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Immagine del redattoreGianluca Rossi

Il male nerazzurro: le reazioni a catena

Pubblicato su Il Giorno, rubrica Inter nos - 22 gennaio 2004 Reazione a catena è - secondo l’Enciclopedia Garzanti - il processo chimico che, una volta innescato, si estende per successiva propagazione a tutta la massa interessata fino al suo esaurimento. Il concetto, applicato all’Inter,acquista una forza disarmante. Infatti, tutto quello che stiamo vivendo da una settimana a questa parte, dalla mancata partenza di Vieri per Udine alle dimissioni di Moratti, è figlio di una reazione a catena, di un autoperpetuarsi di eventi catastrofici in sequenza. Breve ricostruzione: per una parte dei tifosi, Vieri da qualche tempo è diventato un brocco. Altro che cento gol in cinque anni, si sente dire, ormai non la becca più e fa casino nello spogliatoio. Giusto fischiarlo, meglio ancora cederlo! Il dramma vero è che improvvisamente pare crederci anche qualcuno in società, e le voci di mercato che vogliono Bobo lontano dall’Inter si moltiplicano. Lui, al di là dell’eterna aria ‘bullo’ senza paura, stavolta ci resta male. Forse, per la prima volta, perde grinta e morale. Così ecco il pasticcio prima della partenza per Udine, che provoca la punizione di Zaccheroni. Fin qui tutto regolare, ma attenti, perché la reazione a catena è già partita a razzo:coi nervi a fior di pelle, Bobo finisce per farsi male sul serio alla vigilia della gara con l’Empoli. Non gioca, ma la squadra fa pietà e perde. Un duro colpo per chi dice che, senza Vieri, l’Inter gioca meglio, forse in forza di tre-quattro gare splendide, ma sicuramente dimenticandone altre cento in cui era stato proprio Vieri con i suoi gola coprire le magagne. Così la sconfitta con l’Empoli manda in bestia i tifosi che contestano Moratti spingendolo alle dimissioni. La reazione a catena si è così completata: da qualche fischio a Vieri al passo indietro del presidente. Tutto in un attimo, manco il tempo di accorgersene. Un altro esempio di reazione a catena? Giusto un anno fa: secondo la storiografia ufficiale è una notte d’inverno quando un calorifero di Appiano fa le bizze, e Vieri e Di Biagio se ne vanno a dormire a casa. Cuper reagisce e punisce. Il giorno dopo, a San Siro contro il Modena, tocca a Crespo che, sul campo ghiacciato, si fa male sul serio. Prontamente l’Inter acquista Batistuta, che però è ormai al capolinea e ancora oggi Sensi si vanta, e non solo con gli amici al bar, della fregatura tirata all’amico Moratti. Altra reazione a catena, insomma: dal calorifero di Appiano al ‘paracarro’ di Roma, sia detto con il massimo rispetto per uno dei più grandi goleador di sempre, giunto a Milano troppo tardi per tutto. Purtroppo in casa Inter, le reazioni a catena,capaci di trasformare un evento apparentemente insignificante in un disastro, ovviamente sportivo, non si contano più. Spesso i guai sono cominciati da un equivoco o da una coincidenza. Talvolta invece, c’è stato anche l’errore (dis)umano. Basti ricordare Roberto Carlos: da qualche fischio per un’abilità difensiva non ancora affinata si è giunti in un lampo alla sua cessione. Da allora, l’Inter ha affidato la sua fascia sinistra ad una decina di eredi, ma quello vero non è mai arrivato, mentre Roberto Carlos nel Real ha imparato subito anche ad arretrare. Per questo, badate bene: un accadimento assolutamente normale, come un fischio ad un giocatore, un leggero infortunio o un calorifero rotto, all’Inter può essere il primo capitolo di uno psicodramma. Ci rifletta il neo-presidente Giacinto Facchetti, in attesa del ritorno di Massimo Moratti.

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