Brasile’14: Argentina seconda, giusto così!

di Andrea Ciprandi da http://andreaciprandi.wordpress.com/,
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L’Argentina è stata a un passo dalla conquista del terzo titolo iridato, quello che avrebbe a buon diritto premiato una scuola calcistica che continua a fare le fortune dell’Europa e consacrato Messi, il miglior giocatore al mondo da anni, quanto meno alla pari di Maradona.

Un eroe silenzioso, Messi, e per questo incapace di convincere mezzo paese, quello che si vanta della furfanteria del Diego, del suo gioco certamente eccelso ma anche sporco. Alla Pulga invece non basterà nemmeno aver raggiunto anch’egli una finale mondiale (persa, in attesa magari di un’altra da vincere come Maradona) o aver segnato e vinto almeno col suo club ma pur sempre da ambasciatore del calcio argentino molto più dell’eroe calcistico nazionale per guadagnarsi altrettanto credito.  Sempre che non si voglia riconoscere la legittimità del giudizio anche dell’altra metà del paese, quella che s’identifica coi profili bassi ma non per questo ridicolizzabili.

Fatto sta che nel bene (soprattutto, finché ha potuto) e nel male, Messi coi suoi gol, i suoi assist e i suoi spunti è stato il vero trascinatore di quest’Argentina che alla fine ha raccolto quel che meritava. Poco per chi voleva la coppa a tutti i costi, il giusto per chi guarda le cose con obiettività.

Una sola sconfitta in sette gare, per giunta ai supplementari a una manciata di minuti dalla fine della manifestazione, sono un percorso di tutto rispetto. E un solo gol preso dagli ottavi in poi, benché quello fatale, sono una conferma della bontà di quanto fatto. A ben guardare, però, nessuna vittoria ottenuta andando oltre il minimo scarto, con la prima arrivata grazie a due autogol (la rete di Messi contro la Bosnia in realtà è autogol), la seconda nel recupero contro l’Iran e la terza, con la Nigeria, in gran parte grazie ai miracoli di Romero. Passata la fase a gruppi, poi, 1-0 ai supplementari con la Svizzera, che avrebbe potuto pareggiare non fosse stato per il palo, quindi altro 1-0 questa volta al Belgio in un incontro senza troppe occasioni, poi ancora l’eliminazione dell’Olanda soltanto ai rigori (dopo lo 0-0 nei 120’) e per finire il ko con la Germania complice certamente Rizzoli ma senza che si sia creato troppo e, ancora, senza segnare.

Alcuni giornalisti locali hanno detto che l’Argentina non ha mai perso, riferendosi ai risultati al 90’, ma seguendo questo ragionamento si potrebbe obiettare che allora delle ultime quattro partite corrispondenti alla fase a eliminazione diretta ne ha vinta appena una, quella col Belgio, e non invece tre.

Capitolo marcatori: Messi 3 gol, Rojo, Di María e Higuaín 1 a testa e poi 2 autoreti a favore. Quando ci si aspettava una difesa colabrodo, in cui hanno invece fatto molto bene anche due elementi dagli storici alti e bassi come Romero e Demichelis, ecco che a deludere è stato l’attacco: includendo Messi 4 solo reti, considerandolo invece un suggeritore appena una – con Higuaín come detto a segno soltanto una volta e Agüero e Palacio invece a secco.

A proposito di costruzione di gioco e suggerimenti per l’attacco, ecco che salta all’occhio un’altra pecca. Gago, l’unico ‘5 di manovra’ come lo si chiama in Argentina, ha sostanzialmente fallito al punto che non è sempre stato titolare. E una volta che Messi si è trovato orfano di Di María, guarda caso nelle ultime due partite quando cioè si è fatto più fatica, di occasioni se ne sono generate pochissime, da contare sulle dita di una mano in 240 minuti. Forse oggi Gago è davvero l’unico argentino di classe cristallina nel suo ruolo, ma considerata anche la sua forma fisica precaria un’alternativa benché di qualità inferiore, col vantaggio però di schierare un giocatore a cui affidare lo stesso imprescindibile compito, Sabella avrebbe dovuto procurarsela.

Si sa, in un Mondiale le partite si vincono anche coi denti a maggior ragione considerato il sostanziale equilibrio che viene dal trionfo planetario del gioco fisico, ma non si può dire che l’Argentina in Brasile abbia incantato. Ragion per cui i numeri, alla fine, sono lo specchio di quanto raccolto.

Eccoli.

Partite giocate: 7

Vittorie: 6 (4 al 90’, 1 ai supplementari e 1 ai rigori)

Sconfitte: 1 (ai supplementari)

Partite senza subire reti: 4

Gol fatti: 8 (di cui 2 autogol)

Gol subiti: 4

Gol dell’attacco: 4

Miglior marcatore: Messi (3 gol)

Giocatori andati in gol: 4

Di seguito quelli della Germania campione, probabilmente la nazionale più solida:

Partite giocate: 7

Vittorie: 6 (4 al 90’, 2 ai supplementari)

Sconfitte: 0

Partite senza subire reti: 4

Gol fatti: 18

Gol subiti: 4

Gol dell’attacco: 10

Miglior marcatore: Müller (5 gol, vice capocannoniere)

Giocatori andati in gol: 8

 

 

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