Inter Nos 13
Pubblicato su San Siro Calcio, sabato 7 maggio 2016
Chiudiamo da Inter!
Ora che il terzo posto con il preliminare di Champions è definitivamente sfumato, l’Inter ha due partite per confermarsi al quarto posto finale. Comincia a San Siro con l’Empoli e chiude al Mapei Stadium di Reggio Emilia col Sassuolo. Quanti punti servono? Si vorrebbe dire sei, ma in realtà saranno sufficienti quelli per difendersi dall’assalto della Fiorentina, che insegue a 4 punti. Fate voi i conti.
Comunque finirà, ci auguriamo col quarto posto attuale, quello dell’Inter resta un campionato in chiaroscuro. Il chiaro è rappresentato dai numeri, perché l’Inter ha 12 punti in più dello scorso anno e Mancini ha indubbiamente rivaluto il parco-giocatori in una stagione che resta la migliore o, se preferite, ma meno buia dal 2012 ad oggi. Lo scuro sta invece nei troppi giri a vuoto che hanno caratterizzato il cammino di questa squadra, certamente nuova, illusa da un avvio travolgente, ma poi depressa da un rendimento decisamente mediocre nei primi due mesi del 2016. Con realismo si potrebbe ricordare che in fondo l’Inter ha il posto che si merita, ovvero quello che le assegnavano i bookmakers fin dall’estate, ossia dietro a Juventus, Napoli e Roma. E non è un caso che, rispetto ai nerazzurri, le prime tre abbiamo segnato dai 22 gol in più della Juventus ai 30 della Roma. C’è stato nell’Inter, tra gli altri, soprattutto il problema del gol, malgrado l’arrivo di Eder a gennaio, che poteva andare al Leicester dei miracoli di Ranieri ma che invece ha scelto l’Inter, dove ha finito per trovarsi emarginato. Sul prossimo mercato bisognerà lavorare seriamente per risolvere il problema del gol, cercando di trattenere Icardi che ha comunque segnato 15 reti, affiancandogli magari Calleri, di cui si parla già da gennaio o Candreva, a patto di non farsi prendere per il collo da Lotito. Ma gli attaccanti vanno comunque innescati da un centrocampo all’altezza, quello che quest’anno è mancato e chissà se basteranno Soriano, sempre che l’opzione venga confermata e soprattutto Ever Banega, che col Siviglia si appresta a giocare un’altra finale di Europa League: per il club andaluso è la terza consecutiva, per lui è la seconda volta, ma la prima l’ha vinta! E togliamoci dalla testa Yaya Tourè, perché anche se i suoi anni migliori li ha dati al Manchester City, non è detto che non scelga di proseguire la carriera in Premier.
Qualcos’altro comunque si dovrà fare sul mercato, magari aspettando i soldi cinesi. Si cercherà di contenere al minimo le cessioni illustri e di portare giocatori di caratura internazionale per acquisire una maturità di squadra che a Roma, ancora una volta, è mancata nell’ultima brutta sconfitta con la Lazio. A voler essere malevoli c’è da pensare che il pareggio della Fiorentina a Verona col Chievo del giorno prima abbia spinto l’Inter all’Olimpico nell’ormai proverbiale approccio sbagliato, anzi pietoso, come ha testualmente commentato Roberto Mancini dopo la partita. I suoi, forse virtualmente sicuri del quarto posto finale, sono sembrati già mentalmente in vacanza. Tutti, anche chi, come Stevan Jovetic era chiamato ad un ultimo risveglio, tant’è che ad oggi una buona ragione per trattenere il montenegrino anche l’anno prossimo non c’è.
Se la sconfitta con la Lazio nella gara d’andata a San Siro è stata considerata da molti il crocevia in negativo della stagione interista, a Roma l’imbarcata è stata ancora più netta e inappellabile.
E come sempre, nel turbine delle polemiche è tornato il tecnico, perché questa è stata l’ennesima settimana del ‘via Mancini’, perché è lui ad aver scelto i giocatori e dev’essere lui a motivarli. Dopo la scena muta all’Olimpico, giusto così. Sono il primo a non voler ricordare partite come Lazio-Inter o come l’ultimo derby in questa stagione, gare in cui non si sono visti né l’impegno, né l’intelligenza basica che dovrebbe avere chi allena ma, soprattutto, chi gioca in Serie A vestendo la maglia dell’Inter. Ora c’è da sperare che con l’Empoli ci sia un pronto riscatto. Perché, altrimenti, si tornerà alle assurdità, come immaginare Simeone subito sulla panchina dell’Inter. Come se il tecnico dell’Atletico Madrid, che il prossimo 28 maggio si giocherà a San Siro un altro derby di Champions col Real Madrid, al di là delle tipiche parole di stima dell’ex, possa davvero lasciare un calcio ricco come quello spagnolo per buttarsi a capofitto in quello italiano, oltremodo problematico.
Questa poi è stata una settimana in cui si è guardato molto all’estero, soprattutto all’Inghilterra, dopo l’impresa di Claudio Ranieri col Leicester. Anzi, più che di impresa, sarebbe giusto parlare di autentico miracolo per il trionfo di Ranieri, visto che in estate gli inglesi, che scommettono su tutto, davano più probabile l’avvistamento del mostro di Lock Ness o Elvis Presley ancora vivo. Il Leicester davanti a tutte in Premier League veniva quotato addirittura 5000 a 1!
Per questo quella di Ranieri è la prima impresa mitologica del terzo millennio, superiore all’ultima a cui avevo assistito nel secondo millennio, ovvero il Verona di Osvaldo Bagnoli Campione d’Italia nella stagione 1984-85.
Credo che il Leicester abbia fatto bene all’intero movimento, sicuramente a quello inglese. In Italia ovviamente non è replicabile, ancor meno come modello per una grande: se Inter e Milan si fossero presentati in estate ai propri tifosi con la rosa di Ranieri, apriti cielo!
Pensate che il grande Gary Lineker, inglese di Leicester, aveva giurato alla BBC che se Ranieri avesse vinto il la Premier League si sarebbe presentato in diretta indossando solo un paio boxer. Ha già confermato che lo farà e i boxer saranno ovviamente con le volpi, simbolo del Leicester.
Meglio tornare alle nostre cose e sperare solo che Inter-Empoli sia un film ben diverso da Lazio-Inter e tenerci stretto il quarto posto, anche perché altro non c’è.
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