sorpassarla in classifica e agguantare il quarto posto, mettendo nel mirino l’Udinese e la zona Champions, qualcosa che solo un mese fa sembrava impossibile.
Tra Inter e Lazio si dipanano da tempo storie particolari, come il gemellaggio tra tifoserie che ha resistito anche alla sciagura di dieci anni fa, quando proprio all’Olimpico l’Inter perse uno scudetto che pareva già vinto. E poi le accuse dei cugini giallorossi di aver lasciato passare i nerazzurri in quello stesso stadio pur di fare uno sgarbo proprio alla Roma di Ranieri nell’anno del Triplete in una partita che l’Inter di Mourinho avrebbe probabilmente vinto in ogni caso.
Quando l’Inter ha ospitato la Lazio a San Siro spesso sono stati gol a grappoli. Lo testimoniano i 133 gol realizzati in 68 incontri. Tra i precedenti più altisonanti spiccano l’8-1 di quando del 1933/34, quando l’Inter si chiamava ancora Ambrosiana e inflisse ai biancocelesti la sconfitta più pesante della loro storia, e poi un 7-0 nel 1960/61. Altri tempi? Sicuramente si. In fondo per prendersi altri 3 punti all’Inter basterebbe anche un semplice 1-0, tipo quello nell’ultimo derby della Madonnina.
IL DERBY SUL CAMPO – Sulla stracittadina val la pena di tornare, ad una settimana esatta. Domenica scorsa, l’Inter è tornata a vincere un derby dopo averne persi tre di fila, col gol-partita di Milito, rilanciandosi in classifica. Il Milan, grande favorito, è rimasto al palo dopo 12 partite utili consecutive.
Ai primi di novembre i nerazzurri annaspavano al quart’ultimo posto in classifica, ma poi sono riusciti a scalare posizioni su posizioni fino a stabilirsi al quinto posto. La Lazio era già stata avvicinata settimana scorsa, dopo la sconfitta dei biancocelesti a Siena, ma nell’ultimo turno di campionato l’Inter in un colpo solo ha guadagnato terreno su tutti, minimizzando i distacchi: 3 punti dall’Udinese, 5 dal Milan, 6 dalla Juve, che sta in vetta.
In tutto questo tra i meriti di Ranieri c’è quello di aver blindato la difesa: dai 16 gol subiti nelle prime 9 gare si è scesi ai 3 nelle ultime 9, con otto vittorie e una sola sconfitta. Numeri da scudetto? Vi stoppo subito: potrebbero diventarlo solo se si facesse un certo mercato, ma Moratti probabilmente non farà grandi cose. Il presunto interesse per Tevez è stato strategicamente utilissimo, visto che ha costretto il Milan a vivere una settimana da galera, proprio quella del derby, influenzando la scialba partita dei rossoneri. Pochi giorni prima si era ufficialmente aperto il caso Pato con l’intervento a gamba tesa della famiglia Berlusconi sul duo Galliani-Allegri. E mercoledì scorso il brasiliano si è pure infortunato dopo aver deciso ai supplementari con un gol in fuorigioco la gara di Coppa Italia col Novara. Ora Pato è una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Dopo il grande rifiuto al Paris Saint Germain, il Milan ha dovuto rinnovare precipitosamente il contratto ad Allegri per non delegittimarlo di fronte alla squadra.
Nel derby, il tecnico rossonero ha snaturato il Milan che aveva in testa da una settimana con la scelta dell’incedibile Pato titolare in luogo di Robinho. Pato, oltre a non incidere, ha pure depotenziato Ibra, riducendolo a giocatore qualunque come negli appuntamenti di Champions che contano.
Emanuelson dietro le punte al posto di Seedorf e Boateng arretrato sono state le altre idee del tecnico di Livorno che hanno esaltato Ranieri, andato sul sicuro col suo 4-4-2 d’annata, senza la suggestione di cominciare la partita con giocatori che non avevano i 90 minuti nelle gambe, Snejider e Forlan. Poi i giorni successivi hanno tolto di mezzo Forlan per l’ennesimo infortunio e restituito Sneijder, brillante in Coppa Italia col Genoa.
Il derby ha forse segnato una nuova era per l’Inter di Ranieri, che già in avvio di gara aveva trovato il gol con un’incornata di Thiago Motta, annullato erroneamente dal famigerato guardalinee Copelli, già noto alle cronache di calciopoli. Poco male, perché a inizio ripresa l’Inter ha vinto il derby con la discesa, commovente e letale, di Javier Zanetti, il migliore in campo. L’apertura al centro di capitan passato, presente e futuro, con il liscio da oratorio di Abate, simile a quello nel derby del 24 gennaio 2010, ha innescato Milito per il sinistro chirurgico che ha perforato Abbiati, regalando al popolo nerazzurro la supremazia cittadina e una goduria senza fine.
Ranieri, ormai uomo derby per definizione, visto che prima di questo ne aveva vinti 8 dei 9 disputati in carriera tra Roma, Torino, Madrid e Valencia, si è ormai definitivamente impossessato dell’Inter e la squadra sembra seguirlo compatta, a cominciare dal tandem difensivo Lucio-Samuel. Con loro insieme in campo, l’Inter ha vinto tre derby senza mai prendere gol: Milan-Inter 0-4, Inter-Milan 2-0 e Milan-Inter 0-1!
IL DERBY SUL MERCATO – Su Tevez l’Inter ha operato fin dalla prima ora una strategica manovra di disturbo per evitare che un top player, ammesso che l’Apache lo sia ancora, si accasasse al di là del Naviglio. L’obiettivo è stato comunque centrato, perché se Tevez dovesse arrivare in Italia lo farebbe alle condizioni dell’Inter, tirata in ballo da Mancini in un’asta più virtuale che reale. Non a caso il grande inganno è stato smascherato: se il Milan vuole Tevez non potrà prenderlo per una cifra contenuta e con un semplice diritto di riscatto, ma a più di 30 milioni di euro coi bonus e l’imposizione dell’obbligo di riscatto. Non solo. Per avere Tevez Galliani è stato ad un passo dalla folle cessione di Pato, uno che al Milan è proprio di casa e non solo per ragioni calcistiche; uno che ha 22 anni e per quanto fragile ha comunque cinque primavere in meno di Tevez. A fermare Galliani è stato Berlusconi non appena si è accorto che la spesa per Tevez avrebbe comunque superato l’incasso di Pato dal Paris Saint Germain. Così ora si sono rifatti sotto i francesi con Ancelotti che pensa di spuntarla agendo al rialzo sull’ingaggio del calciatore. La Tevez-novela prosegue e rischia di chiudersi nelle ultime ore di mercato, con il Milan alla finestra e l’Inter che, a parole, si dice ancora in corsa. Ma intanto Branca va a in Brasile e parla con il PSG della cessione di Thiago Motta più che col City di Tevez, anche se qualcuno in società vorrebbe che Moratti affondasse il colpo per davvero. Ma vale davvero la pensa di svenarsi per un calciatore sparito dai campi addirittura dallo scorso settembre e che impiegherà almeno un mese per ritrovare una condizione accettabile? Sul tema Moratti continua a non sbilanciarsi, conscio di aver restituito con gli interessi la pariglia per i tanti sgarbi ricevuti in passato, non ultima la restituzione di Amantino Mancini, malgrado la parola data dal Milan sul riscatto. Solo Berlusconi potrebbe riscrivere negli ultimissimi giorni di mercato l’intersa vicenda, smentendo se stesso e salvando la faccia a Galliani, dopo la figuraccia planetaria della foto con i sorrisi a pianoforte con Tevez e il suo procuratore, come se si fosse già alla presentazione dell’Apache a Milanello. Per farlo l’ex premier dovrebbe garantire un esborso da tempi di campagna elettorale, perché la verità è che il Milan, come l’Inter, ha pochi liquidi e tanti problemi di bilancio e a giugno un big dovrà comunque cederlo per rientrare delle prime rate di Ibrahimovic e Robinho. Senza contare che radio-mercato sta già trasmettendo i primi deboli segnali dell’ennesimo mal di pancia di Ibra. A giugno vedremo.
C’è da dire che anche l’Inter non sembra intenzionata a fare un mercato di riparazione coi fiocchi. Gli occhi sembrano sempre puntati sul Brasile e, dopo la bufala Jonathan, c’è poco da stare allegri.
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