Pubblicato su Il Giornale, rubrica curva e controcurva del 16 febbraio 2009 Avevo la trombetta d’ordinanza: s’è perfino sfiatata. Per chi non lo sapesse la trombetta è l’arma letale che uso da anni durante i derby per esorcizzare il Milan e festeggiare le grandi occasioni. E questa lo è stata, perfino la faccia dell’Ambrogio che scendeva le scale un po’ tronfio e molto bauscione era lì per dimostrarlo. Sai domani al bar con gli amici: derby in tasca e scudetto sul petto…Però diciamolo, che paura: perché se Adriano ci deve far soffrire così, pur in una serata che l’ha rivisto Imperatore, finisce che le nostre coronarie vanno davvero in tilt. Sul 3-0 non ci sarebbe più stata più partita, e invece alla fine abbiamo davvero sofferto e quell’ultima parata di Julio è stato davvero un tuffo al cuore. Ma non sarebbe stato giusto, lo dico ai miei amici milanisti e pure allo juventino del piano di sotto, quello che prima tifava Milan e che poi – dopo il pareggio dei suoi con la Samp – aveva prontamente virato sul pareggio. Non sarebbe stato giusto, perché l’Inter è stata più squadra e qui, una volta per tutte, bisogna dare a Josè quello che è di Mourinho: dal derby dell’andata a quello del ritorno molto è cambiato e la mano del tecnico si è vista eccome. Insomma, salvo tornadi, la questione scudetto non dico che è chiusa - guai a pensarlo - però è vicina ad esserlo. E mentre l’Ambrogio si gusta il suo lunedì da leoni, io vado faccio rifiatare la trombetta. Tra poco arriva il Manchester.
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