C’è ancora domani
di Paola Cortellesi
Roma, 1946: pochi giorni prima del referendum per scegliere tra monarchia e repubblica, nella città del dopoguerra, devastata dal conflitto mondiale e dalla povertà, Delia (una bravissima Paola Cortellesi), madre di tre figli e moglie del violento Ivano (un minaccioso Valerio Mastandrea) si arrabatta per permettere alla propria famiglia di condurre una vita modesta ma dignitosa: fa punture a domicilio, ripara ombrelli, ricama e cuce biancheria intima per un negozio. Il marito non perde occasione per punirla e umiliarla mentre la figlia maggiore Marcella (la brava Romana Maggiora Vergano) prova disprezzo verso la madre per gli abusi che subisce senza ribattere. Un giorno Delia riceve una lettera che all’inizio butta e che poi riprende dandole la dovuta importanza. Partita da una sua idea e ispirandosi anche ai racconti della propria nonna e bisnonna, Paola Cortellesi, al debutto come regista scrive una sceneggiatura (insieme a Furio Andreotti e Giulia Calenda) robusta e senza fronzoli che mira direttamente al cuore della situazione femminile nel secondo dopoguerra, asservita da un umiliante patriarcato. Ne esce fuori un resoconto di brutale diseguaglianza tra sessi e ceti sociali che non lascia indifferenti e che, a tratti, è ancora attuale. Girato in un bianco e nero simil-neorealista, alterna momenti da commedia a scene molto drammatiche, a volte geniali, dando un ritmo ben preciso alla storia, che non ha cadute né lungaggini. Uscito a fine ottobre è il secondo film più visto dell’anno dopo Barbie di Greta Gerwig. Nel cast anche Vinicio Marchioni e un grande Giorgio Colangeli. Presentato alla festa del cinema di Roma ha vinto il Premio Speciale della Giuria, il premio per la Migliore Opera Prima e il Premio del Pubblico. Da non perdere. Al cinema.
Recensione del Conte Adriano Cavicchia Scalamonti – 21.12.2023