Inter Nos 13
Pubblicato su San Siro Calcio, sabato 5 aprile 2014
IL PUNTO – Diciamolo subito. Gli ultimi risultati dell’Inter nella loro imprevedibilità, ancor prima della classifica, hanno complicato il lavoro di Walter Mazzarri, che ora è legittimo considerare un allenatore a rischio. Se l’Inter non dovesse andare in Europa, l’esonero sarà scontato.
Non a caso sono tornati a circolare insistentemente i nomi degli eventuali successori: dal sempre gettonato Frank De Boer a Sinisa Mihajlovic, fino ad un improbabile quanto clamoroso ritorno di Roberto Mancini, che secondo un altro ex tecnico nerazzurro, Hector Cuper, lascerebbe volentieri la Turchia nel caso di una telefonata dall’Italia.
E Thohir, pur non avendo l’animo tipicamente italico nel mangia-allenatori, sa perfettamente che più sotto del quinto posto anche i piani presentati alle banche per i finanziamenti incontrerebbero meno favore di quello riscontrato a suo tempo. Dall’Inter fanno comunque ufficiosamente sapere che l’idea di continuare a lavorare con Walter Mazzarri non è cambiata, un po’ come in classifica dove per fortuna dei nerazzurri nessuna avversaria è stata capace di cambiare passo, né dietro né davanti, con il quarto posto della Fiorentina incredibilmente ancora a tre punti. Ora però il calendario sta per annuvolarsi sul serio e l’Inter dovrà dimostrare come sempre tutta la sua follia, ovvero fare bene quando ti aspetti che faccia male, esattamente come ha fatto male quando tutti si aspettavano facesse bene. Larga parte del popolo nerazzurro ha comunque già bocciato Mazzarri, perché in Italia è sempre meglio prendersela con chi dirige in panchina piuttosto che con chi va in campo. Realisticamente per Thohir la conferma del tecnico è legata all’Europa League, tant’è che ora ci saranno pure i tafazzi che tiferanno contro, giusto per cambiare il 4° allenatore in tre anni e mezzo e, magari, chiedere poi la testa del prossimo tecnico già tra sei mesi. Anche da Mazzarri però ci si aspetta una sterzata.
LA SQUADRA – L’ultima Inter è sempre più inguardabile, fragile, impaurita, con troppe pause. E pure senza rigori da trenta partita, cosa che ormai non fa più notizia, ma che ha sempre il suo peso nella determinazione più o meno deficitaria di una classifica, al di là dei propri demeriti. In questi casi nella scuola del calcio la colpa è però sempre del maestro, mai della classe di zucconi. Eppure lo studente migliore, Hernanes, ha appena dichiarato testualmente su Mazzarri: “E’ un grande, ha una grande intelligenza calcistica, che ho visto in pochi allenatori”. Oddio, non è la prima volta che i giocatori si sperticano in lodi per il loro allenatore ma poi in campo gli fanno la fronda, ma due soli punti nelle ultime tre partite in cui ne sarebbero dovuti arrivare nove, superano qualsiasi altra analisi.
Chiaro se senza l’assist alla Pirlo di Guarin a Emenghara, volato indisturbato a bucare Handanovic per il 2-2, oggi le valutazioni sarebbero più serene. Al di là del primo gol interista di Hernanes e dei 14 in campionato, 16 stagionali, di Palacio, Icardi continua a manifestare, soprattutto fuori dal campo, un po’ troppa immaturità e Alvarez si è di nuovo involuto nell’ennesima crisi della sua breve carriera. In tutto questo s’innestano anche decisioni piuttosto inspiegabili, come l’accantonamento di Ranocchia, che pure era tornato su discreti livelli e le chiusure pressoché totali a Taider, voluto dallo stesso Mazzarri e a Kovacic, un giovane che a oggi non sarà ancora in grado caricarsi sulle spalle l’Inter, ma al quale non è più stata data la possibilità di dimostrare se almeno vale gli 11 milioni spesi per acquistarlo poco più di un anno fa.
Chiaro che l’inserimento dei giovani in una squadra sostanzialmente mediocre sia più che mai complicato, ma anche Mazzarri a tratti pare aver perso il polso dello spogliatoio. Poi a volte anche l’ambiente dovrebbe riflettere sulle sue sparate: “che bravi i giovani interisti del Livorno – si è detto – riportiamoli subito a casa” Peccato che con i giovani interisti il Livorno se ne stia andando placidamente in serie B. Perché una cosa è giocare in provincia, ben altra è indossare la pesantissima maglia nerazzurra.
LA SOCIETA’ – Dopo gli ultimi rovesci della squadra, Erick Thohir, tornato nuovamente a Milano, ha dovuto obbligatoriamente trovare anche il tempo per le questioni tecniche. La rifondazione del club prosegue. Silenziosamente in società, perché sulle operazioni che stanno prendendo forma attorno alla squadra c’è ovviamente molto più rumore. Dopo i rinnovi dei contratti di Palacio e di Guarin fino al 2017 e l’acquisto a paramento zero del capitano del Manchester United Nemanja Vidic, il tycoon indonesiano ha dato mandato a Piero Ausilio di continuare a sondare il mercato inglese e spagnolo. Al di là dei soliti nomi per l’attacco, Edin Džeko, Fernando Torres e Alvaro Morata, la suggestione più affascinante riguarda un altro calciatore del Manchester United, il 26enne attaccante messicano Javier Chicharito Hernandez. Trattativa non a parametro zero questa e guai a darla per avviata, perlomeno finché non si vedranno segnali concreti. Anche perché, per i tempi grami della nostra Serie A, il Chicarito sarebbe da considerare davvero qualcosa di molto vicino ad un top-player! Quel che è certo è che con l’addio a quasi tutti gli anziani il monte-stipendi sarà considerevolmente abbattuto e l’età media della squadra scenderà dagli attuali 28 anni e mezzo ai 26 anni e mezzo, più o meno indicati dallo stesso Thohir.
Ma il nuovo proprietario dell’Inter si sta già concentrando sulla sua vera missione aziendale. Aumentare al più presto i ricavi societari. L’azienda di consulenza internazionale Deloitte ha infatti appena pubblicato la classifica dei 20 club che hanno incassato più denaro da merchandising e sponsor nell’ultima stagione. In testa a questa classifica c’è il PSG con 254 milioni di euro incassati dai ricavi commerciali, seguito a ruota da Bayern Monaco (237) e Real Madrid (211). L’Inter, che l’anno scorso era in Europa League, ha chiuso solo al 15° posto con 68 milioni incassati, 500.0000 euro in meno della Juventus, prematuramente eliminata dalla Champions League. La prima squadra italiana è stata il Milan, che con 96 milioni di euro si è attestato alla decima posizione. Ancora più avvilente il dato nazionale, che la dice lunga sull’ulteriore discesa del calcio italiano: l’Italia ha ormai consolidato il 4° posto, ma il gap con l’Inghilterra è diventato praticamente incolmabile. Pensate che le squadre inglesi nella top 20 europea ricavano complessivamente 682,5 milioni di proventi dal settore commerciale, mentre le milanesi e la Juventus insieme non sono arrivate neppure ai ricavi del solo Paris Saint Germain. Ed è proprio qui che Erick Thohir sta concentrando il suo massimo impegno.
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