Inter Nos 9
Pubblicato su San Siro Calcio, sabato 22 dicembre 2012
L’ANNO CHE VERRA’ – Per come si era chiusa la scorsa stagione e dopo i dubbi estivi sul rinnovamento della squadra, il 2012 dell’Inter va in archivio con le qualificazioni alla seconda fase di Europa League e ai quarti di Coppa Italia, dove già il prossimo 15 gennaio si affronterà a San Siro il Bologna che ha fatto fuori il Napoli. In campionato invece, il secondo posto in classifica, almeno prima dell’ultima dell’anno solare a San Siro con il Genoa, non è niente male. In vetta la Juventus al momento ha fatto il vuoto, ma tra chi insegue la più accreditata resta proprio l’Inter, l’unica a mettere davvero sotto i bianconeri a casa loro dopo 49 partite d’imbattibilità. A pensarci bene, finora non è andata male e quest’estate chi non avrebbe firmato per un secondo posto a Natale?
Certo le occasioni per acciuffare la Juve dopo averla avvicinata fino ad un punto ci sono state, prima a Bergamo e poi a Parma, ma l’Inter sul più bello ha sempre pagato dazio. Come settimana scorsa a Roma con la Lazio, dove si è persa un’altra buona occasione per restare in scia, anche per colpa di un arbitraggio sfavorevole. Ma in questi quattro mesi di campionato ci sono state anche cose che non hanno convinto, a cominciare da certi giocatori di casa Inter, inizialmente deputati ad essere semplici seconde linee, ma alla prova del campo, inadeguati anche come comprimari. Chi fa sport sa però che a vincere è sempre uno solo e gli altri, a cominciare proprio da chi insegue, possono solo migliorarsi. Anzi, hanno il dovere di migliorarsi.
E l’Inter ha intenzione di farlo nell’anno che verrà, a cominciare da subito, da quando cioè di aprirà il mercato di riparazione. Le prospettive a medio termine restano sempre quelle di un coinvolgimento nella gestione della società di partners esteri, i famigerati cinesi! Le trattative per la cessione di una parte del pacchetto azionario di sono però bruscamente arenate un mese fa, anche se adesso filtra di nuovo un moderato ottimismo verso la soluzione dei problemi creati dalla pachidermica burocrazia cinese.
UN MERCATO, DUE STRADE – Alla vigilia del mercato invernale l’Inter è di fronte ad un bivio.
La prima via è quella dei piccoli ritocchi, con un giocatore per ruolo, magari anche per supplire a chi ha avuto pochi mesi per convincere ma non ha convinto, come Silvestre, e a chi ha avuto più di un anno per convincere, ma ha convinto ancora meno, come Jonathan. Qui si interverrà, ma i candidati a vestire la maglia nerazzurra verranno scelti a gennaio con operazioni che potremmo definire di piccolo cabotaggio, magari attraverso scambi o prestiti.
La seconda strada passa invece dalla cessione di Sneijder. L’olandese è partito anticipatamente per le vacanze e Chievo-Inter del 26 settembre scorso probabilmente è stata la sua ultima partita in nerazzurro. Lo scorso novembre, Branca ha deciso di forzare i tempi col pretesto di un contratto ormai fuori dal tempo. Ora chi è interessato a Sneijder, dai francesi del PSG agli inglesi dei due Manchester, dovrà obbligatoriamente uscire allo scoperto e sedersi al tavolo delle trattative, anche perché lasciar chiudere anche questa finestra di mercato non conviene più nemmeno al giocatore.
Se l’Inter riuscirà a cedere Sneijder, a qualunque costo, pur di risparmiare i quasi 30 milioni d’ingaggio che dovrebbe versargli di qui al 2015, avrà i soldi per un mercato più importante, dove è lecito pensare al corteggiatissimo Paulinho, fresco campione del Mondo con il Corinthians, per il centrocampo e perfino all’argentino Raul Marcelo Bobadilla dello Young Boys come vice-Milito. L’alternativa di lusso per l’attacco è Klaas-Jan Huntelaar dello Schalke 04, quella a basso costo è il franco-marocchino Marouane Chamakh dell’Arsenal.
Ma un mercato importante passa obbligatoriamente dall’addio a Wesley Sneijder, altrimenti non arriverà nessun nome in grado di infiammare davvero San Siro.
AVANTI I GIOVANI, MA NON TROPPO – Chi si riempie la bocca da troppi anni con i luoghi comuni di un’Inter giovane ed italiana dovrebbe ricordarsi che con gli italiani, almeno in epoca recente, l’Inter non ha mai vinto nulla. Il Triplete di due anni fa fu conquistato con una formazione interamente straniera, guidata José Mourinho, straniero pure lui. Quanto ai giovani, quelli visti all’opera con il Rubin Kazan in Europa League hanno purtroppo evidenziato tutta la loro immaturità, almeno a certi livelli. Coutinho, pur essendo cresciuto rispetto a due stagioni fa, non ha ancora dimostrato di poter essere un vero valore aggiunto, l’uomo in grado di cambiare le partite. E trai tanti babies che Stramaccioni ha lanciato in Europa League, solo Marko Livaja ha dato risposte soddisfacenti e al momento è l’unico ad essere stato ufficialmente aggregato alla prima squadra, anche se solo come punta di riserva.
Tutti gli altri non sono ancora pronti per giocare nell’Inter, altro che storie. Ci si augura che possa esserlo presto il centrocampista Joseph Duncan, non eleggibile nella lista di Europa League a causa di un difetto di pochi mesi nel settore giovanile. Il 19enne ghanese col Verona in Coppa Italia ha dato l’impressione di saperci fare, ma servono verifiche ulteriori prima di cantare vittoria. Quest’anno comunque una giovane certezza la si è trovata: è il difensore brasiliano Juan Jesus, ormai stabilmente al fianco di Andrea Ranocchia, finalmente consacratosi come uno dei migliori difensori italiani.
Dovendo essere sinceri però, dei nostri giovani nessuno è davvero già pronto per la Serie A e a dirlo sono gli stessi tecnici che li vedono tutti i giorni: in Italia tra il campionato primavera e la Serie A c’è ancora un abisso. Se da noi si volesse davvero bene ai settori giovanili si sarebbe già fatto come in Inghilterra, in Spagna e in Germania, dove da anni sono state introdotte le seconde squadre direttamente nei campionati cadetti, proprio per far crescere sul serio i giovani, anziché darli in prestito, come si fa da noi, a squadre minori che, avendo a loro volta obiettivi di classifica, possono pure decidere di non utilizzarli mai, rendendo dunque vano qualsiasi tipo di apprendistato.
Un’Inter 2 che militasse nel campionato cadetto, senza poter comunque essere promossa anche in caso di primato finale, sarebbe una vera palestra per i giovani virgulti nerazzurri e li preparerebbe per un’intera stagione contro avversari di livello al lancio in prima squadra. E’ esattamente quello che è capitato nella carriera di Thomas Müller, esploso nel Bayern dopo un’intera stagione in seconda lega tedesca nel Bayern II. Ma in Italia, per le buone idee, non c’è mai posto!
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