The Palace
di Roman Polanski
Parlate pure male di me, purché ne parliate”, scriveva Oscar Wilde. In effetti “The Palace”, nuovo film di Roman Polanski di critiche negative ne ha ricevute parecchie al festival del cinema di Venezia di quest’anno: non ha né capo né coda, è volgare, assomiglia a un cinepanettone e altre nefandezze. Il modo migliore per affossare il film del novantenne regista sarebbe stato ignorarlo. Invece no, parlarne male fa nascere la curiosità nello spettatore: sarà davvero così brutto e volgare come dicono? D’accordo, non ci troviamo di fronte a un capolavoro, semmai a una più che riuscita satira su una certa parte di una società: quella dei ricchi sfondati e riccastri, uomini arroganti e presuntuosi che pensano di poter comprare tutto con il cash; un manipolo di russi arricchiti e probabilmente corrotti con urlanti modelle al seguito; donne giovani disposte a tutto per una congrua eredità e donne meno giovani massacrate da una chirurgia plastica che le fa somigliare l’una all’altra. Prendete questo campionario di (dis)umanità inimmaginabile, trasportatelo in un hotel di extra lusso in Svizzera nella notte di capodanno del millenium bug, (da cui tutti, ricchi e non sono preoccupati), seguite le sorti di un “povero” direttore di hotel che ne vede di ogni e di altri balzani personaggi e avrete The Palace. Un film grottesco, certo; volgare, certamente, persino scatologico perché bisogna “sporcarsi” nel mostrare feci (peraltro canine) se si vuole parlare di feccia umana. A parte tutto ciò, se vi par poco, il film è divertente, si ride, anche se non c’è una grande introspezione dei personaggi perché ognuno di loro è un po’ la parodia di sé stesso e perciò una macchietta. Il doppiaggio accentua un po’ la volgarità di certe situazioni, la versione originale rende meglio anche le differenze geografiche degli ospiti dell’hotel. Tra gli attori svetta un gigantesco Mickey Rourke, bravissimo; una sempre affascinante Fanny Ardant; un notevole John Cleese e un divertente Luca Barbareschi (da anni produttore dei film di Polanski) nei panni di un ex divo del porno. Durante i titoli di coda attenzione agli effetti visivi sull’hotel. Al cinema.
Recensione del Conte Adriano Cavicchia Scalamonti – 11.10.2023