Inter Nos 14
Pubblicato su San Siro Calcio, sabato 28 maggio 2016
Madrid, sei anni fa…
Ne è passato di tempo da quando erano le squadre italiane a giocarsi la Champions all’estero, come Milan e Juventus che se la contesero a Manchester nel maggio 2003. E’ successo tredici anni fa, ma sembra passato un secolo. Oggi tocca agli altri venire a ’comandare’ in casa nostra. A San Siro l’ultima finale di Champions League era stata nel 2001 tra Bayern e Valencia: finì ai rigori e con la Coppa nelle mani dei tedeschi.
Ora a Milano la Coppa si assegna addirittura in un derby tra le prime due squadre di Madrid, il Real e l’Atletico, con 50.000 tifosi madrileni in città. E il pensiero non può non andare a quando, sei anni fa, fummo noi interisti ad invadere Madrid per alzare al Santiago Bernabeu l’ultima Champions vinta da una squadra italiana: con il 2-0 di Diego Milito al Bayern, l’Inter coronò nella capitale spagnola il suo storico Triplete. In panchina c’era José Mourinho, in campo una squadra che è già leggenda.
Ora Milano può solo fare da padrona di casa, offrendo il suo stadio come palcoscenico per le sfilate altrui: è il segno dei tempi che cambiano, in peggio per noi, e non lo scopriamo certo adesso. Proprio in questi giorni è stato pubblicato uno studio dalla Kpmg intitolato ‘Football Clubs’ Valuation: The European Elite’.
Da lì si evince che la Juventus, ossia il club italiano col maggiore valore d’impresa, calcolato in 983 milioni di euro, è solo al nono posto in Europa. Manchester United e Real Madrid guidano la classifica con 3 miliardi di euro ciascuno. In questo speciale ranking , dove pesano profitti, popolarità, potenziale sportivo, diritti televisivi e stadio di proprietà, Milan e Inter rientrano solo tra le prime 20, ma il valore complessivo delle 7 italiane in graduatoria è addirittura del 70% più basso rispetto alle inglesi.
E, come non bastasse, il valore complessivo dei 7 club di Serie A nelle prime 32 posizioni è superato anche da 5 della Liga spagnola e da 3 della Bundesliga. Insomma, dopo aver dominato il calcio europeo negli ’90 e all’inizio di questo secolo, lei nostri club si devono oggi accontentare di un ruolo da comprimari. Anche questi numeri sono un vibrante j’accuse alla gestione complessiva del nostro calcio da almeno un decennio a questa parte. Senza una nuova politica sportiva, risalire la china sarà impossibile.
Inevitabile quindi che al momento si sia solo la cornice di quadri dipinti da altri.
E con la finale di Champions League tra due squadre di Madrid a Milano, la mente di chi vi scrive non può non tornare a quella fantastica notte di sei anni fa, a quel magico e indimenticabile 22 maggio 2010 vissuto a Madrid. Ricordo tutto, come fosse ieri: ogni istante prima, durante e dopo quella finale. L’attesa con i cinque anelli del Bernabeu che di minuto in minuto si coloravano di nerazzurro da una parte e di rosso Bayern dall’altra. La partita, con l’intima consapevolezza fin dal primo minuto che la Coppa non ci sarebbe sfuggita, perché eravamo forti, ah quanto eravamo forti! Eravamo sicuri, ah quanto eravamo sicuri! E i due gol di Milito, sempre lui, lui che aveva già firmato pochi giorni prima il successo in Coppa Italia a Roma contro i giallorossi e quello a Siena in campionato e che ora timbrava due volte il Bayern in finale di Champions: 5, 16 e 22 maggio le date immortali di quel maggio da leggenda, ovvero il Triplete in 17 giorni, impresa mai riuscita a nessuna squadra italiana. E, contemporaneamente a quella per le strade di Milano e di molte città italiane, la festa per le calles di Madrid e io che non riesco a tornare alla base. Perché vengo riconosciuto dai tanti tifosi interisti ebbri di gioia in trasferta a Madrid e ogni gruppetto mi tira giù dal taxi per festeggiare con loro. Ne cambierò cinque di taxi prima di riuscire a tornare al Gran Legazpi in Paseo de la Chopera, il mio hotel a Madrid. Momenti di gloria, momenti che ti restano dentro per sempre.
Ora a tutti noi italiani non resta che fare da spettatori, perché, comunque vada, stavolta sarà fiesta madrilena a Milano.
La speranza è di tornare al più presto ad essere noi i protagonisti, con gli altri a far la fila per vederci.
Già, la vita è fatta di ricordi del passato, di speranza per il futuro e di realtà del presente. E come lo vedi tu il nostro presente?
Come quello di chi è in difficoltà ma tiene comunque botta…ma sai qual è il mio segreto? Che ero preparato a questo perché fin dalla primavera del 2011, quando ho capito che Moratti avrebbe lasciato presto. Da allora, mi sono documentato, ho analizzato anche le situzioni all’estero, visto che noi viviamo sempre con 10-15 anni di ritardo rispetto ad altri e ho metabolizzato presto quello che altri ancora non capiscono o fan finta di non capire: che è finita un’epoca, l’epoca dei mecenati alla Moratti o alla Berlusconi. Finita per sempre. Ora, non essendo un mago, non posso ipotizzare il futuro, ma tutto quello che è successo di qui ad oggi più o meno me lo aspettavo.
L’Inter oggi, anche come parco-giocatori, vale più di quella di due anni fa, che è stato il punto più basso e spero che che si sia già cominciato a risalire la china.
GLR